martedì 30 giugno 2015

La lunga mano della NATO

dalla pagina https://www.change.org/p/la-pace-ha-bisogno-di-te-sostieni-la-campagna-per-l-uscita-dell-italia-dalla-nato-per-un-italia-neutrale/u/11244295?tk=Avy-uFumda4DB73tU3ci_b-bD3ESPCpZFazYOmzVMGg&utm_source=petition_update&utm_medium=email

La lunga mano della NATO

30 giu 2015 — di Manlio Dinucci
 
«Ripugnante violenza»: così il segretario generale della NATO Jens Stoltenberg definisce l’attacco terroristico in Tunisia. Cancella con un colpo di spugna il fatto che la reazione a catena, di cui la strage in Tunisia è uno degli effetti, è stata messa in moto dalla strategia USA / NATO.

Un documento desecretato del Pentagono, datato 2012, conferma che l’Isis, i cui primi nuclei vengono usati dalla
NATO per demolire con la guerra lo Stato libico, si forma in Siria reclutando soprattutto militanti salafiti sunniti. Finanziati da Arabia Saudita e altre monarchie, essi vengono rifor­niti di armi attra­verso una rete della Cia. Obiettivo: «stabilire un principato salafita nella Siria orientale», in funzione anti-sciita, e da qui scatenare l’offensiva in Iraq quando il governo dello sciita al-Maliki si allontana da Washington, avvicinandosi a Pechino e Mosca.

Ulteriore conferma viene da documenti sauditi, appena rivelati da Wikileaks: essi dimostrano che, almeno dal 2012, l’Arabia Saudita alimenta la guerra segreta in Siria, di concerto con la Turchia. Quindi con la
NATO, che loda la propria partnership con l’Arabia Saudita e le altre monarchie del Golfo perché «forniscono in modo sempre più efficiente sicurezza, anche al di là della loro regione». Ben dimostrato dalla guerra contro lo Yemen dove l’Arabia Saudita, sostenuta militarmente dagli USA, commette ogni giorno stragi di civili ben peggiori di quella in Tunisia rivendicata dall’Isis, documentate da una mostra fotografica apertasi nella capitale yemenita. Ignorate però dai grandi media che, focalizzando l’attenzione sugli innocenti turisti uccisi su una spiaggia tunisina, sfruttano questo crimine per dimostrare che l’Occidente è sotto attacco e deve quindi difendersi.

Con perfetto quanto sospetto tempismo, i ministri della difesa della NATO, riunitisi a Bruxelles nei due giorni prima della strage in Tunisia, decidono di potenziare la «Forza di risposta» dell’Alleanza, portandola a 40mila uomini (dai 13mila previsti inizialmente), e di intensificare la sua preparazione perché sia pronta ad essere proiettata nelle aree di crisi.

A tal fine i ministri della difesa decidono di «accelerare le procedure decisionali politiche e militari, compresa l’autorità del Comandante supremo alleato in Europa di preparare le truppe per l’azione». L’accelerazione delle procedure decisionali conferisce al Comandante supremo alleato in Europa – sempre un generale Usa nominato dal Presidente – il potere di decidere e attuare un intervento militare in tempi tali da esautorare di fatto i parlamenti europei (quello italiano ringrazi a tale proposito la ministra Pinotti che ha partecipato al summit di Bruxelles).

La
NATO viene così rilanciata alla grande, con profonda soddisfazione di Washington. Esternata, il giorno stesso della strage in Tunisia, dal segretario Usa alla difesa Ash Carter: «Un anno fa la NATO si chiedeva che cosa avrebbe fatto dopo l’Afghanistan. Quest’anno abbiamo scoperto non solo una ma due cose da affrontare: l’Isis e la Russia di Putin».

Lo stesso giorno della strage in Tunisia, il segretario generale della Nato Stoltenberg, partecipando al Consiglio d’Europa, sottolinea che «su dieci cittadini della UE, nove vivono in paesi
NATO» e che le due organizzazioni «condividono gli stessi valori e lo stesso ambiente di sicurezza». Annuncia quindi che la NATO ha fatto «passi decisivi per rafforzare la difesa collettiva». Nel cui nome l’Europa viene usata come terreno di grandi manovre militari, con la partecipazione solo in giugno di 11mila soldati di 22 paesi, e come ponte di lancio della «Forza di risposta». Sempre, naturalmente, sotto comando USA.

(il manifesto, 30 giugno 2015)

giovedì 25 giugno 2015

ReThink911 - RiPensa l'11 settembre 2001



2353 Ingegneri e Architetti, la maggior parte dei quali statunitensi, di AE911Truth.org sono convinti, e il fisico David Chandler lo ha dimostrato, che il crollo delle Torri Gemelle e dell'Edificio 7 del World Trade Center sono il risultato di demolizioni controllate, le quali non possono essere studiate e pianificate se non con largo anticipo ...

ha lanciato la petizione internazionale
ReThink911.org/petition
leggi e firma la petizione: chiede la costituzione di una commissione di inchiesta, autorevole e indipendente, per indagare sugli eventi dell' 11 settembre 2001
20714 persone lo hanno fatto

"Ri-Pensa l'11 settembre - L'evidenza potrebbe sorprenderti"
Campagna internazionale promossa dagli Architetti e Ingegneri USA di ae911truth.org  
Lo sapevi che una terza torre è caduta l'11 settembre 2001? 
Si tratta dell'Edificio 7 del World Trade Center crollato alle 5,20 del pomeriggio di quell'11 settembre ... eppure non è stato colpito da un aereo, l'incendio che si era sviluppato non era sufficiente a farla crollare, è crollato su se stesso in 6,5 secondi, in caduta libera nei primi secondi ... 

Se hai dubbi e vuoi più informazioni, guarda: 
- video del crollo del WTC-7 confrontato con [altre] demolizioni controllate...
- l'intervista a Richard Gage, fondatore di AE911Truth.org, su C-Span, il canale pubblico della politica USA: guarda il video [doppiato in italiano]
- i video di Massimo Mazzucco: 11 Settembre - La nuova Pearl Harbor (luogocomune.net/site) l'opera più esaustiva sull'11 settembre
- il film di Giulietto Chiesa, Zero, ...
leggi: 
- l'interessante libro di Roberto Quaglia: Il mito dell'11 settembre (mito11settembre.it)
- la nostra pagina Il Re è nudo: 9/11 - An Inside Job False Flag Operation


mercoledì 17 giugno 2015

La Nato lancia il Tridente

La Nato lancia il Tridente

Comitato promotore della campagna #NO GUERRA #NO NATO
Italia
16 giu 2015 — di Manlio Dinucci

Tutti i comandi e le basi Usa/Nato sono in piena attività per preparare la «Trident Juncture 2015» (TJ15), «la più grande esercitazione Nato dalla fine della guerra fredda».

Si svolgerà in Italia, Spagna e Portogallo dal 28 settembre al 6 novembre, con unità terrestri, aeree e navali e con forze speciali di 33 paesi (28 Nato più 5 alleati): oltre 35mila uomini, 200 aerei, 50 navi da guerra. Vi parteciperanno anche le industrie militari di 15 paesi per valutare di quali altre armi ha bisogno la Nato.

Scopo di questa esercitazione «ad alta visibilità e credibilità» è testare la «Forza di risposta» (30mila effettivi), soprattutto la sua «Forza di punta» ad altissima prontezza operativa (5mila effettivi).

Sul fianco meridionale, partendo soprattutto dall’Italia, la Nato prepara altre guerre in Nordafrica e Medioriente. Lo conferma l’attacco effettuato in Libia, domenica scorsa, da caccia Usa F-15E che, decollati probabilmente da Aviano, hanno sganciato numerose bombe ufficialmente per uccidere un presunto terrorista.

Ad azioni simili si prepara l’Aeronautica italiana che, per verificare «le capacità dei suoi assetti nell’ambito di una forza ad elevata prontezza d’impiego», userà nella TJ15 l’aeroporto di Trapani (non quello di Decimomannu dove manca la «serenità» per le proteste contro le servitù militari), «per motivi eminentemente logistici, operativi e di distanze percorribili e per la pregressa esperienza maturata nel corso di altre operazioni condotte dalla base», ossia il bombardamento della Libia nel 2011. A Trapani-Birgi opereranno circa 80 aerei e 5mila militari, che (nonostante le rassicurazioni dell’Aeronautica) metteranno a rischio l’agibilità e la sicurezza dei voli civili.

Svolgerà un ruolo centrale nell’esercitazione il Jfc Naples, comando Nato (con quartier generale a Lago Patria, Napoli) agli ordini dell’ammiraglio Usa Ferguson, che è anche comandante delle Forze navali Usa in Europa e delle Forze navali del Comando Africa: alternandosi annualmente con Brunssum (Olanda), il Jfc Naples svolge il ruolo di comando operativo della «Forza di risposta» Nato, il cui comando generale appartiene al Comandante supremo alleato in Europa (sempre un generale Usa nominato dal Presidente). La proiezione di forze a sud va ben oltre il Nordafrica: lo chiarisce lo stesso Comandante supremo, il gen. Breedlove, annunciando che «i membri della Nato svolgeranno un grande ruolo in Nordafrica, Sahel e Africa subsahariana».

Sul fianco orientale, la Nato continua ad accrescere la sua pressione militare sulla Russia. Secondo notizie fornite al New York Times (13 giugno) da funzionari statunitensi e alleati, il Pentagono intende «preposizionare» armamenti pesanti (carrarmati, cannoni, ecc.), sufficienti a 5mila soldati, in Lituania, Lettonia, Estonia, Polonia, Romania, Bulgaria e Ungheria.

E mentre Washington fa sapere che non esclude di installare in Europa missili nucleari con base a terra, Kiev annuncia che potrebbero essere installati in Ucraina missili intercettori Usa/Nato, analoghi a quelli in Polonia e Romania. Ignorando che Mosca, come ha già avvertito, prenderà contromisure poiché le loro rampe di lancio possono essere usate anche per lanciare missili a testata nucleare.

In tale scenario si inserisce la «Trident Juncture 2015», espressione di una strategia di guerra a tutto campo. Lo conferma la partecipazione del segretario generale della Nato Stoltenberg, la scorsa settimana in Austria, alla riunione segreta del gruppo Bilderberg: quello che il magistrato Ferdinando Imposimato denuncia come «uno dei responsabili della strategia della tensione».

(il manifesto, 16 giugno 2015)

lunedì 8 giugno 2015

Chi vuole l'impero??

dalla pagina https://www.agi.it/estero/notizie/ucraina-obama-putin-vuole-limpero-mosca-pronti-a-reagire

Ucraina - Obama: "Putin vuole l'impero", Mosca: "Pronti a reagire"...

eppure...


Militari USA sono presenti in oltre 150 Stati del mondo [nel mondo si contano circa 200 Stati sovrani]
fonte: http://en.wikipedia.org/wiki/United_States_military_deployments
in bianco i Paesi dove NON ci sono (o non c''erano ancora) truppe USA
Militari USA sono presenti in 156 paesi stranieri (nel mondo si contano 190 stati la cui sovranità è indiscussa e 16 la cui sovranità è discussa): cica 160mila soldati USA in servizio al di fuori dei propri territori, più altri circa 90mila distribuiti in varie operazioni.

Presenza militare USA nel mondo
Gli USA operano o controllano fra 700 e 800 basi militari nel mondo; le basi militari USA sono in 63 paesi stranieri. [Secondo gli USA a Vicenza c'è una base militare, ma fra basi (4) e centri logistici ne possiamo contare sette]. Fra le basi all'estero, anche Guantanamo:

Presenza militare della Russia in altri paesi
La Russia ha basi e installazioni militari in 10-11 paesi stranieri, in particolare nei territori delle ex repubbliche sovietiche: Armenia, Tajikistan, Abkhazia e South Ossetia regioni georgiane contese, Crimea ex-regione ucraina, Belarus, Kazakhstan, Transnistria regione moldova contesa, più una base navale in Siria e una base logistica in Vietnam.
Il personale alle dipendenze russe nelle varie basi è stimato in circa 45mila persone.

Presenza militare della Cina in altri paesi
La Cina non segue il modello USA per le basi militari in paesi stranieri. È anunciato che nei prossimi 10 anni la Cina potrà avere fino a 18 basi navali logistiche "per mantenere la sicurezza dei canali marittimi strategici". La prima base cinese all'estero è nell Isole Seychelles (Oceano Indiano). 
inoltre...

click sul diagramma per ingrandire
Chi vuole l'impero?? 

per concludere, una battuta umoristica ma amara:

LA RUSSIA VUOLE LA GUERRA...
...guardate quanto vicino i Russi hanno messo il loro Paese
 alle nostre basi militari NATO
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di Comitato promotore della campagna 

#NO GUERRA #NO NATO

Portare l'Italia fuori dal sistema di guerra   
Attuare l'articolo 11 della Costituzione

giovedì 4 giugno 2015

Sostieni la campagna! FIRMA LA PETIZIONE!
di Comitato promotore della campagna #NO GUERRA #NO NATO

Portare l'Italia fuori dal sistema di guerra   
Attuare l'articolo 11 della Costituzione