mercoledì 30 agosto 2017

Che cosa stiamo sbagliando?

dalla pagina http://www.azionenonviolenta.it/cosa-stiamo-sbagliando-parla-leducatrice-dei-giovani-attentatori-barcellona/

Parla l’educatrice dei giovani attentatori di Barcellona

In una lettera al giornale catalano LaVanguardia Raquel un’educatrice sociale di Ripoll, che ha visto crescere alcuni dei componenti della cellula terrorista, si dichiara distrutta dal dolore per il massacro e propone l’educazione alla nonviolenza (traduzione di Antonella Iovino e Annachiara Pugliese).

Voglio spiegare cose che non usciranno sui giornali o alla televisione. Ho bisogno di gridarlo ai quattro venti, perché il mio cuore è molto triste, molto.
Non ho mai avuto un’emozione così forte come questa, perché non è razionale, non viene da qualcosa che sta arrivando o che fa parte della vita.
Viene da un altro posto che non sono nemmeno capace di descrivere.
Questi bambini erano bambini come tutti. Come i miei figli, erano bambini di Ripoll. Come quello che puoi veder giocare in piazza, o quello carico di uno zaino enorme di libri, quello che ti saluta e che ti lascia passare avanti nella coda al supermercato, quello che diventa nervoso quando gli sorride una ragazza.


Sto male al pensiero delle scintille che accendono odio nella rete, per strada, nel paese dove vivo, nei giornali…
Dove si mostra l’ignoranza, il rancore, l’indifferenza, la mancanza di rispetto verso il prossimo, le ragioni, i confini, il girar la testa dall’altra parte, il non sapersi mettere nei panni dell’altro.
E questo si ripete, secolo dopo secolo, anno dopo anno. Che cosa stiamo sbagliando? Dobbiamo fermare tutto ciò. Dobbiamo fare qualcosa. Ed io che credevo di farlo bene, di aver contribuito facendo la mi parte…
E’ vero che non lo avevo mai vissuto in prima persona e questo ha fatto in modo che io abbia cambiato il punto di vista. E adesso che lo vedo dall’altra parte sono in frantumi.
Le cose che si vedono alla televisione o dall’altra parte del mondo, sono cose che finiscono per diluirsi dimenticate, e non si sa se siano vere, reali. E abbiamo finito col guadagnare l’ira, la rabbia e nvocare “l’occhio per occhio, dente per dente”, per punire quei fatti.
Ora ho una sentimento che sfugge…
Mi fa star male vedere il mosaico di Mirò macchiato di sangue. Mi fa soffrire vedere che è nella mia città. Mi fa male pensare che potrei aver avuto conoscenti e familiari sulla Ramblas, dove camminando ho consumato più di un paio di suole.
Mi fa soffrire che siano stati loro…
Non posso contenere le lacrime. Di più, non ho potuto smettere di piangere dal primo giorno e so che mai potrò smettere di farlo. Sono lacerata, distrutta dentro.
So che in questi giorni il sostegno va alle vittime, va ai figli perduti, alle famiglie distrutte, alla città in lutto.
Però permettetemi di mostrare l’altra faccia della moneta, quella che non si vede sui giornali, quella che non piange in pubblico, quella che in silenzio asciuga le lacrime perché pare che non sia bello farsi vedere piangere per loro.
Mi permetta di raccontarle come erano loro, o per lo meno i bambini che conoscevo io. I miei ragazzi di Lokal. Mi dà forza.
Ho lavorato quasi tutta la mia vita, adesso ho 41 anni, nel mondo del sociale, sulla strada, nelle trincee come diciamo noi. Niente altro che sulla terra a Ripoll, iniziai a lavorare con un gruppo di giovani, però avevo ragazzini di quasi tutte le età, si aiutavano gli uni con gli altri.
Il più piccolo aveva 8 anni e arrivava sempre per mano di suo fratello, un ragazzo educato, timido, adorabile, un bravo studente, tranquillo, a scuola non si metteva mai nei guai.
Un ragazzino che mi offriva sempre un sacchetto con biscotti o caramelline acquistate con i pochi soldi che aveva.
C’erano due fratelli che si picchiavano sempre. Il più grande arrossiva quando vedeva entrare la ragazzina che gli piaceva, anche se non è mai arrivato a dirle una parola. Si comportava bene quando lei era lì.
Alla fine arrivarono molti ragazzi di Nador, molti impararono le loro prime parole ed anche quello che non si doveva dire: rispondere con insulti. Anch’io ne imparai nella loro lingua.
E naturalmente, poi arrivarono i fratelli, le nuove generazioni. I birichini, quelli con gli occhi vivaci e il sorriso sulle labbra.
Tutti stavamo crescendo e superando delle tappe. Si soffre durante l’adolescenza, mamma mia! Tra brufoli, punti neri, testosterone e sogni da realizzare. Ricordo ancora le lunghe chiacchierate in ufficio. Raquel ho bisogno di parlare con te… e lì facevamo le nostre chiacchierate e parlavamo del futuro. Pilota, maestro, collaboratore di una ONG. Come ha potuto sfumare tutto questo? Cos’è successo? Quando?
Che cosa facciamo perché queste cose accadano! Eravate cosí giovani, tanto pieni di vita, avevate una vita davanti…e mille sogni da realizzare.
Adesso non potrò dire quanto siete belli, o hai una fidanzata? O, mamma mia come sei cresciuto. Non potrò vedere i vostri figli, come faccio con gli altri.  Non potrò abbracciarvi… Mi fa molto male. Non posso crederci.
Questa non può finire come una delle tante storie, dobbiamo imparare, dobbiamo costruire un mondo migliore. Praticando l’esempio, educando alla nonviolenza, insegnando a non odiare, l’uguaglianza. Educando nelle scuole, negli spazi aperti, nelle famiglie, i nostri figli…
Mi rimangono molte cose dentro e molte immagini che non dimenticherò mai.
Said, Moha, Moussa, Youssef, Omar … Younes … Adesso Houssin … (è un incubo, una lista sempre più lunga)
Come può essere Younes …? Mi tremano le dita, non ho visto nessuno così responsabile come te …
Le cose che avete fatto non hanno una spiegazione e non sono lecite … la guerra l’ira, l’odio non portano da nessuna parte. Mai, in nome di nessuno. Ne per nessuno. Ne’ dei, ne’ bandiere, ne’ religione … Posso solo dire che ho il cuore spezzato…

venerdì 18 agosto 2017

Gli USA hanno creato Al-Qaeda e ISIS

dalla pagina http://www.globalresearch.ca/america-created-al-qaeda-and-the-isis-terror-group/5402881

America Created Al-Qaeda and the ISIS Terror Group

martedì 15 agosto 2017

Top secret: la dislocazione delle atomiche Usa in Italia

dalla pagina http://www.antimafiaduemila.com/home/terzo-millennio/231-guerre/66533-top-secret-la-dislocazione-delle-atomiche-usa-in-italia.html 

Pubblicato: 22 Luglio 2017
di Manlio Dinucci

I risultati delle periodiche ispezioni per controllare come le armi nucleari statunitensi vengono gestite, mantenute e sorvegliate sono, da ora in poi, top secret: lo ha deciso il Pentagono, dichiarando che in tal modo «si impedisce agli avversari di conoscere troppo riguardo alla vulnerabilità delle armi nucleari Usa». In realtà, commentano gli esperti della Federazione degli scienziati americani (Fas), i rapporti sulle ispezioni finora diffusi non contenevano dati classificati. Erano però emersi problemi relativi alla sicurezza delle armi nucleari e al comportamento del personale addetto alla loro gestione. Quindi da ora in poi nessuno, al di fuori di una ristretta cerchia nel Pentagono, potrà avere notizie sul grado di sicurezza dei siti, come Aviano e Ghedi Torre, in cui sono stoccate armi nucleari statunitensi.

Lo scopo fondamentale della decisione del Pentagono è però un altro: non facendo più sapere dove vengono effettuate ispezioni, esso non rivela più, neppure indirettamente, dove sono installate le armi nucleari. Ciò riguarda non solo le installazioni sul territorio statunitense ma, soprattutto, quelle in altri paesi. Non a caso la segretazione dei risultati delle ispezioni è stata decisa proprio mentre la B61-12, la nuova bomba nucleare Usa destinata a sostituire la B-61 schierata in Italia e altri paesi europei, è entrata nella fase di ingegnerizzazione che prepara la produzione in serie.
Non si sa quante B61-12 siano destinate all’Italia – scrivevamo sul manifesto il 18 aprile – ma non è escluso, data la crescente tensione con la Russia, che il loro numero sia maggiore di quello delle attuali B61 (stimato in 70). Non è neppure escluso che, oltre che ad Aviano e Ghedi, esse vengano dislocate in altre basi, tipo quella di Camp Darby dove sono stoccate le bombe della U.S. Air Force. Il fatto che, all’esercitazione Nato di guerra nucleare svoltasi a Ghedi nel 2014, abbiano preso parte per la prima volta anche piloti polacchi con cacciabombardieri F-16C/D, indica che con tutta probabilità le B61-12 saranno schierate anche in Polonia e in altri paesi dell’Est.
La B61-12 non è una semplice versione ammodernata della precedente, ma una nuova arma: ha una testata nucleare a quattro opzioni di potenza selezionabili a seconda dell’obiettivo da colpire; un sistema di guida che permette di sganciarla non in verticale, ma a distanza dall’obiettivo; la capacità di penetrare nel terreno per distruggere i bunker dei centri di comando in un first strike nucleare. La nuova bomba nucleare può essere sganciata dai caccia F-16 (modello C/D) della 31st Fighter Wing, la squadriglia di cacciabombardieri Usa dislocata ad Aviano (Pordenone), pronta all’attacco attualmente con 50 bombe B61 (numero stimato dalla Fas). La B61-12 può essere sganciata anche da cacciabombardieri Tornado PA-200, tipo quelli del 6° Stormo dell’Aeronautica italiana schierati a Ghedi (Brescia), pronti all’attacco nucleare attualmente con 20 bombe B61. In attesa che arrivino anche all’aeronautica italiana i caccia F-35 nei quali, annuncia la U.S. Air Force, «sarà integrata la B61-12».
Le mozioni parlamentari in cui si chiede al governo italiano di non permettere che le B61-12 siano installate sugli F-35 servono a richiamare l’attenzione dell’opinione pubblica sull’argomento; non hanno però alcuna possibilità di riuscita poiché la decisione non è nelle mani del governo italiano ma del comando Usa/Nato, e le stesse bombe possono essere istallate su altri aerei. La questione di fondo è un’altra. Una volta iniziato nel 2020 (ma non è escluso anche prima) lo schieramento in Europa della B61-12, definita dal Pentagono «elemento fondamentale della triade nucleare Usa» (terrestre, navale e aerea), l’Italia, ufficialmente paese non-nucleare, verrà trasformata in prima linea di un ancora più pericoloso confronto nucleare tra Usa/Nato e Russia.
Nonostante che l’Italia abbia ratificato il Trattato di non-proliferazione (Tnp), che la impegna a «non ricevere da chicchessia armi nucleari, né il controllo su tali armi, direttamente o indirettamente». La battaglia politica da condurre nel paese e in parlamento deve quindi mirare alla eliminazione delle armi nucleari installate in Italia, ossia alla completa denuclearizzazione del nostro territorio nazionale, sia perché ciò è prescritto dal Tnp, sia perché costituisce la condizione indispensabile per l’adesione italiana al Trattato sulla proibizione delle armi nucleari, votato a grande maggioranza alle Nazioni Unite ma ignorato dall’Italia.
(il manifesto, 21 luglio 2017)

FIRMA LA PETIZIONE: Clicca qui!

Sullo stesso argomento: 

sabato 12 agosto 2017

Schiavi e liberi

Questo è il primo di due testi che don Maurizio Mazzetto ci ha letto la mattina del 9 agosto facendo Presenza a Longare...

Schiavi e liberi

Chi, sia pure sommariamente (come noi: tanto per mettere le mani avanti), conosce la storia dell’atomica, della bomba atomica, è in grado di fare questa semplice e penosa constatazione: che si comportarono liberamente, cioè da uomini liberi, gli scienziati che per condizioni oggettive non lo erano; e si comportarono da schiavi, e furono schiavi, coloro che invece godevano di una oggettiva condizione di libertà. Furono liberi coloro che non la fecero. Schiavi coloro che la fecero. E non per il fatto che rispettivamente non la fecero o la fecero – il che verrebbe a limitare la questione alle possibilità pratiche di farla che quelli non avevano e questi invece avevano – ma precipuamente perché gli schiavi ne ebbero preoccupazione, paura, angoscia; mentre i liberi senza alcuna remora, e persino con punte di allegria, la proposero, vi lavorarono, la misero a punto e, senza porre condizioni o chiedere impegni (la cui più che possibile inosservanza avrebbe almeno attenuato la loro responsabilità), la consegnarono ai politici e ai militari.

E che gli schiavi l’avrebbero consegnata a Hitler, a un dittatore di fredda e atroce follia, mentre i liberi la consegnarono a Truman, uomo di «senso comune» che rappresentava il «senso comune» della democrazia americana, non fa differenza: dal momento che Hitler avrebbe deciso esattamente come Truman decise, e cioè di fare esplodere le bombe disponibili su città accuratamente, «scientificamente» scelte fra quelle raggiungibili di un paese nemico; città della cui totale distruzione si era potuto far calcolo (tra le «raccomandazioni» degli scienziati: che l’obiettivo fosse una zona del raggio di un miglio e di dense costruzioni; che ci fosse una percentuale alta di edifici in legno; che non avesse fino a quel momento subito bombardamenti, in modo da poter accertare con la massima precisione gli effetti di quello che sarebbe stato l’unico e il definitivo…).

La struttura organizzativa del «Manhattan Project» e il luogo in cui fu realizzato per noi si sfaccettano in immagini di segregazione e di schiavitù, in analogia ai campi di annientamento hitleriani. Quando si maneggia, anche se destinata ad altri, la morte – come la si maneggiava a Los Alamos – si è dalla parte della morte e nella morte. A Los Alamos si è insomma ricreato quello appunto che si credeva di combattere. Il rapporto tra il generale Groves, amministratore con pieni poteri del «Manhattan Project», e il fisico Oppenheimer, direttore dei laboratori atomici, è stato di fatto il rapporto che frequentemente si istituiva nei campi nazisti tra qualcuno dei prigionieri e i comandanti. Per questi prigionieri, il «collaborazionismo» era un modo diverso di esser vittime, rispetto alle altre vittime. Per gli aguzzini, un modo diverso di essere aguzzini. Oppenheimer è infatti uscito da Los Alamos annientato quanto un prigioniero «collaborazionista» dal campo di sterminio di Hitler.

Il suo dramma – che non ci commuove affatto, a cui soltanto riconosciamo un valore di parabola, di lezione, di ammonizione per gli altri uomini di scienza – è propriamente il dramma, vissuto a livello individuale, soggettivo, di un nefasto «collaborazionismo» che molte migliaia di persone hanno vissuto (nel senso che ne sono morte) oggettivamente, in quanto ne sono stati oggetto, bersaglio. E speriamo che altre e più vaste vendemmie di morte non vengano da questo, non ancora infranto, «collaborazionismo».

Leonardo Sciascia, La scomparsa di Majorana, Einaudi, 1975



Questo è il secondo di due testi che don Maurizio Mazzetto ci ha letto la mattina del 9 agosto facendo Presenza a Longare... 
  
COMUNICATO DEL SINDACO DELLA CITTA' DI HIROSHIMA E SUA LETTERA AL PRESIDENTE DEGLI USA DOPO L'INIZIO DELLA GUERRA IN AFGHANISTAN
 
8 ottobre 2001

Ho avuto notizia che prima dell'alba dell'8 ottobre, ora del Giappone, gli USA e la Gran Bretagna hanno cominciato a bombardare degli obiettivi dei terroristi e dei Talebani.

E' superfluo dire che gli attacchi terroristici di New York e Washington sono di atti di violenza inumani e ingiustificabili. Tuttavia la gente di Hiroshima crede, come abbiamo più volte ripetuto, che la strada della riconciliazione e della realizzazione di una pace autentica sia proprio nella rottura della catena dell'odio e della violenza. Anche se la violenza dovesse essere usata come l'ultima delle soluzioni possibili, ci si dovrebbe ricorrere solo all'interno di un contesto legale internazionale. Perciò è profondamente riprovevole che gli attacchi militari abbiano avuto inizio prima che adeguati sforzi fossero stati effettuati per trovare una soluzione pacifica.

Ci rendiamo conto con preoccupazione che l'attuale azione militare creerà una nuova catena di odio, inimicizia e violenza. Chiediamo di nuovo che gli USA e la comunità internazionale mettano da parte i sentimenti di rabbia e di dolore e si adoperino per spezzare la lunga catena di odio e violenza che ha dominato la storia mondiale per così tanti secoli.

Preghiamo affinché il popolo innocente dell'Afghanistan non venga sacrificato a causa di questo attacco e chiediamo che la violenza cessi immediatamente.

Tadatoshi Akiba, Sindaco di Hiroshima

venerdì 11 agosto 2017

11 settembre 2001: i grattacieli non cadono così

Oltre 500000 persone hanno visto l'articolo riassuntivo di AE911Truth.org [Architetti e Ingegneri per la Verità sull'11 Settembre] dal titolo "15 anni dopo: sulla fisica dei crolli dei grattacieli" pubblicato su EuroPhysics che descrive l'insostenibilità della versione ufficiale relativa ai crolli delle Torri Gemelle (WTC 1 e 2) e dell'Editificio 7 (WTC 7) l'11 settembre 2001.

E’ importante ricordare che il fuoco non ha mai causato il crollo totale di edifici con struttura in acciaio, né prima né dopo l’11 settembre. Avremmo allora assistito ad uno stesso evento senza precedenti per ben tre volte l’11 settembre 2001? Le relazioni del NIST [Istituto Nazionale per gli Standard e la Tecnologia negli USA], che hanno tentato di sostenere quella improbabile conclusione, non riescono a persuadere un numero crescente di architetti, ingegneri e scienzati. Piuttosto, l’evidenza punta in modo preponderante alla conclusione che tutti e tre gli edifici siano stati distrutti da demolizioni controllate. Date le implicazioni di ampia portata, è eticamente imperativo che tale ipotesi diventi oggetto di una indagine veramente scientifica e imparziale da parte di autorità responsabili.

Architetti e Ingegneri per la
Verità sull’ 11 settembre
AE911truth.org - verità sull' 11 settembre
AE911Truth.org
2900 Ingegneri e Architetti affermano che il crollo delle Torri Gemelle (WTC-1 e 2) dell’Edificio 7 (WTC-7) del World Trade Center fu il risultato di demolizioni controllate
   
L’ 11 settembre 2001 per la prima (e ad oggi ultima) volta nella storia dell’ingegneria civile, non 1, non 2 ma ben 3 grattacieli con strutture in acciaio e cemento sarebbero crollati – in modo simmetrico cioé su se stessi,  e praticamente in caduta libera – a seguito dell’impatto di un aereo di linea e conseguente incendio (Torri Gemelle) e, rispettivamente, per un incendio alimentato da attrezzatura e materiali da ufficio (nel caso dell’Edificio 7, WTC-7, di 47 piani) …
La demolizione controllata, che presuppone una lunga e accurata progettazione e l’impiego di potenti esplosivi, rimane l’unica ipotesi logica e plausibile e l’unico modello in grado di spiegare gli eventi dell’11 settembre al World Trade Center, mentre i modelli proposti dalle indagini ufficiali sull’ 11 settembre NON corrispondono alla realtà di come sono avvenuti i crolli:

  • i modelli “ufficiali” proposti [“Pancake collapse” e “Pile driver collapse”] sono di fatto  sbagliati
  • l’unico modello che fino ad ora corrisponde alla realtà dei crolli dei 3 edifici è quello di demolizione controllata, che richiede progettazione e cariche esplosive, come l’organizzazione Architetti e Ingegneri per la Verità sull’11 Settembre AE911Truth.org da anni afferma.

Un semplice ed efficace video è disponibile per illustrare le implicazioni dei vari modelli e la loro corrispondenza o meno ai dati reali: 9/11 Experiments: The Force Behind the Motion.

Il fisico David Chandler ha dimostrato (video) che l’Edificio 7 (WTC-7) è crollato in perfetta caduta libera per circa 2,5 sec (su un totale di 6,5 sec, contro i teorici 6,2 sec di una completa caduta libera); un edificio può crollare in caduta libera o quasi solo nel caso di demolizioni controllate, in cui cariche esplosive eliminano la resistenza offerta dalla struttura stessa dell’edificio (muri, architravi, colonne, …).

"Ri-Pensa l’11 settembre 
 L’evidenza potrebbe sorprenderti"
 
ReThink911.orgReThink911è la campagna internazionale promossa dagli Architetti e Ingegneri USA di ae911truth.org   

La petizione “ReThink911” proposta da AE911Truth.org chiede la costituzione di una commissione di inchiesta, autorevole e indipendente, per indagare sugli eventi dell’ 11 settembre 2001. Finora è stata sottoscritta da 23139 persone.


Lo sapevi che una terza torre 
è caduta l’11 settembre 2001?

11 settembre: la terza torre WTC-7
Si tratta dell’Edificio 7 del World Trade Center crollato alle 5,20 del pomeriggio di quell’11 settembre … eppure non è stato colpito da un aereo, l’incendio che si era sviluppato non era sufficiente a farla crollare, è crollato su se stesso in 6,5 secondi, in caduta libera nei primi secondi, ricercatori indipendenti hanno trovato tracce evidenti di esplosivi molto potenti e ad elevata tecnologia, in uso solo in alcuni laboratori militari…

Ma chi non cerca non può trovare… L’indagine ufficiale ha inizialmente ignorato completamente l’Edificio 7. Successivamente i ricercatori ufficiali hanno proposto dei modelli che però non corripondono al modo in cui gli edifici sono crollati e non hanno investigato l’eventuale uso di materiale esplosivo: non cercandolo non l’hanno trovato!

Anche i mezzi di comunicazione di massa ufficiali (mainstream mass media) hanno volutamente ignorato e superficialmente denigrato anche i tentativi onesti e razionali di ricerca della verità su quanto avvenuto a New York l’ 11 settembre 2001, come ad esempio il New York Times…


Quindi, secondo il NY Times, 2 aerei avrebbero fatto crollare 3 edifici: le Torri Gemelle la mattina e l’Edificio 7 nel pomeriggio…

dalla pagina http://www.ae911truth.org/news/376-news-media-events-how-911-continues-to-kill.html

How 9/11 Continues to Kill

 

Le polveri dalle Torri del World Trade Center implose causano ancora cancro e altre malattie dopo anni


Articolo di Craig McKee
 
Le menzogne possono uccidere. E poche menzogne hanno ucciso più di quelle mascherate da "verità" su ciò che avvenne l'11 settembre 2001.
Oggi, oltre 15 anni dopo il 9/11, esporre quelle menzogne è importante e necessario come sempre. La falsa narrazione ufficiale su ciò che causò il crollo degli edifici del WTC non solo continua a reclamare vittime nella "guerra al terrore" globale, ma le false dichiarazioni sulla qualità dell'aria a Ground Zero l'11 settembre e nelle settimane e mesi che seguirono stanno ancora uccidendo centinaia di persone e ancora facendo ammalare gravemente migliaia di altre.

Il numero di primi soccorritori, di chi ha lavorato per rimuovere le macerie e di residenti della parte sud di Manhattan che hanno subito e subiscono conseguenze non sta diminuendo ma aumentando bruscamente. Anche quelli esposti alla polvere tossica e all'aria contaminata a Ground Zero che non si sono ancora ammalati,  non hanno modo di sapere se quel giorno arriverà prima o poi...
articolo completo in inglese


Se hai ancora dubbi e vuoi più informazioni...
guarda:

  • video di 30 sec sul crollo di WTC-7 da vari punti di vista 
  • video del crollo del WTC-7 confrontato con [altre] demolizioni controllate
  • l’intervista a Richard Gage, fondatore di AE911Truth.org, su C-Span, il canale pubblico della politica USA: guarda il video [doppiato in italiano]
  • i video di Massimo Mazzucco (luogocomune.net/site): 11 Settembre – La nuova Pearl Harbor (l’opera più esaustiva sull’11 settembre!!!) e Il Nuovo Secolo Americano per capire come è nata l’operazione false flag 9/11 (false flag = un attacco attribuito ad altri, nel caso specifico a Osama Bin Laden da un rifugio in Afghanistan…)
  • il film di Giulietto Chiesa, Zero
  • Behind The Smoke Curtain: What Happened at the Pentagon on 9/11, and What Didn’t, and Why it Matters di Barbara Honegger ha ampiamente dimostrato [video in italiano] che quello al Pentagono fu un inside job = auto-attentato e una operazione false flag
  • altri video nella nostra lista video http://presenzalongare.blogspot.it/p/video.html

leggi: