domenica 29 settembre 2019

"Italia, ripensaci"

dalla pagina https://www.disarmo.org/ican/

Giornata ONU per l’abolizione delle armi nucleari. Senzatomica e Rete Disarmo: "Italia, ripensaci"

Nella giornata che ricorda la scelta di coraggio di Stanislav Petrov, Rete Italiana per il Disarmo e Senzatomica scrivono a Deputati e Senatori per chiedere iniziative che portino l’Italia ad aderire al Trattato di proibizione delle armi nucleari.
Fonte: Rete Italiana per il Disarmo - Senzatomica - 26 settembre 2019
In occasione della Giornata Internazionale per la totale eliminazione delle armi nucleari (che si celebra ogni 26 settembre per volere dell’ONU in ricordo della scelta di coraggio del Colonnello sovietico Stanislav Petrov, che salvò il mondo nel 1983 scegliendo di fermare una risposta missilistica contro gli USA) Campagna Senzatomica e Rete Italiana per il Disarmo hanno scelto di rilanciare la propria iniziativa “Italia, ripensaci” scrivendo a tutti i Deputati e Senatori.
Una iniziativa che si inserisce nel quadro delle azioni verso i parlamentari di tutto il mondo della International Campaing to Abolish Nuclear Weapons (ICAN), di cui le due realtà fanno parte, per rilanciare il “Parliamentary Pledge” a sostegno del Trattato di proibizione delle armi nucleari. “E’ responsabilità di tutta l’umanità agire per eliminare questa minaccia. Insieme agli Hibakusha – i sopravvissuti di Hiroshima e Nagasaki – crediamo fermamente che l’unico modo per evitare l’uso futuro di queste armi sia di metterle al bando e smantellarle tutte, mettendo in atto un sistema internazionale fondato su strumenti di verifica e controllo internazionali” si legge nella lettera inviata.
Nel Parlamento italiano, durante la XVII legislatura, oltre 240 eletti avevano aderito al Parliamentary Pledge di ICAN. Per rilanciare questo grande sostegno la richiesta ai parlamentari della XVIII legislatura è dunque quella di esplicitare l’adesione a questo testo, nel quale si legge: “Nel nostro ruolo di Parlamentari, ci impegniamo a promuovere la firma e la ratifica di questo Trattato di rilevanza storica da parte dei nostri rispettivi Paesi, poiché consideriamo l’abolizione delle armi nucleari un obiettivo di primaria importanza per il bene dell’umanità e un passo essenziale per garantire la sicurezza e il benessere di tutti i popoli del mondo”.
A livello internazionale, molti Parlamenti e organizzazioni di Parlamentari (tra cui il Parlamento Europeo, l’Unione Inter-Parlamentare, l’Assemblea Parlamentare dell’Organizzazione per la Sicurezza e la Cooperazione in Europa) hanno già approvato risoluzioni a sostegno del TPNW. Il Trattato di Proibizione delle armi nucleari (TPNW), adottato dall'ONU nel luglio 2017, entrerà in vigore dopo la ratifica di 50 Stati. Proprio in occasione della Giornata Internazionale si prevede che circa altri 10 Paesi ratificheranno questa norma internazionale che vieta qualsiasi tipo di assistenza alla produzione o alla fabbricazione di armi nucleari - compreso il finanziamento delle società coinvolte.
In Italia la Giornata Internazionale per la totale eliminazione delle armi nucleari è rilanciata da Rete Disarmo e Senzatomica come parte della mobilitazione “Italia, ripensaci” che intende spingere Governo e Parlamento a modificare la posizione del nostro Paese, attualmente contraria, rispetto al Trattato TPNW. Una posizione che non rispecchia la posizione della maggioranza degli italiani: il più recente sondaggio (aprile 2019) condotto nel nostro Paese dalla campagna ICAN mostra infatti come ben il 70% dei nostri concittadini si sia detto favorevole all’adesione al Trattato ONU (con solo il 16% contrario), mentre il 60% ritiene che si dovrebbero espellere dal nostro territorio le testate nucleari statunitensi attualmente presenti nelle basi di Ghedi ed Aviano (solamente il 21% concorda con il loro mantenimento in Italia).
Senzatomica e Rete Disarmo hanno recentemente sottoscritto una lettera inviata dalla Direttrice di ICAN Beatrice Fihn al Ministro degli Esteri Luigi Di Maio (che ha sottoscritto il Parliamentary Pledge durante la XVII Legislatura) chiedendo un incontro in cui capire come portare l’Italia sulla strada della ratifica del Trattato TPNW. Una richiesta cui fa eco anche l’importante lettera dello stesso tenore inviata dai tre sindacati confederali CGIL-CISL-UIL al Presidente del Consiglio Conte e allo stesso Di Maio per chiedere la firma del Trattato sottolineando come “l’impegno per l'eliminazione della minaccia nucleare è coerente con la nostra storia democratica” e come il “TPNW completa il quadro del diritto internazionale che impegna gli Stati a ottenere un mondo privo di armi nucleari”. Così come è altamente significativa la mozione di adesione alla Giornata internazionale per l’eliminazione totale delle armi nucleari votata all’unanimità dalla Conferenza dei Rettori delle Università italiane nella quale si “auspica la rapida entrata in vigore del Trattato, anche grazie alla ratifica dell’Italia”.
Una importante serie di sforzi che, ci auguriamo, abbiano successo quantomeno nell’aprire un dibattito onesto e profondo sul pericolo delle armi nucleari e sul ruolo positivo che l’Italia potrebbe avere nel metterle fuori dalla storia. Ancora una volta ripetiamo: “Italia, ripensaci”.

giovedì 26 settembre 2019

27 SETTEMBRE 2019: SCIOPERO MONDIALE PER IL FUTURO

dalla pagina https://www.fridaysforfutureitalia.it/27-settembre

4 anni dopo la firma dell'Accordo di Parigi, le promesse che ci sono state fatte devono ancora trasformarsi in azioni. Dobbiamo accelerare la transizione verso un’Italia a 0 emissioni. L'obiettivo è farcela entro il 2030, ma la strada sembra ancora lunga e tortuosa, vista l'indifferenza della politica nei confronti della crisi climatica.
 
Sono sempre più numerosi i cittadini che vogliono aria più pulitameno plastica nei nostri oceanipiù energia da fonti rinnovabiliun futuro sostenibile per i bambini, in breve più risolutezza politica per il clima!
 
A Settembre faremo appello per una politica climatica più ambiziosa a livello globaleeuropeo e nazionale.  Gli scienziati sottolineano che l'aumento della temperatura media globale non deve superare un massimo di 1,5°C rispetto all'era pre-industriale al fine di evitare disastri naturali senza precedenti.
Insieme a centinaia di paesi in tutto il mondo, organizzeremo la Climate Action Week dal 20 al 27 Settembre, ovvero una intera settimana di mobilitazione per portare il tema della crisi climatica al centro dell'attenzione. A conclusione di questa settimana, il 27 Settembre, organizzeremo il 3° Global Strike For Future, durante il quale riempiremo tutte le piazze italiane per ribadire a gran voce le nostre istanze.
Un gran numero di paesi e organizzazioni già richiedono misure senza precedenti, in modo che questo limite possa essere rispettato. Ovviamente, l'intera transizione deve essere socialmente giusta, su misura per tutte le personeScendiamo in piazza per la giustizia climatica, in Italia e nel mondo.
 
Sarà un evento storico, un evento per studenti e professori, un evento per famiglie, un evento pacifico e non violento. Saremo tutti uniti per il clima!

dalla pagina https://www.fridaysforfutureitalia.it/27-settembre

martedì 24 settembre 2019

Vicenza: come sta la nostra falda?

da una pagina web del 2010: 
http://www.terranauta.it/a1856/pianeta_gaia/dal_molin_in_pericolo_la_falda_acquifera_vicentina.html


Dal Molin, in pericolo la falda acquifera vicentina

Il cantiere della nuova base militare U.S.A. rischia di compromettere seriamente l’enorme bacino di acqua potabile destinata non solo a Vicenza e comuni limitrofi, ma anche a parte delle province di Padova, Rovigo e Venezia.

di Laura Pavesi

Secondo la documentazione prodotta dal Cnr e dall’Enea, l’Italia è il quarto Paese al mondo per risorse idriche dopo Canada, Stati Uniti e Norvegia e Vicenza è una delle città italiane più ricche di acqua.
A sua volta, l’area sulla quale sorgerà la nuova base statunitense, ubicata sul confine tra i comuni di Vicenza e Caldogno e attraversata dal fiume Bacchiglione, è una zona ricchissima in questo senso: nel suo sottosuolo è presente una delle maggiori falde acquifere di tutto il nord Italia.
Si tratta di un bacino da oltre 3 miliardi di metri cubi che fornisce acqua potabile a Vicenza e ad una trentina di comuni limitrofi, per un totale di circa 270.000 abitanti e di 28 milioni di metri cubi d’acqua erogati all’anno.
La Regione Veneto, inoltre, nell’ambito della pianificazione degli acquedotti regionali, ha deciso che parte dell’acqua vicentina va destinata anche a parte delle provincie di Rovigo, Padova e Venezia. La costruzione della nuova base militare [costruita e ribattezzata Del Din per confondere le acque...], però, costituirebbe un altissimo fattore di rischio per le falde sotterranee vicentine, già minacciate dall’inquinamento causato dalle industrie e dall’agricoltura locali.
continua...

sabato 21 settembre 2019

giovedì 19 settembre 2019

Il pianeta delle armi. Mai così tante dalla Guerra fredda

riproponiamo questo articolo dalla pagina https://www.disarmo.org/rete/a/44213.html
Una spesa cresciuta di oltre l’otto per cento in 5 anni: la vendita degli strumenti bellici conosce un’altra pericolosa stagione
GianPaolo Cadalanu
Fonte: La Repubblica - 07 marzo 2017
UN PIANETA armato fino ai denti, come non succedeva dai tempi della Guerra fredda: il riarmo globale non ha soltanto il volto di Donald Trump o l’espressione glaciale di Vladimir Putin, ha lo sguardo allucinato di tanti nuovi nazionalisti, a partire da quelli dei Paesi asiatici, che si avviano a diventare il mercato più florido per il commercio di strumenti di morte.

Negli ultimi cinque anni l’aumento di spesa in sistemi d’arma “pesanti” è stato vertiginoso: i dati del Sipri, l’istituto svedese che ne registra l’andamento, parlano di una crescita dell’8,4 per cento, livello che non si raggiungeva dal 1990, quando ancora il mondo era diviso in blocchi contrapposti, prima dello scioglimento dell’Urss. E l’aumento è più significativo perché la spesa globale resta stabile. Questo vuol dire che la quota destinata agli armamenti cresce rispetto alle spese di gestione: personale, addestramento, eccetera. Nei fatti, è un segnale inquietante.
Gli acquirenti più scatenati sono India, Arabia Saudita, Emirati Arabi, Cina e Algeria, che da soli hanno comprato il 34 per cento di tutte le armi vendute. Asia e Oceania hanno rastrellato il 43 per cento, in Medio Oriente è finito il 29 per cento degli armamenti, l’Europa ne ha comprato l’11, America e Africa son rimaste a livelli più bassi. L’Italia è al 25esimo posto, con acquisti da Usa, Germania, Israele. È ovvio che gli acquisti internazionali non corrispondono agli investimenti: chi ha un apparato industriale immenso, come gli Stati Uniti, alimenta la macchina bellica senza necessità di affacciarsi sul mercato mondiale.
In testa alla classifica delle vendite ci sono Stati Uniti, Russia, Cina, Francia e Germania, che hanno realizzato il 74 per cento del totale, con Usa e Russia che da soli raggiungono il 56 per cento. Negli ultimi cinque anni la Germania ha registrato una frenata (oltre un terzo di vendite in meno), mentre la Francia vede una leggera flessione (meno 5,6 per cento). Gli altri vanno a gonfie vele, con fatturati in crescita. L’Italia è all’ottavo posto, con il 2,7 per cento (nel quinquennio precedente era del 2,4).
L’esame dei dati aggregati, con acquirenti e venditori assieme, dimostra che la vecchia logica dei blocchi ha lasciato tracce. Se Washington vende soprattutto ad Arabia, Emirati e Turchia, Mosca conta sugli acquisti di India, Vietnam e Cina. Pechino ha un mercato soprattutto asiatico, mentre per Parigi il denaro non ha odore: i primi tre clienti sono Egitto, Cina ed Emirati. Trasversale anche il mercato dell’Italia, che ha venduto soprattutto a Turchia, Algeria e Angola.
Nel 2015 la spesa globale in armamenti ha raggiunto 1676 miliardi di dollari, con un lieve aumento rispetto all’anno precedente. La cifra equivale al 2,3 per cento del Prodotto interno lordo mondiale. Usa, Cina, Arabia Saudita, Russia e Gran Bretagna sono i Paesi che hanno investito di più. Gli Stati Uniti hanno ridotto leggermente la spesa, che resta però la più elevata del pianeta, pari a 596 miliardi di dollari. È il 36 per cento della spesa totale, e cioè è superiore secondo le stime del Sipri agli investimenti sommati dei dieci Paesi che seguono nella classifica. Fra le tendenze generali, la maggior spesa di Asia, Medio Oriente ed Europa dell’Est, e il calo degli investimenti nei Paesi con un’economia dipendente dal petrolio, legato al crollo dei prezzi del greggio.
Secondo l’Osservatorio Milex sulle spese militari, il nostro Paese per il 2015 ha stanziato 22 miliardi di euro, che comprendono anche le uscite per il personale (stipendi e pensioni) e una quota di quelle per l’Arma dei carabinieri. L’Italia si attesta sull’1,18 del Pil (dati della Difesa, per Milex la quota è dell’1,4). Ma le cifre più significative, secondo l’Osservatorio, sono quelle dedicate ai sistemi d’arma: fra Difesa e ministero per lo Sviluppo economico, nel 2016 sono stati investiti in armamenti circa 5133 milioni di euro. Nel 2017 dovrebbero essere 5639: l’aumento di spesa in armamenti è di oltre mezzo miliardo.



lunedì 16 settembre 2019

SEMINARE DOMANDE

dalla pagina https://www.francescocappello.com/2019/09/07/quando-e-la-guerra-in-primo-piano-si-rimuove-quasi-sistematicamente-il-suo-rapporto-con/

Seminare domande in ognuno matura e germina risposte: voce e nuovo potere – Danilo Dolci

Quando è la guerra in primo piano si rimuove quasi sistematicamente il suo rapporto con...

molti i complici di questo “gran bel lavoro“.
quando è la guerra in primo piano si rimuove quasi sistematicamente il suo rapporto con:
la decisione democratica (a deciderla sono sempre in pochi);
l’economia (sono rari gli economisti che studiano il rapporto strutturale tra modelli economici e sistema di guerra);
la distruzione non solo dell’ambiente ma in generale del territorio (gli ambientalisti in genere non discutono nemmeno la nostra permanenza nella NATO rispetto alla necessità, coerente con la nostra Costituzione di porci in stato di neutralità);
i processi di mobilitazione violenta e sradicamento delle comunità dai loro luoghi di origine;
la propaganda sin nelle scuole, già dalla più tenera età, che opera un sabotaggio del linguaggio, dei cuori e delle menti parlando di ‘giornata della solidarietà’ e ‘cultura della difesa’ per celebrare e legittimare il crimine.

giovedì 12 settembre 2019

11 SETTEMBRE / IL CROLLO DI UNA FALSA VERITA'

dalla pagina https://www.change.org/p/la-campagna-per-l-uscita-dell-italia-dalla-nato-per-un-italia-neutrale/u/25063265

Comitato promotore della campagna
#NO GUERRA #NO NATO
Italia
12 SET 2019 — 
Francesco Cappello

Immaginate di salire in cima ai 400 metri delle torri gemelle e da lassù lasciar cadere un blocco di cemento; cadendo sarà frenato in modo trascurabile dalla resistenza dell’aria; immaginate di conteggiare il tempo necessario a che esso raggiunga il suolo. Scoprirete, cronometro alla mano, che la caduta, quasi libera, ha impiegato circa 10 secondi (nell’ipotesi di resistenza zero da parte dell’aria, la meccanica newtoniana ne prevede 9). Ci si rimane male quando si scopre che l’ultimo piano delle torri ha raggiunto il suolo in un tempo di pochissimo superiore a quei 10 secondi. In pratica l’ultimo piano, in seguito al collasso, ha raggiunto il suolo come se ad ostacolarne e rallentarne la caduta non ci fossero stati frapposti oltre 100 piani. In altre parole, la dinamica con cui l’ultimo piano ha raggiunto il suolo è stata praticamente analoga a quella di una caduta nel vuoto!
Eppure tutti abbiamo ancora negli occhi e nel cuore gli incendi, seguiti agli impatti violenti dei Boeing della American Airlines con le torri, la fiammata esplosiva iniziale e il denso fumo nero che dopo poco (circa un’ora) indicava l’esaurimento degli incendi a riprova del fatto che i piani al di sopra e al di sotto di quelli coinvolti da urto e fiamme dovevano necessariamente essere integri. In particolare, è del tutto lecito pensare, che la struttura portante in travi di acciaio temperato (47 piloni), al di sopra e al di sotto dei piani direttamente coinvolti, non interessata dalle fiamme, doveva essere rimasta indenne. Per di più l’acciaio fonde intorno ai 1500 gradi e l’incendio divampato in conseguenza dell’impatto che fece esplodere il kerosene (la benzina degli aerei) a detta dei tecnici può aver raggiunto, se si fosse svolto in condizioni ottimali, una temperatura massima di 800 gradi (1). A riprova, le testimonianze di coloro i quali, trovandosi agli ultimi piani dell’edificio, sono riusciti a salvarsi attraversando i piani direttamente coinvolti dalla collisione. Bastano queste poche considerazioni a mettere in dubbio la versione ufficiale che afferma che a causare il collasso, come a tutti ci è sembrato di constatare, fosse stata la collisione violenta con gli aerei e gli incendi che ne sono seguiti.
Per di più se vi provaste a fare una vostra personale indagine chiedendo quante torri furono abbattute l’11 settembre, potete star certi che la risposta più frequente, che vi sentirete dare, sarà due. La torre numero 7 (World Trade 7 – WT7), collassata con la stessa dinamica, in traiettoria verticale, con tempi di caduta libera, dopo essere stata inizialmente alla ribalta della cronaca è stata, infatti, praticamente rimossa dalla memoria collettiva. Si è fatto ossessivamente riferimento ai fatti dell’11 settembre menzionando esclusivamente le twin towers con il risultato che non se ne è più parlato del WT7, se non in ambienti di nicchia. Perché? Forse perché non era stata impattata da alcun aereo.
Qualcos’altro deve aver causato il collasso a cui il mondo intero ha assistito in diretta televisiva internazionale mentre le operazioni di soccorso erano in pieno svolgimento.
Ad occuparsi, negli anni, con studi specialistici dell’analisi dei fatti dell’11 settembre sono stati, in misura crescente, tecnici, esperti, ingegneri strutturisti, architetti, scienziati, che si adoperano per la ricerca e la riaffermazione della verità sui fatti dell’11 settembre, accumulando una montagna di studi e prove documentali (2) che mettono radicalmente e definitivamente all’angolo la versione ufficiale che il governo americano dell’epoca commissionò al NIST.
Il sito, Architetti e Ingegneri per la verità sull’11 settembre (3), cui contribuiscono più di 3000 professionisti, impressiona per la mole e la qualità della documentazione raccolta, risultato di ricerche, testimonianze ed altro con una sezione di documenti accessibili anche in italiano (4).
La sezione italiana di A&E911TRUTH.org si apre con un invito:
«Il nostro materiale tradotto è costituito da articoli online, video, DVD e opuscoli stampabili. Si prega di condividere con altre persone – non solo amici e familiari, ma anche con i media, i legislatori, forze dell’ordine, tribunali, insegnanti, e, naturalmente, architetti, ingegneri e scienziati che vivono nel vostro paese e parlano la vostra lingua.
Insieme, faremo venire a galla la verità! Indipendentemente dal paese, cultura, partito politico, o lingua, tutti hanno diritto di avere accesso ai fatti scientifici che porteranno ad una vera indagine sul World Trade Center».
Non è più possibile accusare di complottismo chi si occupa di “11 settembre“ nel modo degli Architects & Engineers for 9/11 truth. Prova tuttavia ad insistere il CICAP, con il solito Paolo Attivissimo (5) che ha un bel da fare a classificare, quali produttori di bufale sull’11 settembre, personalità del mondo scientifico e accademico, tra i maggiori esperti al mondo nei settori coinvolti (4). Insistendo, svela, irrimediabilmente, tutta la sua strumentale pregiudizialità. Rimarrà emblematica la esilarante puntata della serie Ulisse. Il piacere della scoperta che Alberto Angela, anche lui collaboratore del CICAP, si prodigò a produrre e presentare al fine di ristabilire la “verità scientifica“ a beneficio del pubblico italiano.
«La novità è che la più colossale delle bugie o se volete “fake news“ globali, che ha impedito l’evoluzione positiva dell’umanità, dopo la fine della prima guerra fredda e lo scioglimento dell’URSS, che ha letteralmente deviato il corso della storia, sarà finalmente sottoposta al vaglio di una gran Jury. Il merito è soprattutto dell’incessante lavoro del Movimento per la verità sull’11 settembre – AE911Truth e del Comitato degli avvocati che si formò quando diversi legali che avevano firmato la petizione AE911Truth iniziarono a lavorare insieme nel 2014. Una grande giuria federale ha ampi poteri per indagare sui presunti crimini e per produrre un atto d’accusa e il relativo procedimento giudiziario da parte del procuratore degli Stati Uniti. Quest’ultimo sarà, infatti, obbligato a fornire le prove raccolte ad una giuria. Se, malgrado l’obbligo, il procuratore non proseguisse in tal senso, i firmatari della petizione si riservano la possibilità di intentare un’azione per mandamus presso il tribunale federale. Un’azione mandamus, in caso di successo, costringerebbe il procuratore degli Stati Uniti ad adempiere al suo obbligo legale». Ad affermarlo è il direttore esecutivo del comitato degli avvocati, Mick Harrison.
Il movimento per la verità sull’undici settembre si avvale della collaborazione non solo di architetti, ingegneri e scienziati ma anche di piloti della US Air Force e di compagnie aeree commerciali, vigili del fuoco, che hanno riportato la testimonianza di numerose esplosioni che hanno interessato tutta la struttura delle torri compresi i piani interrati.
I familiari delle quasi 3000 vittime che non si rassegnano alla mistificazione della verità hanno, come era facile aspettarsi, sponsorizzato e contribuito alla nascita di queste organizzazioni. Le dichiarazioni di tutti questi soggetti non affermano mai in modo diretto che quegli attentati fossero stati autoinflitti e organizzati secondo interessi inconfessabili di un potere oscuro interno, un deep state (stato profondo), che si fosse mosso per soddisfare i propri interessi. Essi non formulano alcuna ipotesi su chi potesse essere responsabile dell’11 settembre. Si limitano a dichiarare come la versione ufficiale ovvero i rapporti del NIST: National Institute of Standards and Technology sia manifestamente sbagliata.
In sintesi, il Rapporto della Commissione sull’11 settembre è stato un colossale esercizio di copertura pertanto è necessario riaprire le indagini sul caso per scoprire la verità su quegli eventi.
Sono molti gli osservatori che fanno osservare come non si rifletta abbastanza sul fatto che la versione ufficiale, fornita da Washington, non risulta credibile perché essa implica un fallimento totale del sistema della sicurezza USA. È necessario, infatti, ammettere che un manipolo di terroristi sia riuscito a mettere in scacco CIA FBI e NSA DIA ecc. per un totale di 16 agenzie di intelligence, dotate di imponenti risorse, in grado di spiare quotidianamente con a disposizione i più sofisticati strumenti disponibili, abitanti e strutture civili e militari su scala globale… Se pochi terroristi hanno potuto tanto allora durante il periodo della guerra fredda l’Unione Sovietica avrebbe potuto distruggere l’intero Occidente…
Una grande giuria di 23 membri, investita del potere di citazione, ascolterà testimonianze giurate, e le prove voluminose in totale contrasto con la versione ufficiale americana, elaborata dal NIST, che tuttavia rifiuta, ancora oggi, di rilasciare i dettagli della simulazione su cui avrebbe basato le sue tesi intorno alle cause dei crolli, ma soprattutto avrà il potere di condurre un’indagine approfondita che potrebbe tradursi in precise accuse contro persone sospette, obiettivo centrale su cui il Movimento per la verità sull’11 settembre ha lavorato per 18 anni.
La voluminosa e dettagliata petizione presentata dalla Commissione degli avvocati chiede, tra l’altro, che sia riaperta una grande indagine sulle vere cause della distruzione del WTC 7 avvenuta nel pomeriggio senza che fosse stato colpito da aerei dovendosi escludere per essa la versione diffusa nell’immediato, e avallata nel seguito dai rapporti ufficiali statunitensi e i principali media, che hanno incolpato della distruzione delle tre torri, 19 dirottatori terroristi legati ad Al Qaeda.
La petizione afferma inoltre che:
«Il comitato degli avvocati ha esaminato le prove disponibili pertinenti e ha rigettato la affermazione ufficiale che siano da escludere prove sostanziali o convincenti di reati ancora da perseguire in relazione all’uso di esplosivi e / o incendiari pre-piantati l’11 / 9.» Afferma piuttosto che «ci sono prove conclusive che tali crimini federali siano stati commessi».
Nella petizione di 52 pagine, accompagnata da 57 oggetti , si sostiene che a causare il crollo delle tre torri, piuttosto che l’impatto di due aerei dirottati e i relativi incendi, sia stata la attivazione di dispositivi esplosivi preinstallati che hanno causato la demolizione controllata delle tre torri.
I crimini non perseguiti che si presume abbiano avuto luogo l’11 settembre sono il bombardamento di luoghi di uso pubblico, come vietato ai sensi dello statuto federale 18 U.S.C. § 2332f nonché la cospirazione e il favoreggiamento a sostegno di tale reato.
Forse non tutti sanno che il nostro Ferdinando Imposimato, presidente onorario della Corte suprema d’Italia, nel quindicesimo anniversario dell’11 settembre, insieme ad altri diversi testimoni esperti affiliati a AE911Truth ha testimoniato davanti a un gruppo di avvocati del comitato degli avvocati durante un simposio simposio di due giorni chiamato Justice In Focus presso la Cooper Union di New York City.Tali testimonianze costituiscono una parte significativa della petizione di 52 pagine e 57 oggetti archiviati all’esame del procuratore degli Stati Uniti. I video del simposio Justice In Focus possono essere visualizzati nella galleria video di AE911Truth. La summenzionata testimonianza di esperti è nel video intitolato ‘Sunday Morning Events‘, nonché nei video del Dr. Leroy Hulsey e del Dr. Graeme MacQueen.
La petizione può essere letta su LawyersComm Committeefor9-11Inquiry.org.
Con l’attentato dell’11 settembre, oltre all’omicidio di massa, si legittimò la forte restrizione ai diritti civili codificata nel Patriot Act del 2001 e si crearono i pretesti per avviare la guerra globale USA-NATO al terrorismo nella forma di guerra imperialista al mondo (paesi canaglia), in particolare a danno dell’Afghanistan e dell’Iraq che hanno subito l’uccisione di milioni di civili innocenti e lo smantellamento delle loro strutture statali.
L’11 settembre è stato il ‘nuovo Pearl Harbor’ che i neoconservatori hanno utilizzato per legittimare le loro guerre nel Medio Oriente e nel Nord Africa e per mettere in atto uno stato di polizia al proprio interno.
Tutto fa pensare che diciotto anni fa, abbiamo assistito al principale atto di costruzione, in video diretta internazionale, a reti globali unificate, del nemico che avrebbe degnamente sostituito l’Unione Sovietica e la sua visione del mondo. La guerra fredda e con essa il complesso militare industriale degli USA, si erano nutriti ed alimentati del timore suscitato dalla “minaccia proveniente dall’Est“. Lo sgretolamento dell’URSS aveva lasciato l’Occidente senza un nemico a legittimare il mostruoso complesso militare industriale USA-NATO ormai portatore di enormi interessi privati, che era cresciuto veloce e incontrastato come un cancro. Per continuare a investire nel complesso militare industriale americano (che comprende già 800 basi in 80 paesi) ci voleva una buona ragione, un nemico che apparisse temibile e sufficientemente minaccioso almeno quanto il primo.Gli USA sotto il dominio di quel deep state costituito dal dominio finanziario americano e dalla sua casta militare, che Eisenowher chiamava il complesso militare industriale e politico, si muovono in realtà contro la affermazione di un altro ordine mondiale che tende a tirarli giù dal piedistallo della posizione egemonico-imperiale che occupano dal dopoguerra.
Se tale tesi apparisse assai azzardata si tenga presente che oggi, i documenti strategici USA, dichiarano ufficialmente che la fase che individuava il nemico nell’estremismo terrorista islamico è pressoché esaurita.
Il nemico odierno, dichiarato tale dai documenti del Pentagono (Providing for The Common Defence – nov 2018), contro cui sono previsti 5 scenari da casus belli globale entro il 2024 è individuato in due grandi paesi: la Cina e la Russia. Sono questi due paesi a minacciare la egemonia imperiale americana avendo concretamente reso possibile un mondo sempre più multipolare. Gli USA sembrano sorprendentemente consapevoli che in tale conflitto potrebbero «subire perdite inaccettabilmente elevate e una perdita di importanti beni capitali». Guerre tra eserciti in cui le vittime saranno sempre più le popolazioni civili.
La Cina ha capito da tempo di essere nel mirino. La sua corsa agli armamenti ha già raggiunto un quarto della spesa militare americana. La Russia, molto più europea che asiatica, forzata dalle politiche europee a stringersi nell’abbraccio con la Cina ha rimesso in piena efficienza e rinnovato a pieno ritmo il suo sistema militare. Il recente ritiro definitivo degli USA dal trattato INF, avallato dall’Ue, sugella l’aggressività crescente verso l’Est. Anche il documento «Nuclear Operations» del dipartimento della difesa degli USA non fa presagire nulla di buono poiché sdogana l’uso di armi nucleari a potenza ridotta declassandole ad armi convenzionali, utilizzabili, quindi, per la soluzione di impasse militari particolarmente difficili. D’altronde i più recenti rapporti strategici USA, appaiono in piena continuità con il Progetto per un nuovo secolo americano (PNAC – 1997).

La pianificazione della guerra nucleare contro Russia e Cina, in corso da più di un decennio, è oggi entrata nella sua fase operativa. È del 7 settembre la dichiarazione, riportata da News Front, del segretario alla Difesa americano (il capo del Pentagono) Mark Esper, che afferma, tra l’altro, che «gli Stati Uniti rafforzeranno la lotta contro Russia e Cina e solleciteranno l’Europa a pensarci per aggregarsi alla stessa lotta» e che
«La politica estera russa continua a ignorare le norme internazionali», mentre vede il rischio di una «invasione russa» di un paese vicino (forse il Venezuela) e delle azioni di Mosca in Siria.
Ha aggiunto, tra l’altro che «Russia e Cina vogliono distruggere l’ordine internazionale».
Portare alla luce del sole la verità nascosta è il primo atto necessario nella direzione della riaffermazione delle leggi della vita, oggi sotto attacco, a tutti i livelli. Con questo spirito è bene ricordare altri due 11 settembre che hanno segnato la storia del secolo passato. Quello del ’73, anno del colpo di Stato in Cile, che fu un evento della guerra fredda in corso allora, che vide l’assassinio del presidente S.Allende e la instaurazione del regime militare-liberista di Pinochet, ricordato di recente da un bella ricostruzione cinematografica di Nanni Moretti Santiago Italia, e quello del 1906, anno in cui nasce in Sud Africa il Satyagraha, il metodo di Gandhi per lottare per un mondo migliore senza violenza.
(1) Gli interessati possono consultare il rapporto Europhysics News ’15 anni dopo: sulla fisica dei crolli di grattacieli’. che ha contestato le tesi del governo USA secondo cui I grattacieli sarebbero crollati a causa del fuoco. I quattro coautori tra l’atro dimostrano come nessun altro grattacielo nella storia del mondo sia mai crollato a causa del fuoco. Gli autori mostrano come la dinamica fisica dei crolli sia perfettamente compatibile con la demolizione controllata. L’articolo è stato scaricato quasi 700.000 volte da agosto 2016 e ‘continua a raccogliere oltre 2.000 letture a settimana, mantenendolo in cima alle notizie Europhysics’ tra gli articoli più letti.
(2) ecco schematicamente un piccolissimo sottoinsieme delle problematiche contestate: 

Analisi di laboratorio scientifico indipendente su campioni di polvere del WTC che mostrano la presenza di esplosivi e / o incendiari ad alta tecnologia sotto forma di termite o di termato.
Analisi esperta di prove sismiche che si sono verificate esplosioni nelle torri del WTC l’11 settembre prima dell’impatto dell’aereo sulle torri del WTC e prima del crollo dell’edificio.
Analisi tecnica delle prove video del crollo dell’edificio del WTC. I pompieri riferiscono di esplosioni e di aver visto ‘ferro fuso come in una fonderia’.
La petizione afferma che la presenza di ferro fuso richiederebbe temperature più elevate del combustibile a reazione e che i contenuti degli edifici potrebbero creare quando bruciati, ma coerenti con l’uso dell’esplosivo ad alta tecnologia E termite incendiaria o termate.
La presenza di microsfere di ferro precedentemente fuse, che sono state stabilite mediante analisi al microscopio elettronico di campioni di polvere del WTC, sia da parte di scienziati governativi che indipendenti, è un altro fenomeno che sarebbe scientificamente impossibile basandosi sulla combustione di carburante per jet e sui soli contenuti degli uffici.
Testimonianza di video e testimonianze oculari dell’espulsione durante il crollo del WTC 1 e 2 di pesanti elementi di acciaio lateralmente dagli edifici che non sarebbero possibili da un crollo per gravità.
Analisi scientifiche, testimonianze oculari e rapporti governativi che confermano la solidificazione e la corrosione ad alta temperatura dell’acciaio trovato nelle macerie dopo il crollo delle torri del WTC e del WTC 7, un fenomeno non previsto in un incendio di carburante a reazione e un collasso per gravità ma coerente con l’uso di esplosivo ad alta temperatura.
(3) https://www.ae911truth.org
(4) https://www.ae911truth.org/languages/italian
(5) https://www.cicap.org/n/articolo.php?id=273451