dalla pagina https://www.change.org/p/la-pace-ha-bisogno-di-te-sostieni-la-campagna-per-l-uscita-dell-italia-dalla-nato-per-un-italia-neutrale/u/18286745?tk=lr35NUdmC2rpga7YO1vQcz1T0YoHMvUEF69XfHWq2mo
Comitato promotore della campagna #NO GUERRA #NO NATO
Italia
28 ott 2016 — La
lotta per liberare l’Italia dalle armi nucleari ha mosso i suoi primi
passi nella nobile terra di Dante. Un grande inizio per lo sviluppo
della pace in Italia e nel mondo. E’ stata approvata ieri, mercoledì 26
ottobre, al Consiglio Regionale della Toscana, una mozione del gruppo Sì
Toscana a Sinistra che impegna la giunta a chiedere al Governo di
rispettare il Trattato di non-proliferazione delle armi nucleari e a far
sì che gli Stati Uniti rimuovano immediatamente qualsiasi arma nucleare
dal territorio italiano e rinuncino a installarvi le nuove bombe B61-12
e altre armi nucleari. La deliberazione del Consiglio Regionale toscano
accoglie così un documento promosso dal Comitato No Guerra No Nato. Le
bombe B61-12, dalla potenza media pari a quella di quattro bombe di
Hiroshima, stanno per arrivare in Italia. Lo conferma da Washington, con
prove documentate, la Federazione degli scienziati americani. Una foto
satellitare mostra che è stato effettuato l’upgrade della base della
U.S. Air Force ad Aviano e di quella di Ghedi-Torre. Secondo le
ultime
stime della Fas, gli Usa mantengono oggi 70 bombe nucleari B61 in Italia
(50 ad Aviano e 20 a Ghedi), 50 in Turchia, 20 rispettivamente in
Germania, Belgio e Olanda, per un totale di 180. Nessuno sa però con
esattezza quante siano. Si sa però che abbassano la soglia nucleare,
rendendo più probabile il lancio di un attacco nucleare dal nostro paese
ed esponendolo a una rappresaglia nucleare. All’uso di tali armi
nucleari vengono addestrati piloti italiani, nonostante l’Italia abbia
ratificato il Trattato di non-proliferazione che la «impegna a non
ricevere da chicchessia armi nucleari, né il controllo su tali armi,
direttamente o indirettamente». Stanno inoltre per arrivare alla base di
Amendola in Puglia, probabilmente l’8
novembre, i primi due dei 90
caccia F-35 che l’Italia si è impegnata ad acquistare dalla statunitense
Lockheed Martin. Il costo della partecipazione dell’Italia al programma
F-35 è di 12 miliardi 356 milioni di euro di denaro pubblico.
Nonostante ciò, l’Italia avrà una «sovranità limitata» sugli stessi F-35
della propria aeronautica. Una legge statunitense vieta infatti che i
«dati di missione» (i software di gestione dei sistemi di combattimento
dei caccia) siano comunicati ad altri. Saranno dunque gli Usa e non
l’Italia a controllare gli F-35 italiani, predisposti per l’uso delle
nuove bombe nucleari B61-12 che il Pentagono schiererà sul nostro
territorio nazionale.