mercoledì 29 aprile 2020

Spese militari italiane in forte crescita: superati i 26 miliardi di euro su base annua

dalla pagina http://www.milex.org/2020/04/27/spese-militari-italiane-in-forte-crescita-superati-i-26-miliardi-di-euro-su-base-annua/


L’aumento è del 6,4% con incremento di oltre 1,5 miliardi di euro rispetto al 2019
Nota metodologica
Questa scheda elaborata dall’Osservatorio Mil€x sulla spesa militare italiana intende fornire la valutazione più precisa e approfondita possibile degli investimenti militari dello Stato italiano nel 2020 con la documentazione attualmente a disposizione.
Risulta doverosa una premessa di natura metodologica riguardante le spese militari in generale e quelle relative all’Italia in particolare. Valutare in maniera compiuta la spesa militare è un compito arduo, perché mentre alcuni costi sono evidentemente di questa natura per altri è più difficile andare a stabilire precisamente che tipo di funzione abbiano all’interno dell’apparato statale.
Come criterio scientifico di riferimento l’Osservatorio Mil€x usa come standard la definizione di spesa militare dell’istituto di ricerca SIPRI di Stoccolma, globalmente considerato tra i più affidabili e rigorosi, eppure va notato che nonostante questa convergenza le stime riguardanti l’Italia possono essere anche decisamente differenti. Ciò avviene da un lato perché di norma il SIPRI considera stime di consuntivo, mentre la scheda specifica che avete fra le mani si concentra sul bilancio previsionale, dall’altro perché esiste ovviamente un diverso grado di accesso a documenti e cifre ufficiali del Bilancio dello Stato. In tal senso si può considerare più affidabile e precisa la stima di Mil€x in quanto è più semplice e diretto l’accesso a documentazione anche in lingua originale senza necessità di mediazione dei dipartimenti e uffici pubblici preposti.
Inoltre l’Osservatorio Mil€x non solo ha sviluppato in questi anni una capacità di analisi diretta affidabile delle documentazioni della Legge di Bilancio, ma è stato anche in grado elaborare alcuni meccanismi di conteggio per valutare parti della spesa militare che si possono desumere solamente per via indiretta (costi pensionistici, presenza di basi straniere sul territorio italiano, etc).
L’ultima sottolineatura importante prima di passare all’analisi dei dati è la già ricordata natura previsionale di questa stima, in quanto basata sulla documentazione della Legge di Bilancio votata dal Parlamento a fine 2019 e i cui capitoli e le cui allocazioni potrebbero quindi essere oggetto di variazioni da parte del Governo in corso d’anno. Ciò significa che la spesa militare reale del 2020 potrà, alla fine, anche differire di molto rispetto alle stime fornite con questo documento, ed anzi di norma è quello che succede: quasi sempre si riscontrano dei consuntivi più alti rispetto ai bilanci previsionali. Ciò sembrerebbe togliere valori ai dati che vengono qui forniti, che al contrario possiedono un interesse ed una rilevanza per nulla intaccati dalle considerazioni appena svolte. Ciò perché uno degli aspetti più importanti delle analisi che si conducono sulla spesa militare è anche la dinamica tendenziale, perché è in grado di fornire indicazioni sulle scelte politiche dei vari governi sul tema richiamando paragoni chiari fra vari bilanci. Riteniamo dunque opportuno continuare a fornire una valutazione approfondita della spesa militare previsionale, con una metodologia consolidata che la rende direttamente e pienamente comparabile con quella degli anni precedenti.
La stima della spesa militare italiana per il 2020
Ricordiamo che la metodologia di conteggio elaborata dall’Osservatorio Mil€x e derivante dalla già ricordata definizione SIPRI di spesa militare prevede che al Bilancio proprio del Ministero della Difesa vadano aggiunti anche capitoli di natura militare presenti in altri Ministeri, oltre che sottratti (totalmente o in parte) costi rientranti nello stesso Dicastero ma evidentemente con funzioni di natura non militare.
Nella Tabella seguente vengono quindi fornite le cifre di comparazione tra le previsioni per il 2019 e le previsioni per il 2020 delle voci di spesa selezionate secondo il criterio appena esposto. Vengono riportate in colore rosso le cifre che non sono ricomprese (in tutto o in parte) nella stima conteggiata da Mil€x.

Come si può notare con tutta evidenza la spesa militare previsionale 2020 registra un fortissimo aumento di oltre 1,5 miliardi di euro pari ad oltre il 6% in più su base annua, sia per la crescita diretta del bilancio proprio del Ministero della Difesa sia per il mantenimento di alti livelli di spesa di natura militare anche su altri Dicasteri. Continua ad essere in crescita la quota di investimento per nuovi sistemi d’arma proveniente dal Ministero per lo Sviluppo Economico (ormai arrivata a quasi tre miliardi) ma è soprattutto la decisa risalita degli investimenti per armi allocati sul bilancio della Difesa (circa 2,8 miliardi con un +40% rispetto al 2019) a portare i fondi a disposizione per acquisti di nuove armi ad un livello forse record di quasi 6 miliardi.
È importante notare che per carenza al momento di documentazione e dettagli affidabili sui trasferimenti pensionistici e la difficoltà insita nell’elaborazione di stime sulla specifica voce relativa alle basi internazionali presenti nel territorio italiano tali cifre specifiche sono state considerate come invarianti rispetto all’anno precedente. Una scelta di approssimazione che comunque permette di avere una stima realistica complessiva e non falsare il paragone di trend tra un anno e l’altro poiché si tratta di voci non sottoposte a variazioni repentine in quanto scelte e conseguenze di medio-lungo periodo.
Sono invece ancora da definire, e dunque non sono stati considerati in questa scheda di approfondimento, gli impatti sia su quest’anno che a livello pluriennale di alcuni programmi di investimento per sistemi d’arma annunciati in anni recenti, all’interno di Fondi più ampi predisposti dalla Presidenza del Consiglio dei ministri o di Fondi concertati tra il Ministero della Difesa e il Ministero per lo Sviluppo Economico. Rimandiamo a schede ed analisi successive la valutazione approfondita di questi specifici aspetti.
Infine, come pista di lavoro e conferma della già sottolineata tendenza ad avere una spesa consuntiva molto più alta del bilancio previsionale, è opportuno notare che la stesa documentazione ufficiale della Legge di Bilancio rileva su questo esercizio la presenza di residui presunti per il Ministero della Difesa pari a 1.007 milioni di euro. Che comportano poi autorizzazioni di cassa per 23.296 milioni e una cifra complessiva spendibile (residui più competenza) per il 2020 di 23.977 milioni. Cioè circa un miliardo tondo in più di quanto evidenziato nelle previsioni sopra riportate (ma che non è possibile attribuire “in toto” alla spesa militare perché potrebbe riguardare residui relativi ad esempio alle funzioni di polizia e controllo del territorio dei Carabinieri).

martedì 21 aprile 2020

Il NIST corregga la relazione del 2008 sul crollo del WTC 7

dalla pagina https://www.ae911truth.org/nist

Familiari delle vittime dell'11 settembre ed esperti di AE911Truth.org il 15 aprile scorso hanno presentato una richiesta di correzione all'Istituto Nazionale per Standard e Tecnologie (NIST) riguardo la relazione del 2008 sul crollo dell'Edificio 7 del World Trade Center.

La richiesta, che comprende oltre 100 pagine e 5 allegati tecnici, rappresenta una sfida senza precedenti alla relazione del NIST sulle cause del crollo di WTC 7.

[L'Edificio 7 - che crollò in verticale, sulla sua pianta, alle 17.20 dell'11 settembre 2001 in meno di 7 secondi, in caduta libera nei primi secondi - secondo al relazione NIST in questione sarebbe crollato a seguito di incendi di materiali da ufficio...]


mercoledì 8 aprile 2020

Il fuoco NON ha causato il crollo dell'Edificio 7 del World Trade Center l'11 settembre 2001

dalla pagina https://www.ae911truth.org/wtc7

WTC 7
Il 25 marzo scorso, ricercatori dell'Università dell'Alaska a Fairbanks [UAF] hanno presentato la relazione finale dello studio di modellistica, durato quattro anni, sul crollo dell'Edificio 7 del World Trade Center [WTC 7]. 

Il WTC 7 di 47 piani fu il terzo grattacielo ad essere completamente distrutto l'11 settembre 2001, crollando rapidamente [meno di 6,5 sec.] e simmetricamente sulla sua pianta alle 5:20 del pomeriggio. Sette anni dopo, investigatori dell'Istituto Nazionale per gli Standard e la Tecnologia (NIST) conclusero che WTC 7 fosse il primo grattacielo con una struttura in acciaio ad essere crollato solamente come risultato di normali incendi da ufficio.

Contrariamente alle conclusioni del NIST, il gruppo di ricerca dell'UAF dimostra che il crollo del WTC 7 l'11 settembre non fu causato da incendi ma piuttosto dal quasi simultaneo cedimento di ogni colonna portante nell'edificio".

Download: Final Report | Abstract
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Noi lo sapevamo già, ma per chi ancora credesse alla versione ufficiale, questa è una ulteriore dimostrazione scientifica, in aggiunta alle molte altre precedenti (caduta libera nei primi secondi, tracce di esplosivi - nanotermite, rumore di detonazioni, etc.) ...

Oltre 3200 architetti e ingegneri di AE911Truth.org da anni dichiarano che le Torri Gemelle (WTC 1 e 2) e l'Edificio 7 sono crollati con demolizioni controllate, che richiedono l'utilizzo di esplosivi e una accurata e lunga pianificazione, e chiedono - assieme ad oltre 26900 persone - una nuova inchiesta indipendente sugli eventi dell'11 settembre 2001.

martedì 7 aprile 2020

La Nato in armi per «combattere il coronavirus»

dalla pagina https://ilmanifesto.it/la-nato-in-armi-per-combattere-il-coronavirus/

L'arte della guerra. Mentre la Nato è impegnata a «combattere il coronavirus» in Europa, due dei maggiori Alleati europei, Francia e Gran Bretagna, inviano loro navi da guerra nei Caraibi




I 30 ministri degli Esteri della Nato (per l’Italia Luigi Di Maio), riunitisi il 2 aprile in videoconferenza, hanno incaricato il generale Usa Tod Wolters, Comandante Supremo Alleato in Europa, di «coordinare il necessario appoggio militare per combattere la crisi del coronavirus». È lo stesso generale che, al Senato degli Stati uniti il 25 febbraio, ha djchiarato che «le forze nucleari sostengono ogni operazione militare Usa in Europa» e che lui è «sostenitore di una flessibile politica del primo uso» delle armi nucleari, ossia dell’attacco nucleare di sorpresa. («Alla nostra salute ci pensa il dottor Stranamore», il manifesto, 24 marzo).
Il generale Wolters è comandante supremo della Nato in quanto capo del Comando Europeo degli Stati uniti. Fa quindi parte della catena di comando del Pentagono, che ha la priorità assoluta.
Quali siano le sue rigide regole lo conferma un recente episodio: il capitano della portaerei Roosevelt, Brett Crozier, è stato rimosso dal comando perché, di fronte al diffondersi del coronavirus a bordo, ha violato il segreto militare sollecitando l’invio di aiuti. Per «combattere la crisi del coronavirus» il generale Wolters dispone di «corridoi preferenziali per voli militari attraverso lo spazio aereo europeo», dove sono quasi scomparsi i voli civili.

Corridoi preferenziali vengono usati anche dai bombardieri Usa da attacco nucleare B2-Spirit: il 20 marzo, decollati da Fairford in Inghilterra, si sono spinti, insieme a caccia norvegesi F-16, fin sull’Artico verso il territorio russo. In tal modo – spiega il generale Basham vice-comandante delle Forze aeree degli Stati uniti in Europa – «possiamo rispondere con prontezza ed efficacia alle minacce nella regione, dimostrando la nostra risolutezza a portare ovunque nel mondo la nostra potenza di combattimento».
Mentre la Nato è impegnata a «combattere il coronavirus» in Europa, due dei maggiori Alleati europei, Francia e Gran Bretagna, inviano loro navi da guerra nei Caraibi. La nave da assalto anfibio Dixmund è salpata il 3 aprile da Tolone verso la Guyana francese per quella che il presidente Macron definisce «una operazione militare senza precedenti». denominata «Resilienza», nel quadro della «guerra al coronavirus». La Dixmund può svolgere la funzione secondaria di nave ospedale con 69 letti, 7 dei quali per terapie intensive.
Il ruolo primario di questa grande nave, lunga 200 m e con un ponte di volo di 5000 m2, è quello dell’assalto anfibio: avvicinatasi alla costa nemica, attacca con decine di elicotteri e mezzi da sbarco che trasportano truppe e mezzi corazzati. Caratteristiche analoghe, anche se su scala minore, ha la nave britannica RFA Argus, salpata il 2 aprile verso la Guyana britannica. Le due navi europee si posizioneranno nelle stesse acque caraibiche nei pressi del Venezuela dove sta arrivando la flotta da guerra – con le più moderne navi da combattimento litorale (costruite anche dall’italiana Leonardo per la US Navy) e migliaia di marines – inviata dal presidente Trump ufficialmente per bloccare il narcotraffico.
Egli accusa il presidente venezuelano Maduro di «approfittare della crisi del coronavirus per accrescere il traffico di droga con cui finanzia il suo narco-Stato». Scopo dell’operazione, appoggiata dalla Nato, è rafforzare la stretta dell’embargo per strangolare economicamente il Venezuela (paese con le maggiori riserve petrolifere del mondo), la cui situazione è aggravata dal coronavirus che ha iniziato a diffondersi.
L’obiettivo è deporre il presidente Maduro regolarmente eletto (sulla cui testa gli Usa hanno posto una taglia di 15 milioni di dollari) e instaurare un governo che porti il paese nella sfera di dominio Usa. Non è escluso che possa essere provocato un incidente che serva da pretesto per l’invasione del Venezuela. La crisi del coronavirus crea condizioni internazionali favorevoli a una operazione di questo tipo, magari presentata come «umanitaria».