lunedì 21 marzo 2011

L'Italia ripudia la guerra come strumento...

L'Italia ripudia la guerra come strumento...

Costituzione italiana. Articolo 11. L'Italia ripudia la guerra come strumento di offesa alla libertà degli altri popoli e come mezzo di risoluzione delle controversie internazionali;
consente, in condizioni di parità con gli altri Stati, alle limitazioni di sovranità necessarie ad un ordinamento che assicuri la pace e la giustizia fra le Nazioni;
promuove e favorisce le organizzazioni internazionali rivolte a tale scopo.


Dopo alcune giornate passate a leggere e sentire le incalzanti e preoccupanti notizie dall'Italia, dall'Europa e dalla Libia mi son riempito la testa di domande più che di risposte, di dubbi più che di certezze. Credo sia valido condividerle.
In base a quale interpretazione dell'Articolo 11 stiamo partecipando alle operazioni in Libia? Imporre una no fly zone con i bombardamenti è un atto di guerra? Credo di sì. Il diritto internazionale viene spesso recepito al pari o al di sopra della Carta costituzionale, ma è possibile farlo anche in questo caso in base a una risoluzione dell'Onu e a una riunione lampo di "volenterosi"? Non so se inglesi, francesi e americani (i primi a lanciare missili due giorni fa) possano dirsi "paesi di buona volontà", sempre motivati da preoccupazioni umanitarie. S'è parlato di scelta inevitabile, ma continuo a dubitarne.

Non saremmo dovuti intervenire anche in Cecenia, in Tibet, in Honduras o nel Darfur? Quante crisi, guerre civili e abusi vengono commessi ogni giorno in decine di paesi? Dove siamo noi in quei casi? Di certo non entriamo in quei paesi militarmente e, purtroppo, spesso nemmeno con la sufficiente prontezza e sensibilità diplomatica. Spesso li ignoriamo. Cosa dovremmo fare in questo caso?

La Libia è vicina, ok. Siamo il suo primo partner commerciale, ok. I ribelli chiedono aiuto e sono vessati da un dittatore che ha reagito con una gravissima escalation di violenza e repressione, ok. Nessuno lo nega. Sappiamo, però, che la Libia, per qualche strano motivo, è un po' più speciale. Ha il petrolio e tanti investimenti in gioco. Non erano amici nostri? Quanti raìs e violazioni è lecito tollerare pur di conquistare mercati e fonti d'energia? La retorica dei diritti umani applicata col contagocce, selettivamente, fa acqua da tutte le parti ormai. Business first, il governo lo sa bene e adesso, in pochi giorni, ha cambiato discorso in modo imbarazzante.

Abbiamo paura delle probabili ondate migratorie, pensa un po'. Non ci sono altri "mezzi di risoluzione della controversia" come suggerisce la Costituzione? Ci dicono di no, le bombe sono  i n e v i t a b i l i, Gheddafi è un pazzo che minaccia gli alleati della Nato e una parte della sua stessa popolazione, va eliminato. Non è una scoperta del marzo 2011. E quindi? Baciamo le mani. Ma come? E' stata una guasconata. Si chiama invece geopolitica, dura e pura, ma giocata male.

Rispetterà l'esercito libico il cessate il fuoco dichiarato stanotte? Forse ci si attende un'altra violazione per poter dare la sferzata finale, le mani prudono e la partita potrebbe chiudersi troppo presto senza che vi sia stata la possibilità di dimostrare "quanto contiamo". Ma chissà, forse son solo dietrologie, in effetti. Esiste anche la causa dei ribelli, l'idea di un risveglio dei popoli arabi che proietta mondialmente un'immagine rinnovata delle nuove generazioni, in lotta per i diritti fondamentali e la democrazia. E' ancora presto per giudicarli. Il dubbio è su come sia meglio intervenire e accogliere questi cambiamenti e la Costituzione ci indica una strada. Giuseppe Genna su Carmilla riporta due dichiarazioni di Bossi e Di Pietro che vorrei riprendere e con cui concludo.

Ha dichiarato Umberto Bossi: «Il mondo è pieno di famosi democratici, che sono abilissimi a fare i loro interessi, mentre noi siamo abilissimi a prenderla in quel posto: il maggior coraggio a volte è la cautela. Io penso che ci porteranno via il petrolio e il gas e con i bombardamenti che stanno facendo verranno qua milioni di immigrati, scappano tutti e vengono qua. La sinistra sará contenta di quel che succede in Nordafrica perchè per loro conta solo portar qui un sacco di immigrati e dargli il voto. È questo l'unico modo che hanno per vincere le elezioni».

Ha dichiarato Antonio Di Pietro: «Bossi non ha fatto una dichiarazione ipocrita ("se bombardiamo la Libia ci porteranno via petrolio e gas e arriveranno immigrati a milioni"), ma nel merito fa un errore. Sul piano economico l'errore che fa Bossi è pensare che stando con Gheddafi un domani ci saranno ancora petrolio e gas. Ormai è partita la coalizione, bisogna giá pensare al dopo Gheddafi. Il "domani" e l'approvvigionamento delle materie prime dalla Libia sarà a disposizione di coloro che hanno aiutato la transizione, non di coloro che si sono messi contro. Fare parte della coalizione non crea problemi, semmai il contrario. Ma non deve essere questa - conclude - la ragione per la quale non andiamo in Libia, sarebbe ragione volgare».

Fine (?).
21 marzo 2011