Washington
rende pubblici i documenti «top secret» con la testimonianza di Abu
Zubaydah: dal «waterboarding» alle «scatole di confinamento». Il ruolo dei medici
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«Avevo i ceppi ovunque, anche alla testa, non potevo muovermi. Poi mi
hanno messo un panno in bocca e hanno cominciato a buttare acqua, acqua,
acqua». Abu Zubaydah racconta così la pratica di tortura del
«waterboarding» inflittagli nel 2007 nella prigione militare di massima
sicurezza a Guantanamo Bay, base americana in terra cubana. Il New York Times
ha pubblicato parte della testimonianza dell’uomo, che la Cia aveva
identificato come un membro di al Qaeda: è la prima testimonianza in
prima persona di una vittima di tortura a Guantanamo, resa pubblica dal
governo assieme ad altri documenti «top secret» dell’agenzia di
intelligence americana, su richiesta dell’American Civil Liberties
Union. [continua]