lunedì 29 febbraio 2016

primolunedìdelmese: Siria e Terza Guerra Mondiale

anno XVIII, n. 140

7 Marzo 2016, ore 20:30
salone Cooperativa Insieme, via Dalla Scola 253, Vicenza
Parcheggio adiacente
Le persone disabili sono pregate di contattarci per le indicazioni del caso
Si raccomanda puntualità

La Siria e la Terza Guerra Mondiale

Gli scenari bellici. Il dramma dei profughi. Chi combatte (davvero) lo Stato Islamico, chi fa finta di farlo, chi lo finanzia e arma, chi se ne serve. La posta in gioco nel negoziato. Il ruolo dell'Europa e, in particolare dell'Italia, nelle crisi mediorientale e nordafricana

Ne parliamo con
Umberto De Giovannangeli

Inviato speciale de l'Unità, segue da 25 anni le vicende mediorientali e la politica estera italiana, su cui ha scritto vari saggi, tra cui l'ultimo Medio Oriente in fiamme, L'asino d'oro edizioni, 2015 (estratto). Collabora anche alla rivista di geopolitica Limes

10 DOMANDE A CHI VUOLE PORTARE L’ITALIA IN GUERRA IN LIBIA “CONTRO DAESH”

pagina https://www.change.org/p/la-pace-ha-bisogno-di-te-sostieni-la-campagna-per-l-uscita-dell-italia-dalla-nato-per-un-italia-neutrale/u/15637694?tk=hl3-HtYci31Vqxk9k2XdC304r8gV1V_z_vbFQsv7hd8

Comitato promotore della campagna #NO GUERRA #NO NATO
Italia
27 feb 2016 — Segnaliamo l’ottima iniziativa promossa da Sibialiria e AntiDiplomatico, alla quale aderiamo, invitando i sostenitori della campagna No Guerra No Nato a rivolgere al governo e al Parlamento le dieci domande anche con la firma del CNGNN.

mercoledì 24 febbraio 2016

2011, aggressione contro la Libia di Gheddafi ... perché?

dalla pagina http://www.lantidiplomatico.it/dettnews.php?idx=82&pg=13915

E-mail di Hilary Clinton rivelano il vero motivo dell'intervento della Nato in Libia

L’obiettivo reale era eliminare, annullare l’influenza di Gheddafi nell’Africa francofona. La lotta per l'emancipazione dell'Africa dal franco [e dall'Occidente] è stata fatale 

Il Dipartimento di Stato degli Stati Uniti ha recentemente rivelato una serie di messaggi di posta elettronica del 2011 della candidata alla presidenza Hillary Clinton, che chiariscono una volta per tutti i veri motivi dietro l'aggressione della Nato contro la Libia del 2011. 
Sono quasi 3.000 le conversazioni che il Dipartimento di Stato ha reso pubbliche su ordine di un tribunale. Secondo quanto riporta il Foreign Policy, una email inviata il 2 aprile 2011 dal funzionario Sidney Blumenthal (stretto collaboratore prima di Bill Clinton e poi di Hillary) a Hillary Clinton, dall’eloquente titolo “France’s client & Qaddafi’s gold”, racconta i retroscena dell’intervento franco-inglese e rivela chiaramente i fini del presidente francese Nicolas Sarkozy in Libia: ottenere il petrolio, riaffermare la potenza militare francese e evitare l'influenza di Gheddafi nelll'Africa "francofona". 
La posta in gioco, l’obiettivo reale era eliminare, annullare l’influenza di Gheddafi nell’Africa francofona dal momento che lo stesso Gheddafi aveva lo scopo di sostituire il FRANC CFA, una valuta utilizzata da 14 ex colonie francesi (creata nel 1945) che comportava una serie di obblighi nei confronti del tesoro francese.
La parte più sbalorditiva scrive anche il sito Infowars che riporta la notizia, è il lungo resoconto sull’enorme minaccia che l’oro e l’argento, contenuti nelle riserve di Gheddafi (stimate in 143 tonnellate di oro e altrettanti di argento) potrebbero portare alla valuta Franc CFA in circolazione come moneta africana nell’africa francofona.
Questa riserva di oro è stata accumulata da Gheddafi prima della guerra civile in Libia del 2011, ed era destinata ad essere utilizzata per instaurare una valuta panafricana basata sul dinaro libico d’oro.
Questo piano era stato concepito per fornire ai paesi francofoni un’alternartiva al CFA e quindi una sostanziale indipendenza dal tesoro francese.


dalla pagina https://www.youtube.com/watch?feature=player_embedded&v=njcXY3foSgE

Chavez sulle crisi provocate in Siria e in Libia e il nuovo imperialismo

video (8 ottobre 2012) in cui il comandante Hugo Chavez (1954-2013) parla delle riserve in oro e argento in possesso di Tripoli prima dell'assassinio di Gheddafi, degli interessi occidentali in Libia e Africa, della destabilizzazione pianificata nei paesi del Vicino Oriente e in particolare in Siria ... 




dalla pagina https://www.change.org/p/la-pace-ha-bisogno-di-te-sostieni-la-campagna-per-l-uscita-dell-italia-dalla-nato-per-un-italia-neutrale/u/15377542?tk=5By8ViehfOXOn43foptywwyg5wAOCsI93hj7ZdvXKog&utm_source=petition_update

Manlio Dinucci
Bandiera USA sull'Europa 

[...] Sul fronte meridionale, collegato a quello orientale, gli Stati uniti stanno per lanciare dall’Europa una nuova guerra in Libia per occupare, con la motivazione di liberarle dall’Isis, le zone costiere economicamente e strategicamente più importanti.
Una mossa per riguadagnare terreno, dopo che in Siria l’intervento russo a sostegno delle forze governative ha bloccato il piano Usa/Nato di demolire questo Stato usando, come in Libia nel 2011, gruppi islamici armati e addestrati dalla Cia, finanziati dall’Arabia Saudita, sostenuti dalla Turchia e altri.

L’operazione in Libia «a guida italiana» – che, avverte il Pentagono, richiede «boots on the ground», ossia forze terrestri – è stata concordata dagli Stati uniti non con l’Unione europea, inesistente su questo piano come soggetto unitario, ma singolarmente con le potenze europee dominanti, soprattutto Francia, Gran Bretagna e Germania. Potenze che, in concorrenza tra loro e con gli Usa, si uniscono quando entrano in gioco gli interessi fondamentali.

Emblematico quanto emerso dalle mail di Hillary Clinton, nel 2011 segretaria di Stato: Usa e Francia attaccarono la Libia anzitutto per bloccare «il piano di Gheddafi di usare le enormi riserve libiche di oro e argento per creare una moneta africana in alternativa al franco Cfa», valuta imposta dalla Francia a sue 14 ex colonie. Il piano libico (dimostravamo sul manifesto nell’aprile 2011) mirava oltre, a liberare l’Africa dal dominio del Fmi e della Banca mondiale. Perciò fu demolita la Libia, dove le stesse potenze si preparano ora a sbarcare per riportare «la pace»

sabato 20 febbraio 2016

Vicenza 24 febbraio: L'esperienza di un'accompagnatrice internazionale di PBI in Guatemala

Camminando al fianco di chi difende i diritti umani

Silvia, volontaria di Peace Brigade International - PBI, presenterà la sua esperienza in Guatemala al fianco di indigeni e campesinos impegnati nella lotta per la difesa dei propri diritti; ha una attenzione particolare per le organizzazioni di donne indigene, in prima fila nella difesa della terra dalle devastazioni prodotte dallo sfruttamento indiscriminato delle risorse naturali e nella difesa dei propri diritti in quanto persone discriminate per il proprio genere

24 febbraio, ore 20.45  
contrà Barche 55, Vicenza - Polo Giovani B55 (Arci Servizio Civile)
pdf

giovedì 18 febbraio 2016

Propaganda odiosa: "Media Occidentali a corto di verità sulla Siria"

dalla pagina http://www.controinformazione.info/media-occidentali-a-corto-di-verita-sulla-siria/

di Finian Cunningham

I mass media occidentali l’hanno fatto di nuovo – hanno raccontato spudorate bugie e mezze verità su città siriane prive di cibo, che sarebbero state liberate dall’assedio. False immagini di bambini emaciati vengono pubblicate per rafforzare la loro narrazione fraudolenta.
FALSO!!!
Prendete l’immagine della bambina denutrita che la BBC e il giornale britannico Independent hanno affermato provenire dalla città di Madaya. E’ venuto fuori che la ragazzina è del sud del Libano. Il suo nome è Marianna Mazeh. La foto pubblicata diffusamente questa settimana dai media occidentali è di tre anni fa, e nel frattempo gli stessi media continuano ad affermare che sarebbe un’abitante della città siriana di Madaya, di cui la stampa occidentale dice che sarebbe assediata e subirebbe un blocco da parte delle forze governative del Presidente Bashar al-Assad.
E’ emerso anche che i familiari di Marianna si siano infuriati per il fatto che la sua immagine disperata venga fatta circolare a scopo di propaganda. “Vivo a Tayr Filsey [Libano meridionale], non a Madaya, e sto bene,” ha detto la ragazzina all’agenzia di stampa Al Manar. Lei adesso ha sette anni e si è completamente ripresa da quella condizione. La ragione della sua malattia di allora non è chiara.

continua

lunedì 15 febbraio 2016

71° anniversario del bombardamento di Dresda: crimine di guerra alleato preludio alla Guerra Fredda

dalla pagina http://www.globalresearch.ca/71st-anniversary-of-dresden-fire-bombing-allied-war-crime-prelude-to-the-cold-war/5507765

Nella notte fra il 13 e il 14 febbraio 1945 il comando della RAF (British Royal Air Force) portò a termine due devastanti attacchi sulla città tedesca di Dresda. In quel tempo la popolazione, che prima della guerra era di 640mila abitanti, era cresciuta di una cifra compresa fra 100mila e 200mila rifugiati. 
722 aerei sganciarono 1478 tonnellate di alti esplosivi e 1181 tonnellate di bombe incendiarie. La tempesta di fuoco che ne risultò distrusse un'area di oltre 20 km quadrati... 
Poco dopo, il 14 febbraio una flotta di 316 bombardieri USA fece un terzo attacco, sganciando altre 488 tonnellate di alti esplosivi e 294 tonnellate di bombe incendiarie.
Il 15 febbraio 211 bombardieri USA fecero un quarto attacco con 466 tonnellate di bombe esplosive. Il bombardamento di Dresda fu considerato un crimine ingiustificato che causò circa 300mila morti. [...]
Dresda, la "Firenze tedesca" per i suoi tesori architettonici, non era considerata un obiettivo probabile perché non contribuiva molto alla economia di guerra nazista: era al 20° posto fra le 100 città tedesche importanti da un punto di vista bellico. [...] 
Il bombardamento di Dresda fu un crimine di guerra mai sottoposto a processo, nonostante le Regole de L'Aia del 1923 sulla guerra aerea, accettate dalla Assemblea delle Nazioni Unite nel 1938: "Il bombardamento aereo con lo scopo di terrorizzare la popolazione civile, di distruggere o danneggiare proprietà privata che non abbia carattere militare, o di colpire persone non combattenti è proibito". 
Perché fu scelta Dresda per il bombardamento del 1945? Dresda era lungo il percorso dell'avanzata dell'Esercito Sovietico verso Berlino. L'idea era che la morte e devastazione causata dal bombardamento [oltre a infliggere un colpo durissimo alla Germania nazista] venisse visto e riportato a Stalin, per mostrargli le capacità distruttive delle forze aeree USA e Britanniche  [...] 

[la storia è maestra di vita, ma ha pochi scolari]

domenica 14 febbraio 2016

La “difesa” militare non è più una virtù


La “difesa” militare non è più una virtù
dalla pagina http://www.azionenonviolenta.it/la-difesa-militare-non-e-piu-una-virtu/

post di

A 50 anni dal processo a don Milani, un’altra idea di difesa della patria dalle aule di tribunale alle Aule parlamentari

Il processo
Il 15 febbraio del 1966 Lorenzo Milani veniva assolto nel processo di primo grado (non fece poi in tempo ad essere condannato nel secondo…), nel quale era accusato di “apologia di reato” per aver difeso – con una risposta pubblica al comunicato stampa infamante dei cappellani militari – gli obiettori di coscienza cristiani in carcere. Essendo già gravemente ammalato, qualche mese prima il Priore di Barbiana aveva mandato ai giudici un’autodifesa scritta. Il processo a don Milani – i cui atti sono raccolti nella famosa pubblicazione L’obbedienza non è più una virtù (Quaderni di Azione nonviolenta) – sono una tappa fondamentale nello sviluppo della consapevolezza pubblica che porterà, da lì a qualche anno (1972), alla prima legge italiana che prevede la possibilità di obiettare per motivi di coscienza al servizio militare obbligatorio, svolgendo un servizio civile sostitutivo. Tuttavia, sia nella lettera ai cappellani militari, sia nella successiva lettera ai giudici, don Milani non si limita a ribadire i motivi di coscienza – ancorati al Vangelo ed alla Costituzione italiana – che fondano legittimamente la scelta degli obiettori in galera, ma mette in discussione il principio della difesa militare della patria.
La patria e la sua difesa
Ai cappellani militari don Milani aveva scritto: “se voi avete il diritto di dividere il mondo in italiani e stranieri allora vi dirò che, nel vostro senso, io non ho Patria e reclamo il diritto di dividere il mondo in diseredati e oppressi da un lato, privilegiati e oppressori dall’altro. Gli uni sono la mia Patria, gli altri i miei stranieri”. Viene qui proposta una importante evoluzione del concetto di patria, che supera i confini geografici e nazionalistici e diventa l’appartenenza ad una condizione sociale universale. Concetto che ribadisce con maggior precisione nella “lettera ai giudici”: “ai miei ragazzi insegno che le frontiere son concetti superati. Quando scrivevamo la lettera incriminata abbiamo visto che i notri paletti di confine sono stati sempre in viaggio. E ciò che seguita a cambiar posto secondo il capriccio delle fortune militari non può essere dogma di fede né civile né religioso”. Sganciare la patria dal riferimento ai confini e ricordare che questi ultimi sono transitori, mette già in discussione la necessità della loro difesa militare, ma – a partire dall’articolo 11 (ripudio della guerra) e dall’articolo 52 (difesa della Patria) della Costituzione – Lorenzo Milani “misura” anche un secolo di storia del nostro esercito, dimostrando come più che di difesa sia “intessuta di offese alle Patrie altrui”. Rispetto alle quali chiede ai cappellani militari di spiegare chi davvero abbia difeso la patria e il suo onore: “quelli che obiettarono o quelli che obbedendo resero odiosa la nostra Patria a tutto il mondo civile?”. E’ il fondamento dell’idea che la vera difesa del Paese, anziché dall’obbedienza militare, passi – al contrario – attraverso l’obiezione di coscienza. E quindi attraverso un’altra idea di difesa.
Un’altra difesa è possibile
In questo mezzo secolo sono accadute molte cose nel nostro Paese e – con grande lentezza e fatica – il servizio civile è ormai “formalmente”, per l’ordinamento italiano, parte di una modalità di difesa della patria alternativa a quella militare. Ma in realtà i due modelli di difesa non sono, in nessun modo, comparabili: lo strumento militare è sempre più potenziato e finanziato – fino al folle acquisto dei caccia F35 – e utilizzato nell’offesa delle “Patrie altrui”, come scriveva don Milani, mentre la difesa civile, non armata e nonviolenta – salvo poche decine di milioni l’anno per il servizio civile (e il collegato esperimento transitorio dei corpi civili di pace) – non ha risorse, ne organizzazione, ne preparazione adeguate. La campagna in corso Un’altra difesa è possibile – che ha depositato oltre 53.000 firme in Parlamento – ne vuole finalmente il riconoscimento della pari dignità, con tutto ciò che ne consegue.
La seconda fase
Dopo sei mesi di raccolta firme e il loro deposito in Parlamento, e a cinquanta anni dal processo a don Milani, la proposta di legge di “Un’altra difesa è possibile” è ora assegnata alla discussione delle commissioni della Camera dei Deputati, grazie anche alla presentazione di un identico progetto di legge di iniziativa parlamentare, a cura di sei deputai di diverse forze politiche, aderenti all’intergruppo dei Parlamentari per la pace. A questo punto, la Campagna dei movimenti per la pace, la nonviolenza, il disarmo e il servizio civile – che ha visto gruppi territoriali presenti e coordinati in tutte le regioni italiane – entra nella seconda fase, quella più politica di sollecito nei confronti di tutti i parlamentari sui temi della difesa del Paese, sui contenuti specifici della Legge e sulla sua calendarizzazione.
Costruire le alternative civili
I sei primi parlamentari firmatari del progetto di legge – per una volta indichiamoli tutti: Giulio Marcon (Sinistra Italiana), Giorgio Zanin (Partito Democratico), Tatiana Basilio (Movimento 5 Stelle), Mario Sberna (Democrazia Solidale – Centro Democratico), Giuseppe Civati (Possibile), Massimo Artini (Alternativa Libera) – hanno dichiarato congiuntamente che “l’Istituzione del Dipartimento della difesa civile non armata e nonviolenta presso la Presidenza del Consiglio dei ministri che questa proposta di legge avanza, darebbe concretezza alla pluridecennale lotta degli obiettori di coscienza al servizio militare che culminò nella storica sentenza della corte Costituzionale che dette pari dignità tra servizio civile alternativo e servizio militare. Questa doppia possibilità di servire la Patria (come previsto dall’art.52 della Costituzione) è stata trascurata per privilegiare la difesa armata e la professionalizzazione delle forze armate. E’ quanto mai urgente anteporre alla cultura della guerra alternative civili di prevenzione dei conflitti e di riconciliazione tra le parti che solo la nonviolenza può efficacemente raggiungere. Il nostro impegno, trasversale ai gruppi di appartenenza, è che questo testo sia al più presto incardinato nelle commissioni competenti e discusso ed approvato dall’Aula.”
Il Priore di Barbiana, chiamato per queste ragioni a rispondere in un’aula di tribunale, aveva visto lontano.

giovedì 11 febbraio 2016

Bandiera USA sull'Europa

dalla pagina https://www.change.org/p/la-pace-ha-bisogno-di-te-sostieni-la-campagna-per-l-uscita-dell-italia-dalla-nato-per-un-italia-neutrale/u/15377542?tk=5By8ViehfOXOn43foptywwyg5wAOCsI93hj7ZdvXKog&utm_source=petition_update

Comitato promotore della campagna #NO GUERRA #NO NATO
Italia
9 feb 2016 — Manlio Dinucci

Partecipando (come ormai d’obbligo) all’incontro dei ministri della difesa Ue il 5 febbraio ad Amsterdam, il segretario della Nato Jens Stoltenberg ha lodato «il piano degli Stati uniti di accrescere sostanzialmente la loro presenza militare in Europa, quadruplicando i finanziamenti a tale scopo». Gli Usa possono così «mantenere più truppe nella parte orientale dell’Alleanza, preposizionarvi armamenti pesanti, effettuarvi più esercitazioni e costruirvi più infrastrutture». In tal modo, secondo Stoltenberg, «si rafforza la cooperazione Ue-Nato».

Ben altro lo scopo. Subito dopo la fine della guerra fredda, nel 1992, Washington sottolineava la «fondamentale importanza di preservare la Nato quale canale della influenza e partecipazione statunitensi negli affari europei, impedendo la creazione di dispositivi unicamente europei che minerebbero la struttura di comando dell'Alleanza», ossia il comando Usa.

Missione compiuta: 22 dei 28 paesi della Ue, con oltre il 90% della popolazione dell’Unione, fanno oggi parte della Nato sempre sotto comando Usa, riconosciuta dalla Ue quale «fondamento della difesa collettiva». Facendo leva sui governi dell’Est, legati più agli Usa che alla Ue, Washington ha riaperto il fronte orientale con una nuova guerra fredda, spezzando i crescenti legami economici Russia-Ue pericolosi per gli interessi statunitensi. In tutta l’Europa orientale sventola, sul pennone più alto, la bandiera a stelle e strisce assieme a quella della Nato.

In Polonia, la nuova premier Beata Szydlo ha ammainato dalla sue conferenze stampa la bandiera della Ue, spesso bruciata nelle piazze da «patrioti» che sostengono il governo nel rifiuto di ospitare i rifugiati (frutto delle guerre Usa/Nato), definiti «invasori non-bianchi». In attesa del Summit Nato, che si terrà a Varsavia in luglio, la Polonia crea una brigata congiunta di 4mila uomini con Lituania e Ucraina (di fatto già nella Nato), addestrata dagli Usa.

In Estonia il governo annuncia «un’area Schengen militare», che permette alle forze Usa/Nato di entrare liberamente nel paese.

Sul fronte meridionale, collegato a quello orientale, gli Stati uniti stanno per lanciare dall’Europa una nuova guerra in Libia per occupare, con la motivazione di liberarle dall’Isis, le zone costiere economicamente e strategicamente più importanti.

Una mossa per riguadagnare terreno, dopo che in Siria l’intervento russo a sostegno delle forze governative ha bloccato il piano Usa/Nato di demolire questo Stato usando, come in Libia nel 2011, gruppi islamici armati e addestrati dalla Cia, finanziati dall’Arabia Saudita, sostenuti dalla Turchia e altri.

L’operazione in Libia «a guida italiana» – che, avverte il Pentagono, richiede «boots on the ground», ossia forze terrestri – è stata concordata dagli Stati uniti non con l’Unione europea, inesistente su questo piano come soggetto unitario, ma singolarmente con le potenze europee dominanti, soprattutto Francia, Gran Bretagna e Germania. Potenze che, in concorrenza tra loro e con gli Usa, si uniscono quando entrano in gioco gli interessi fondamentali.

Emblematico quanto emerso dalle mail di Hillary Clinton, nel 2011 segretaria di Stato: Usa e Francia attaccarono la Libia anzitutto per bloccare «il piano di Gheddafi di usare le enormi riserve libiche di oro e argento per creare una moneta africana in alternativa al franco Cfa», valuta imposta dalla Francia a sue 14 ex colonie. Il piano libico (dimostravamo sul manifesto nell’aprile 2011) mirava oltre, a liberare l’Africa dal dominio del Fmi e della Banca mondiale. Perciò fu demolita la Libia, dove le stesse potenze si preparano ora a sbarcare per riportare «la pace».

(il manifesto, 9 febbraio 2016)

martedì 9 febbraio 2016

Lettera aperta ai cittadini di Vicenza (e non solo!)

La “Commissione Diocesana per la Pastorale Sociale: lavoro, giustizia, pace, custodia del creato” ha condiviso coni gruppi e le associazioni firmatarie questa lettera/appello per stimolare una riflessione sull’impatto educativo che potrebbe avere la prossima manifestazione fieristica “HIT SHOW 2016” che esporrà armi per attività sportive e per difesa personale.
Ci auguriamo che sia un’occasione per riflettere sull’argomento e diffonderlo, al fine di creare una condivisione di idee e valori positivi per una società nonviolenta.


Vicenza 6 febbraio 2016

Il 13-15 febbraio si terrà alla Fiera di Vicenza una mostra dal titolo “HIT SHOW 2016”, che esporrà armi per attività sportive e per difesa personale.
Sentiamo il dovere di riflettere su alcuni aspetti:
  • una mostra di questo tipo, promuovendo una serie di sport e “giochi di guerra” di fatto finisce per ingenerare confusione rischiando di legittimare una cultura della violenza
  • la mostra non è riservata solo a chi opera nel settore, ma è aperta a quanti la vorranno visitare;
  • quello che ci preoccupa è che la mostra sarà aperta anche ai minori, seppure “accompagnati”;
  • sembra prevalere una logica di mercato che giustifica il business senza alcuna preoccupazione etica. “I minori di oggi sono potenziali acquirenti di domani”: questo insegnano le regole delle pubblicità.
Come cittadini, genitori, educatori ci chiediamo:
  • è questo che vogliamo proporre alle future generazioni?
  • vogliamo davvero formare i nostri ragazzi proponendo loro un’identità che vede il possesso di un’arma come forma di sicurezza e di difesa?

Noi crediamo all’importanza di educare ad una “vita buona” e alla nonviolenza, ad una vita che punti sulla relazione positiva con l’altro.
Questa rassegna HIT (HUNTING & TARGET SPORTS INDIVIDUAL PROTECTION) potrebbe essere un’occasione per riflettere sul tipo di società che vogliamo costruire e sui valori che dobbiamo affermare.
Pensiamo ad una città in cui i conflitti vengono risolti pacificamente, col dialogo, le relazioni costruttive, l’apertura verso l’altro, che non va mai visto come un nemico. Operare e sognare un mondo, dove ognuno si senta a casa propria!


Commissione Diocesana per la Pastorale Sociale: Lavoro, Giustizia, Pace, Custodia del Creato – Associazione Spazio Aperto – Associazione Ossidiana, Centro Culturale e di Espressione – CGIL Vicenza- Circolo LEGAMBIENTE Vicenza – Associazione Civica Vicenza Capoluogo – Associazione Presenza Donna – Movimento Nonviolento – Coordinamento Comitati cittadini – Casa per la Pace – Gruppo Sud/Nord Araceli- M.I.R/IFOR Nazionale e di Vicenza - Azione Cattolica Vicentina –

venerdì 5 febbraio 2016

Terrorismo fatto in casa - operazioni "false flag" [bandiera falsa]

Intervento di Massimo Mazzucco alla conferenza 
"E' la stampa bellezza!
Campodarsego (PD) 24-01-2016


video https://www.youtube.com/watch?v=GgdtomKl_eY [56 min]

http://shop.luogocomune.net/11-settembre-la-nuova-pearl-harbor_2623872.html

FOX TV: "17 attentati sventati dalla FBI sono stati creati dalla FBI"


Andrew Peter Napolitano è stato Analista Giudiziario per la rete televisiva Fox News, per la quale commentava notizie giudiarie e processi; è noto come giornalista grazie ad articoli anche su The Washington Times. In precedenza aveva servito come Giudice per la Corte Superiore del New Jersey (1987-1995); attualmente insegna legge costituzionale come professore alla Scuola di Legge Brooklyn. Ha scritto nove libri su soggetti costituzionali, legali e politici.
"Judge" ["Il Giudice"] Napolitano è poi stato licenziato da Fox News in seguito ad altre dichiarazioni: video [en] https://www.youtube.com/watch?v=UgGnBCDfCLM

Dal video https://www.youtube.com/watch?v=GgdtomKl_eY [da 28:55 a 31:18 – sottotitoli in italiano]
"Judge" ["Il Giudice"] Napolitano su FOX TV denuncia il comportamento di agenti FBI: "17 attentati sventati da agenti della FBI sono stati creati dalla FBI".
"[...] I casi più curiosi sono i restanti 17, per i quali il governo federale [degli USA] si è preso il merito. Hanno tutti un filo riprovevole e comune che li lega. Sono stati pianificati, controllati e portati a termine dallo stesso governo federale. In tutti i 17 casi, dai sei di Fort Dix, ai sette di Lackawanna, al bombarolo della Parata di Portland, i federali hanno trovato dei giovani nell'ambiente musulmano, dei solitari arrabbiati con l'America [USA], se li sono fatti amici, li hanno convinti e persuasi che avrebbero potuto cambiare il mondo uccidendo cittadini americani. In tutti questi casi gli agenti hanno agito sotto false spoglie, presentandosi alle vittime come "arabi anti-americani". In alcuni casi gli agenti federali hanno usato terze persone, che agivano da intermediari. Queste erano generalmente persone che erano state condannate per dei reati e che in cambio di una sentenza più lieve erano disposti a collaborare con gli stessi federali che li avevano arrestati, per aiutare quei federale a incastrare chiunque altro volessero arrestare [...]".
video originale [en] https://www.youtube.com/watch?v=QynchCojTzM

mercoledì 3 febbraio 2016

Petizione per una nuova indagine sugli eventi dell'11 settembre 2001

dalla pagina http://911blogger.com/news/2014-08-30/william-binney-former-nsa-technical-director-signs-ae911truth-petition

William Binney, ex Direttore Tecnico della NSA (Agenzia per la Sicurezza Nazionale degli USA), che dopo oltre trenta anni di servizio ha rassegnato le dimissioni nel 2001, per anni ha denunciato i programmi incostituzionali della NSA e successivamente ha firmato la petizione di Architetti e Ingegneri per la Verità sull'11 Settembre (AE911Truth.org) - petizione che chiede una nuova indagine, indipendente, sulla distruzione delle Torri Gemelle [WTC1 e 2] e dell'Edificio 7 [WTC-7] il 9 settembre 2001.

video [en]: https://www.youtube.com/watch?v=3fMWttcQ5hg