domenica 28 luglio 2019

6 e 9 agosto davanti a Site Pluto

Come ogni anno, ci troveremo davanti a Site Pluto, base USA a Longare, Vicenza, per ricordare le vittime di Hiroshima e Nagasaki, assieme a tutte le vittime di guerre, terrorismo e stragi di stato... 


martedì 6 agosto dalle ore 7,00 alle 12,00, con 15 minuti di silenzio alle 8,15 per ricordare le vittime di Hiroshima

venerdì 9 agosto dalle ore 7,00 alle 12,00, con 15 minuti di silenzio alle ore 11,00 per le vittime di Nagasaki.



Dalle parole di Lanza Del Vasto, discepolo di Ghandi:

"La bomba atomica non è che la testa del mostro (l'arsenale delirante delle Nazioni); è normale puntare alla testa. (Tanto più che) con l'arma atomica l'uomo ha infranto una nuova barriera che lo divideva dalle sue potenzialità distruttive. Per la prima volta, egli ha il potere di annientare tutte le creature, nella loro esistenza fisica e nella loro capacità riproduttiva.
Raggiunto il nocciolo della creazione, nel momento stesso in cui distrugge il nucleo della materia, egli mina la vita alle origini. Non pago di uccidere, rischia, con le radiazioni, di impedire la nascita della vita o di dirottarla dal suo processo naturale, provocando un mostruoso aborto cosmico", 

da " I COMBATTENTI DELLA NONVIOLENZA" di JeanToulat

La verità immaginaria di Camilleri

dalla pagina https://ilmanifesto.it/la-verita-immaginaria-di-camilleri/

Genova 2001. Montalbano è l’unico poliziotto importante a dire la verità per la precisa ragione che è un poliziotto inesistente: è questa la conclusione che possiamo e dobbiamo trarre a tanta distanza dai fatti, se consideriamo che la polizia reale non ha mai rinnegato gli atti e i fatti della Diaz





Mauro Biani l’altro giorno ha ricordato sul Manifesto Andrea Camilleri, appena scomparso, con una vignetta che cita un brano del suo romanzo, il settimo dedicato alla serie del commissario Montalbano, «Il giro di boa», uscito nel 2003.
«Ad assaltare quella scuola, la Diaz», osserva il commissario Montalbano, «e a fabbricare prove false non è stato qualche agente ignorante e violento, c’erano questori e vicequestori, capi della mobile e compagnia bella».Biani titola la vignetta «Quando Montalbano provò a salvare l’onore della polizia, dello stato», e in effetti proprio di questo si è trattato: un tentativo nobile, quanto destinato all’insuccesso. Del resto, come poteva un poliziotto immaginario compiere simile impresa, al cospetto dell’indifferenza e dell’arroganza della polizia reale?
Camilleri inizia il romanzo con il commissario che ascolta al telegiornale la notizia in arrivo da Genova: la procura, dice la giornalista, si è convinta, anzi si è fatta «pirsuasa», per citare letteralmente Camilleri, «che le due bombe molotov, trovate nella scuola, erano state portate lì dagli stessi poliziotti per giustificare l’irruzione».
Segue la reazione del commissario, nella quale si condensa la denuncia di Camilleri. Montalbano, scrive lo scrittore, era restato «assittato» sulla poltrona, «privo della capacità di pinsari, scosso da un misto di raggia e di vrigogna, assammarato di sudore».
Camilleri affida a Montalbano il compito di esprimere lo sdegno di un poliziotto onesto e leale che rigetta non solo le violenze gratuite della Diaz ma anche e soprattutto le menzogne organizzate per occultare i fatti e negare le responsabilità. Montalbano per Camilleri incarna la polizia come dovrebbe essere e come in quel frangente non fu. Il commissario ci dorme sopra, poi parla al telefono con Livia e le annuncia: «Mi dimetto. Domani vado dal questore e gli presento le dimissioni. Bonetti-Alderighi ne sarà contento».
Si può dire che questo dirompente avvio de «Il giro di boa» è al tempo stesso una testimonianza e un atto d’accusa. Testimonianza di quella polizia democratica e consapevole che Montalbano è chiamato a rappresentare, un atto d’accusa verso i vertici del corpo, che il gesto delle dimissioni, in quel momento dovute secondo decenza ed etica costituzionale, si guardarono bene dal compiere.
«Il giro di boa» prosegue con Montalbano che si lascia convincere dai collaboratori più stretti a non lasciare il campo, dopo un breve scambio con Mimì Augello, che gli ricorda le violenze di Napoli nel marzo 2001, in epoca di centrosinistra, e spinge Montalbano a replicare: «Credi che non ci abbia riflettuto, Mimì? Vuol dire che tutta la faccenna è assai più grave. Che questa lurdia è dintra di noi». «E fai questa bella scoperta solo oggi?», replica Mimì. «Tu che hai leggiuto tanto? Se te ne vuoi andare, vattene. Ma non ora».
Montalbano non se ne va, naturalmente, e la storia prosegue, ma ne deriva una constatazione amara e al tempo stesso illuminante: Montalbano, in quella fase delicata delle inchieste, è l’unico poliziotto in vista a prendere pubblicamente la parola e dire la verità.
A indicare la via maestra: ammettere le proprie responsabilità, collaborare con la magistratura, dimettersi. Nel 2003, anno di uscita del romanzo, non sono ancora cominciati i processi, l’inchiesta, tecnicamente parlando, è ancora in divenire: la sentenza di primo grado nel processo Diaz è del 2008, quella di appello del 2010, il giudizio definitivo della Cassazione del 2012.
Montalbano è l’unico poliziotto importante a dire la verità per la precisa ragione che è un poliziotto inesistente: è questa la conclusione che possiamo e dobbiamo trarre a tanta distanza dai fatti, se consideriamo che la polizia reale non ha mai rinnegato gli atti e i fatti della Diaz (il menzognero verbale d’arresto, per dire, non è mai stato ritirato né sconfessato ufficialmente); nessuno, fra gli imputati, ha davvero ammesso le proprie responsabilità; nessuno, fra gli alti dirigenti di polizia, ha mai espresso uno sdegno paragonabile a quello di Montalbano.
Il quadro è desolante e la vignetta di Mauro Biani ce lo ricorda per contrasto: da un lato la reazione forte e leale del poliziotto immaginario, dall’altro la miseria della realpolitik nella polizia di stato, assai lontana dai canoni morali del commissario di Vigàta.
Nella prefazione al libro «L’eclisse della democrazia» che il sottoscritto pubblicò nel 2011 con Vittorio Agnoletto, Camilleri annotò che tutti i condannati in secondo grado erano rimasti al loro posto: «Tutto questo – scrisse – perché in Italia vige sì la presunzione di innocenza, ma non vige la presunzione dell’imbarazzo, della vergogna nel venire smascherati e continuare a occupare lo stesso posto». Alla fine l’imbarazzo e la vergogna, con Montalbano e Camilleri, sono i sentimenti che proviamo tutti noi, semplici cittadini e testimoni di questa vicenda, di fronte agli uomini di potere.
*Comitato Verità e Giustizia per Genova
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Arnaldo Cestaro con il braccio ingessato in seguito alle violenze ricevute dalla Polizia di Stato alla scuola Diaz di Genova nel 2001; da Il Gazzettino.it, 7 aprile 2015: "Ha lottato praticamente da solo, contro tutti. E ha vinto [...] l'Italia è stata condannata dalla Corte Europea per i Diritti dell'Uomo"

lunedì 22 luglio 2019

Progetto "Due Diligence"

dalla pagina https://www.ae911truth.org/project-due-diligence

Progetto Due Diligence - Diligenza Dovuta

[Diligenza (valutazione / analisi / scrupolosità) Dovuta (richiesta / necessaria)]

Il Progetto Due Diligence è lo sforzo coordinato di una squadra di ingegneri di diversi Paesi per impiegare la propria professionalità nel portare a termine la dovuta valutazione sulle relazioni ufficiali relative ai tre cedimenti strutturali catastrofici avvenuti l'11 settembre 2001.

Come ingegneri, abbiamo la responsabilità legale di salvaguardare la sicurezza pubblica. Data la gravità dei cedimenti strutturali al World Trade Center, che risultarono nella perdita di vite umane più grande di ogni altro crollo di edifici nella storia, è nostro dovere comprendere i rapporti ufficiali e richiedere ulteriori investigazioni se quei rapporti non sono soddisfacenti.

Per facilitare il processo di due diligence, facciamo le nostre presentazioni a gruppi in tutto il mondo. Al termine di ogni presentazione, invitiamo gli ingegneri a firmare la nostra petizione e ad unirsi a noi nel diffondere queste informazioni all'intera comunità ingegneristica.



venerdì 19 luglio 2019

QUIZ 11 SETTEMBRE


Quanto ne sai degli attentati dell'11 settembre 2001?

Prendi carta e penna, metti in pausa dopo ogni domanda, 
rispondi e poi ascolta le risposte, corredate da evidenze concrete e verificabili, come nello stile di Massimo Mazzucco

lunedì 15 luglio 2019

Terrestri sulla Luna

dalle pagine:
  1. https://www.ilfattoquotidiano.it/2018/09/03/teorie-sul-falso-allunaggio-perche-io-penso-che-il-documentario-sullo-sbarco-vada-comunque-visto/4597281/
  2. https://www.youtube.com/watch?time_continue=2&v=F1xmyWw93ls
  3. https://www.luogocomune.net/LC/americanmoon

1. 03/09/18, Giulietto Chiesa: Teorie sul falso allunaggio, perché io penso che il documentario [di Mazzucco] sullo sbarco vada comunque visto [continua]

2. In occasione dei primi 50 anni dallo sbarco sulla Luna, mentre i media mainstream sono tutti intenti alle celebrazioni ufficiali, come non riesumare l'antica questione che ha imperversato per anni, in rete, sulle prove dell'allunaggio, contestate o difese a spada tratta? E chi meglio del regista e documentarista Massimo Mazzucco e del noto debunker Paolo Attivissimo potevano dare nuova linfa vitale a questo dibattito, partendo - certo - da punti di vista diametralmente opposti? Ecco lo speciale realizzato da Byoblu per celebrare quello che fu "un grande passo per l'umanità" o "un piccolo passo per la Nasa". [vai al video]
americanmoon

3. homepage del documentario American Moon di Massimo Mazzucco: AmericanMoon

Sono 50 anni che si discute sulla veridicità dei viaggi lunari. Questo film finalmente riunisce, in un'opera unica, tutte le migliori argomentazioni a favore degli allunaggi e tutte le argomentazioni contrarie, comprese alcune prove mai presentate prima.
Al film partecipano inoltre diversi fotografi professionisti di livello mondiale, che offrono la loro analisi tecnica sulle fotografie delle missioni Apollo. Vengono così chiarite le varie questioni dibattute nel corso dei decenni, dalla assenza di stelle nelle fotografie fino alla direzione delle ombre, dalla questione delle pellicole esposte alle radiazioni, fino al tipo di illuminazione utilizzata per scattare le storiche immagini dell'uomo sulla luna.

domenica 14 luglio 2019

venerdì 12 luglio 2019

11 settembre 2001: i grattacieli non cadono così...

dalle pagine:

Grazie al Movimento Per La Verità Sull'11 Settembre e al Comitato Di Avvocati Per L'Inchiesta Sull'11 Settembre, Il Procuratore degli Stati Uniti d'America a Manhattan ha accolto la richiesta di presentare evidenze sulla demolizione del World Trade Center [Edifici 1 e 2 - Torri Gemelle - e 7] al Gran Giurì Federale.

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Numerosi studi sui dati sismici dell'11 settembre 2001 a New York confermano l'evidenza di esplosioni sia prima che durante il crollo di tutte e tre le torri del WTC, nonché di esplosioni anche prima degli impatti di velivoli contro le Torri Gemelle, in accordo con quanto dichiarato da vari testimoni (fra cui vigili del fuoco) e dimostrato da video...

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Oltre 600mila persone hanno visto l'articolo riassuntivo di AE911Truth.org [Architetti e Ingegneri per la Verità sull'11 Settembre] dal titolo "15 anni dopo: sulla fisica dei crolli dei grattacieli" pubblicato su EuroPhysics nel settembre 2016 che descrive l'insostenibilità della versione ufficiale relativa ai crolli delle Torri Gemelle (WTC 1 e 2) e dell'Editificio 7 (WTC 7) l'11 settembre 2001.

E’ importante ricordare che il fuoco non ha mai causato il crollo totale di edifici con struttura in acciaio, né prima né dopo l’11 settembre. Avremmo allora assistito ad uno stesso evento senza precedenti per ben tre volte l’11 settembre 2001? Le relazioni del NIST [Istituto Nazionale per gli Standard e la Tecnologia negli USA], che hanno tentato di sostenere quella improbabile conclusione, non riescono a persuadere un numero crescente di architetti, ingegneri e scienzati. Piuttosto, l’evidenza punta in modo preponderante alla conclusione che tutti e tre gli edifici siano stati distrutti da demolizioni controllate. Date le implicazioni di ampia portata, è eticamente imperativo che tale ipotesi diventi oggetto di una indagine veramente scientifica e imparziale da parte di autorità responsabili.

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Architetti e Ingegneri per la
Verità sull’ 11 settembre

AE911truth.org - verità sull' 11 settembre
AE911Truth.org
3151 Ingegneri e Architetti
affermano - 22842 cittadini di vari Paesi concordano - che il crollo delle Torri Gemelle (WTC-1 e 2) dell’Edificio 7 (WTC-7) del World Trade Center fu il risultato di demolizioni controllate
  
 
L’ 11 settembre 2001 per la prima (e ad oggi ultima) volta nella storia dell’ingegneria civile, non 1, non 2 ma ben 3 grattacieli con strutture in acciaio e cemento sarebbero crollati – in modo simmetrico cioé su se stessi,  e praticamente in caduta libera – a seguito dell’impatto di un aereo di linea e conseguente incendio (Torri Gemelle) e, rispettivamente, per un incendio alimentato da attrezzatura e materiali da ufficio (nel caso dell’Edificio 7, WTC-7, di 47 piani) …
La demolizione controllata, che presuppone una lunga e accurata progettazione e l’impiego di potenti esplosivi, rimane l’unica ipotesi logica e plausibile e l’unico modello in grado di spiegare gli eventi dell’11 settembre al World Trade Center, mentre i modelli proposti dalle indagini ufficiali sull’ 11 settembre NON corrispondono alla realtà di come sono avvenuti i crolli:

  • i modelli “ufficiali” proposti [“Pancake collapse” e “Pile driver collapse”] sono di fatto  sbagliati
  • l’unico modello che fino ad ora corrisponde alla realtà dei crolli dei 3 edifici è quello di demolizione controllata, che richiede progettazione e cariche esplosive, come l’organizzazione Architetti e Ingegneri per la Verità sull’11 Settembre AE911Truth.org da anni afferma.

Un semplice ed efficace video è disponibile per illustrare le implicazioni dei vari modelli e la loro corrispondenza o meno ai dati reali: 9/11 Experiments: The Force Behind the Motion.

Il fisico David Chandler ha dimostrato (video) che l’Edificio 7 (WTC-7) è crollato in perfetta caduta libera per circa 2,5 sec (su un totale di 6,5 sec, contro i teorici 6,2 sec di una completa caduta libera); un edificio può crollare in caduta libera o quasi solo nel caso di demolizioni controllate, in cui cariche esplosive eliminano la resistenza offerta dalla struttura stessa dell’edificio (muri, architravi, colonne, …).


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Lo sapevi che una terza torre 
è caduta l’11 settembre 2001?

11 settembre: la terza torre WTC-7
Si tratta dell’Edificio 7 del World Trade Center crollato alle 5,20 del pomeriggio di quell’11 settembre … eppure non è stato colpito da un aereo, l’incendio che si era sviluppato non era sufficiente a farla crollare, è crollato su se stesso in 6,5 secondi, in caduta libera nei primi secondi, ricercatori indipendenti hanno trovato tracce evidenti di esplosivi molto potenti e ad elevata tecnologia, in uso solo in alcuni laboratori militari… 

Ma chi non cerca non può trovare… L’indagine ufficiale ha inizialmente ignorato completamente l’Edificio 7. Successivamente i ricercatori ufficiali hanno proposto dei modelli che però non corripondono al modo in cui gli edifici sono crollati e non hanno investigato l’eventuale uso di materiale esplosivo: non cercandolo non l’hanno trovato!

Anche i mezzi di comunicazione di massa ufficiali (mainstream mass media) hanno volutamente ignorato e superficialmente denigrato anche i tentativi onesti e razionali di ricerca della verità su quanto avvenuto a New York l’ 11 settembre 2001, come ad esempio il New York Times…


Quindi, secondo il NY Times, 2 aerei avrebbero fatto crollare 3 edifici: le Torri Gemelle la mattina e l’Edificio 7 nel pomeriggio…

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dalla pagina http://www.ae911truth.org/news/376-news-media-events-how-911-continues-to-kill.html

How 9/11 Continues to Kill


Le polveri dalle Torri del World Trade Center implose causano ancora cancro e altre malattie dopo anni


Articolo di Craig McKee

Le menzogne possono uccidere. E poche menzogne hanno ucciso più di quelle mascherate da "verità" su ciò che avvenne l'11 settembre 2001. 
Oggi, oltre 15 anni dopo il 9/11, esporre quelle menzogne è importante e necessario come sempre. La falsa narrazione ufficiale su ciò che causò il crollo degli edifici del WTC non solo continua a reclamare vittime nella "guerra al terrore" globale, ma le false dichiarazioni sulla qualità dell'aria a Ground Zero l'11 settembre e nelle settimane e mesi che seguirono stanno ancora uccidendo centinaia di persone e ancora facendo ammalare gravemente migliaia di altre.
 
Il numero di primi soccorritori, di chi ha lavorato per rimuovere le macerie e di residenti della parte sud di Manhattan che hanno subito e subiscono conseguenze non sta diminuendo ma aumentando bruscamente. Anche quelli esposti alla polvere tossica e all'aria contaminata a Ground Zero che non si sono ancora ammalati,  non hanno modo di sapere se quel giorno arriverà prima o poi...
articolo completo in inglese

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Se hai ancora dubbi e vuoi più informazioni...
guarda:
  • video di 30 sec sul crollo di WTC-7 da vari punti di vista 
  • video del crollo del WTC-7 confrontato con [altre] demolizioni controllate
  • l’intervista a Richard Gage, fondatore di AE911Truth.org, su C-Span, il canale pubblico della politica USA: guarda il video [doppiato in italiano]
  • i video di Massimo Mazzucco (luogocomune.net/site): 11 Settembre – La nuova Pearl Harbor (l’opera più esaustiva sull’11 settembre!!!) e Il Nuovo Secolo Americano per capire come è nata l’operazione false flag 9/11 (false flag = un attacco attribuito ad altri, nel caso specifico a Osama Bin Laden da un rifugio in Afghanistan…)
  • il film di Giulietto Chiesa, Zero
  • Behind The Smoke Curtain: What Happened at the Pentagon on 9/11, and What Didn’t, and Why it Matters di Barbara Honegger ha ampiamente dimostrato [video in italiano] che quello al Pentagono fu un inside job = auto-attentato e una operazione false flag
  • altri video nella nostra lista video [alcuni, nel frattempo, sono stati rimossi]: http://presenzalongare.blogspot.it/p/video.html
leggi: 

lunedì 8 luglio 2019

VICENZA NON È PIÙ UNA “CITTÀ DI PACE”?

dalla pagina https://www.facebook.com/DAIP.CiviciPerVicenza/
Apprendiamo con incredulità e tristezza la decisione della Giunta comunale di Vicenza di recedere dal Coordinamento Nazionale degli Enti Locali per la Pace e i Diritti Umani.
Un atto politico e istituzionale molto grave, per nulla rispettoso della storia e dei valori della nostra Città, reso ancora più grave della decisione di non coinvolgere il Forum per la Pace, organo comunale con specifiche competenze e finalità, tra le quali quelle di esprimere pareri sulle proposte di deliberazione dell’amministrazione comunale e predisporre raccomandazioni su tematiche inerenti la pace e i diritti umani.
Questa delibera giunge a conclusione di un percorso evidentemente ideologico da parte di questa amministrazione che, nonostante la delega alla cooperazione e alla pace affidata ad una consigliera, ha deciso di non partecipare alla Marcia per la Pace Perugia Assisi, di non sostenere le Associazioni coinvolte, di non rispondere al piano triennale delle iniziative della Casa per La Pace.


Con questa azione, si calpesta lo Statuto del nostro Comune, la stella polare e la carta d’identità per decisioni importanti come questa. Lo Statuto parla e vale per tutti i vicentini, cittadini e amministratori. Uno dei primissimi articoli è dedicato alla Pace e alla cooperazione. Esso sancisce che “Il Comune riconosce nella pace un diritto fondamentale della persona e dei popoli” e indica concretamente una via per raggiungere tale fine, cioè impone di “incoraggiare la conoscenza reciproca dei popoli e delle rispettive culture” e “promuovere una cultura della pace e dei diritti umani mediante iniziative culturali e di ricerca, di educazione e di informazione e con il sostegno alle associazioni, che promuovono la solidarietà con le persone e con le popolazioni più povere”.
Vicenza è una Città per la Pace fin dal suo Statuto: nessun atto di recesso, negligenza, silenzio, potrà mai cancellare questo dato di fatto

giovedì 4 luglio 2019

Il decreto sicurezza bis smontato dalla gip Vella

dalla pagina https://ilmanifesto.it/il-decreto-sicurezza-bis-smontato-dalla-gip-vella/


Carola Rackete
La scarcerazione di Rackete. La motovedetta della Gdf non è una nave da guerra in acque territoriali, Libia e Tunisia non sono porti sicuri, le direttive ministeriali non hanno «nessuna idoneità a comprimere gli obblighi del capitano»: la giudice di Agrigento fa a pezzi la bandiera di Salvini



La gip di Agrigento Alessandra Vella, negando la convalida dell’arresto per la capitana della Sea Watch 3 Carola Rackete, ha smontato il decreto Sicurezza bis, eretto da Matteo Salvini come un bastione contro le Ong. L’ordinanza – Costituzione, codici e normative internazionali alla mano – dimostra come proprio Rackete sia stata quella che ha rispettato il diritto, al contrario della misura bandiera di Salvini.


La procura aveva chiesto per la comandante la convalida dell’arresto eseguito dalla Guardia di finanza il 29 giugno, quando la comandante ha deciso di entrare nel porto di Lampedusa nonostante il divieto. Il pm l’ha accusata di resistenza e violenza nei confronti della nave da guerra della Fiamme gialle e ancora di violenza per essersi opposta ai pubblici ufficiali della vedetta. Il primo capo d’accusa viene cassato perché le unità della Gdf sono considerare navi da guerra solo «quando operano fuori dalle acque territoriali». Il secondo pure è giudicato infondato perché «sulla scorta di quanto dichiarato dall’indagata e dei video, il fatto deve essere molto ridimensionato». La manovra pericolosa viene giustificata perché l’indagata «ha agito in adempimento di un dovere». Vella spiega qual è il dovere: «L’attività del capitano, di salvataggio di naufraghi, deve considerarsi adempimento degli obblighi derivanti dal complesso quadro normativo» nazionale e internazionale.
Alessandra Vella
La gip boccia il decreto Sicurezza bis in base al diritto e non alle convinzioni politiche (come Salvini ha insinuato, furioso, martedì sera via social): «Su tale quadro normativo non si ritiene possa incidere il decreto legge 53 del 2019»: il divieto interministeriale di ingresso, transito e sosta può scattare solo in presenza di attività di carico e scarico di merci o persone, ma non è il caso in esame perché la gip ricorda che si tratta di un salvataggio e per questo la nave non può considerarsi «ostile». Anche la resistenza a pubblico ufficiale viene giudicata come inevitabile, come cioè «l’esito dell’adempimento del soccorso» che, ricorda Vella, si esaurisce solo con «la conduzione fino al porto sicuro».
La gip mette in fila due elementi fondamentali, in contrasto con il decreto voluto da Salvini: non si può arbitrariamente bollare come offensivo il passaggio di una nave, soprattutto se è impegnata in un salvataggio; anche allo straniero entrato illegalmente durante un salvataggio devono essere assicurati sbarco e assistenza, solo dopo si può procedere al rimpatrio. Infine la gip sgombra il campo: Libia e Tunisia non hanno porti sicuri. Vella conclude: le direttive ministeriali in materia di «porti chiusi» o il provvedimento del ministro dell’Interno, firmato da Difesa e Infrastrutture, in base al quale si è stabilito il divieto di ingresso, transito e sosta alla Sea Watch 3, non ha «nessuna idoneità a comprimere gli obblighi del capitano», e persino sulle autorità nazionali, in materia di soccorso e salvataggio.
L’avvocato della capitana, Alessandro Gamberini, spiega: «Si è trattato dell’adempimento di un dovere, rispetto a norme che impongono di sbarcare le persone pena il pregiudizio di valori assoluti, come la tutela dell’integrità fisica di chi viene raccolto in situazioni di naufragio». E sul decreto Sicurezza bis: «Il giudice dimostra, attraverso il richiamo a norme internazionali cogenti, sia l’illegittimità della pretesa di chiudere i porti da parte del ministro dell’Interno, sia del divieto finale di attracco ripristinando l’equilibrio dei valori e la prevalenza dell’incolumità della vita, rispetto all’arbitrarietà di scelte operate per motivi propagandistici».


martedì 2 luglio 2019

Russia: Le sanzioni statunitensi hanno portato l'Iran a superare i limiti di uranio arricchito

dalla pagina https://www.lantidiplomatico.it/dettnews-russia_le_sanzioni_statunitensi_hanno_portato_liran_a_superare_i_limiti_di_uranio_arricchito/82_29250/

Mosca, comunque, invita Teheran a rispettare le disposizioni chiave dell'accordo di sicurezza con l'AIEA.

L'Iran ha superato il limite delle sue riserve di uranio a basso arricchimento a seguito delle sanzioni unilaterali imposte dagli Stati Uniti contro la Repubblica islamica. Lo ha affermato il ministro degli Esteri russo Sergey Lavrov.

La dichiarazione arriva dopo che il ministro degli Esteri iraniano, Mohammad Javad Zarif, ha annunciato che il suo paese ha superato il limite stabilito dall'accordo nucleare del 2015 firmato con il Sestetto delle potenze nucleari. "Nel maggio di quest'anno, gli Stati Uniti hanno adottato un nuovo pacchetto di sanzioni che proibivano a chiunque di acquistare surplus di acqua pesante e basso arricchimento dell'uranio dell'Iran [...] È 'necessario vedere il quadro più ampio e non solo concentrarsi su ciò che l'Iran ha fatto oggi ", ha detto Lavrov.

Allo stesso tempo, il capo della diplomazia russa ha invitato Teheran a rispettare l'accordo firmato con l'Agenzia internazionale per l'energia atomica (AIEA) per risolvere i dubbi sulla natura del programma nucleare iraniano.  "Esortiamo le autorità iraniane a dar prova di moderazione in ogni caso, a non essere impulsivi, ad osservare le disposizioni fondamentali del accordo di salvaguardia con l'AIEA e le disposizioni del protocollo aggiuntivo a questo accordo i colleghi", ha spiegato il cancelliere russo.

Tra i punti di tale accordo vi è la salvaguardia del reattore ad acqua pesante di Arak, che è stato uno dei nodi centrali della disputa sul programma nucleare del paese persiano.

Fonte: Rt
Notizia del: 02/07/2019

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dalla pagina https://ilmanifesto.it/poche-garanzie-dalla-ue-liran-torna-ad-arricchire-luranio/


Poche garanzie dalla Ue: l’Iran torna ad arricchire l’uranio


Golfo. Dopo l'uscita Usa dall'accordo sul nucleare, le rinnovate sanzioni e le tensioni belliche nel Golfo persico, Teheran viola uno dei requisiti dell'intesa del 2015. Una provocazione politica senza effetti sul piano militare


A quattro anni esatti dalla firma dello storico accordo sul nucleare iraniano, ieri il suo principale architetto, il ministro degli esteri iraniano Javad Zarif, ha annunciato il superamento da parte di Teheran del limite di 300 chili di scorte di uranio arricchito al 3,67%.
Cade uno dei requisiti dell’accordo, non per caso e non a sorpresa: l’Iran aveva lanciato il suo ultimatum di dieci giorni lo scorso 17 giugno – più diretto all’Europa che alla Casa bianca – e chiesto ai partner rimanenti del Jcpoa di muoversi per farlo rispettare. O per bypassare le sanzioni reintrodotte dall’amministrazione Trump dopo l’uscita statunitense dall’intesa di Obama.
L’Agenzia internazionale per l’energia atomica conferma: abbiamo verificato, Teheran ha superato il limite. Quei 300 kg che in termini bellici non significano nulla: l’Iran si era impegnato a restare nel limite dei 300 kg di uranio 235 arricchito al 3,67%, percentuale necessaria al funzionamento di impianti per il nucleare civile.