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Introduzione - Estratto dal libro "False Flag - Sotto Falsa Bandiera"
di Enrica Perucchietti
[...]
Il 26 ottobre 2001 il presidente americano George W. Bush
firma un disegno di legge presentato solo tre giorni prima dal
repubblicano James Sensenbrenner e approvato dalla Camera e dal Senato.
Si tratta dell’Uniting and Strengthening America by Providing Appropriate Tools Required to Intercept and Obstruct Terrorism Act of 2001, meglio noto come “USA Patriot Act”.
L’autore della legge federale è Viet Dinh, assistente del Procuratore
generale degli Stati Uniti. La norma rinforza il potere dei corpi di
polizia e di spionaggio statunitensi allo scopo di ridurre il rischio di
attacchi terroristici quali quelli avvenuti appena un mese e mezzo
prima.
In questo modo la Casa Bianca è riuscita a introdurre delle restrizioni sulla privacy e, più in generale, delle misure “draconiane” per inasprire la sorveglianza dei cittadini e di tutti coloro che si apprestino a
entrare sul suolo americano. Misure che sarebbero state impensabili e
non sarebbero mai state accettate prima dell’Undici settembre. Questa
tragica data è stata infatti intesa dall’amministrazione Bush come
“un’occasione”, una “nuova Pearl Harbor”. David Rumsfeld avrebbe ammesso
che l’Undici settembre aveva creato «il genere di opportunità offerto dalla seconda guerra mondiale per rimodernare la guerra».
Anche
il presidente Bush e Condoleeza Rice avrebbero parlato dell’Undici
settembre in termini di opportunità. Sulle macerie del World Trade
Center sarebbe così nata l’occasione di soddisfare quelle che per i
neocon erano le condizioni essenziali per promuovere l’imperialismo
americano: l’attacco all’Afghanistan e all’Iraq, l’incremento delle
spese belliche e la promozione della nuova dottrina della guerra
preventiva.
Come per Pearl Harbor, quest’evento avrebbe diviso il
passato e il futuro in un prima e un dopo. Uno spartiacque storico che
avrebbe modificato per sempre l’immaginario e le strategie geopolitiche.
Un tale shock collettivo, una crisi talmente profonda e
devastante per l’opinione pubblica, che nulla dopo di esso sarebbe più
stato come prima. Gli Stati Uniti avrebbero potuto rispondere con misure
drastiche, ridurre le libertà civili, inasprire le misure di
sorveglianza nei confronti dei cittadini, ricorrere alla detenzione
preventiva dei sospetti e utilizzare la violenza fino in fondo.
Opportunità
Si tratta di creare i presupposti per poter poi raccogliere e sfruttare delle opportunità calcolate con cura e, in alcuni casi, di lasciare che gli eventi “avvengano” per poi strumentalizzare l’accaduto, anche qualora comporti tragedie e perdite di vite umane; altre volte si tratta di pianificare i cosiddetti “attacchi sotto falsa bandiera” per poter conseguire un determinato obiettivo, dopo avere manipolato degli “utili idioti” che poi divengono capri espiatori, e aver cooptato talpe, spie, dirigenti, informatori.
Ciò
avviene sempre, però, in base a obiettivi precisi, strategie studiate a
tavolino e interessi personali. Interessi che non corrispondono mai a
quelli delle masse. Si tratta delle cosiddette “false flag operations” o
“operazioni sotto falsa bandiera”: gli attacchi sotto falsa bandiera
per incolpare il nemico sono sempre avvenuti – lo dimostra persino la
storia antica – e non sono questione recente, né materia per
“complottisti”.
Anche quello di creare un nemico esterno / capro espiatorio per coalizzare l’opinione pubblica contro tale fantomatico pericolo – come splendidamente descritto da George Orwell in 1984, con il nemico pubblico numero uno del Partito, Emmanuel Goldstein – è uno dei trucchi più vecchi del mondo.
L’espressione “false flag” ha origine nei combattimenti navali, in cui l’utilizzo di una bandiera diversa da quella reale, nell’imminenza di un attacco, è considerato accettabile, a condizione che la vera bandiera venga innalzata nel momento in cui inizia l’attacco vero e proprio.
Con l’espressione “false flag operations”, invece, si è passati a indicare delle operazioni belliche auto-create, ideate cioè per far credere che l’attacco sia stato effettuato da gruppi diversi, rispetto ai reali esecutori, al fine di addossare loro la responsabilità di quanto accaduto, legittimando così eventuali rappresaglie, oppure, come si preferisce ammettere a denti stretti, di “sfruttare” qualche ghiotta opportunità. Dall’antichità a oggi le modalità si sono affinate, ma le strategie belliche di strumentalizzazione sono rimaste immutate.
[...]
Senza l’Undici settembre, non si sarebbe riusciti a convincere l’opinione pubblica a introdurre una serie di restrizione della privacy sul modello del Patriot Act, proprio come cinquant’anni prima non si sarebbero convinti gli americani a entrare in guerra senza l’attacco di Pearl Harbor. Due episodi tragici hanno segnato non solo la storia, ma anche il destino del Paese e del mondo, con una serie di reazioni a catena impossibili da fermare o invertire.
Nell’estate del 2002 un comitato di consulenti del Pentagono propose, ci ricorda Pino Cabras,
«... la creazione di una squadra di un centinaio di uomini, il P2OG (Proactive Preemptive Operations Group, ossia Gruppo azioni attive e preventive), con il compito di eseguire missioni segrete miranti a “stimolare reazioni” nei gruppi terroristici, spingendoli a commettere azioni violente che poi li metterebbero nelle condizioni di subire il “contrattacco” delle forze statunitensi. Il paradosso di una simile operazione è spinto fino a limiti estremi.
Pare che il piano debba in qualche modo opporsi al terrorismo causandolo. [...] Un’organizzazione come questa è perfetta per creare confusione e depistaggi, quel genere di caos che si determina nel passaggio dall’infiltrazione alla provocazione. Il documento del Pentagono si spinge poi a spiegare che l’uso di questa tattica consentirebbe di considerare responsabili degli atti terroristici provocati quei Paesi che ospitassero terroristi, a quel punto considerati dei Paesi a rischio sovranità».
Come vedremo, delle operazioni clandestine sono state approvate dalla CIA in funzione anticomunista dal 1948 in poi, anche se l’utilizzo di false flag è ben più “antico”.
Stragi, omicidi e attentati hanno però sempre un obiettivo specifico: generare paura; consolidare il potere o, all’opposto, produrre un cambio al vertice; indurre colpi di Stato od ottenere un casus belli per legittimare agli occhi dell’opinione pubblica una guerra; promuovere una svolta autoritaria oppure l’ennesima restrizione della libertà, che in tempi “normali” sarebbe impensabile proporre ai cittadini.
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dalle pagine:
- http://roberto.info/it/2017/03/15/il-fondamentalismo-hollywoodista/
- https://www.amazon.it/Fondamentalismo-Hollywoodista-Dellinvisibile-Ideologia-Delloccidente/dp/1543084842
Cos’è il fondamentalismo hollywoodista? Per capirlo, dobbiamo innanzitutto renderci conto che non è vero che tutte le ideologie siano morte, come si usa dire. Anche il mondo delle ideologia è probabilmente soggetto alla selezione naturale di Darwin, alcune ideologie agonizzano, altre si estinguono, ma le nicchie ecologiche che si liberano vengono subito occupate da qualche nuovo arrivato. La natura aborrisce il vuoto. In molti casi assistiamo all’insorgere di piccoli culti più o meno strampalati, culti pseudoreligiosi o pseudoscientifici. Di solito rimangono confinati a quattro gatti e durano poco. Ma in altri casi compare un nuovo grande predatore, una super ideologia che in quattro e quattr’otto si pappa tutto e tutti in vastissime porzioni del mondo. Il paradosso è che più questa ideologia è vasta, più chiunque ne venga assorbito non la riconosce più in quanto ideologia. Quando ci si è dentro, l’ideologia assume la forma della realtà, e tutto ciò che si trova al di fuori dell’ideologia diventa un’eresia. Quando la Chiesa perseguiva gli eretici, era proprio perché per lei essi si collocavano al di fuori della realtà, e così facendo mettevano in crisi, per la Chiesa, il concetto stesso di realtà. Per quanto possa suonare strano alle nostre orecchie, un fenomeno analogo è in atto proprio ora, ed il “Vaticano” di questa nuova ideologia-religione – i due concetti in parte si sovrappongono – è situato a Hollywood.
L’Occidente oggi non si rende conto di essere ideologico, profondamente ideologico, così ideologico da fare impallidire le altre grandi ideologie del passato. No, no sto parlando del capitalismo, del liberismo, e nemmeno della democrazia – queste sono tutte cosucce nel confronto dell’ideologia di cui sto parlando, ed in una certa misura ne sono parte. La grande ideologia della quale non siamo bene consapevoli di essere succubi in Occidente è l’Hollywoodismo, un vero e proprio sistema completo di valori, di modelli di comportamento e di pensiero, di come ci si debba abbigliare e cosa si debba mangiare, eccetera eccetera. Insomma, un intero modello di realtà, a cui in varia misura finiamo per credere. Ed è proprio chi non è consapevole della natura fideistica della fede che lo attanaglia che in men che non si dica si ritrova essere un fondamentalista, cioè qualcuno che crede ciecamente ai propri modelli di riferimento senza rendersi conto in nessuna misura della loro relatività. Ci piaccia o no siamo quindi tutti fondamentalisti hollywoodisti – in vita nostra abbiamo guardato troppo cinema e televisione americani per non esserlo. Alcuni lo saranno più di altri, ma nessuno sfugge.
Da cento anni Hollywood rappresenta l’immaginario occidentale all’interno dei propri prodotti cinematografici, e così facendo lo costruisce, lo omogenizza, ne stabilisce gli standard. Ma da quale momento in poi possiamo cominciare a chiamare questa attività di strutturazione dei nostri gusti e costumi, una vera e propria attività di manipolazione? Difficile da stabilire, tuttavia c’è evidenza del fatto che negli ultimi decenni la cinematografia statunitense è sempre più traboccante di elementi di manipolazione di massa chiaramente intenzionali, possiamo identificarli, riconoscerli e descriverli, e queste tecniche di manipolazione sono frutto di conoscenze straordinarie sui modi esatti nei quali le masse di persone possano venire condizionate. Il quadro è quindi quello di una lucidissima scienza di ingegneria sociologica, roba nuova, roba che non si insegna neppure nelle migliori università – a parte eventualmente qualche università militare della quale sappiamo poco o nulla. Di tutto ciò ignoriamo quasi tutto, ma possiamo tuttavia scoprire molto sottoponendo a rigorosa analisi i vettori di tale presunta manipolazione – cioè i film con cui Hollywood ci tempesta. Vogliono che guardiamo i loro film? Va bene, facciamo però un passo ulteriore – oltre a guardarli, studiamoceli ben bene, per capire esattamente cosa contengono, visto che di qualsiasi cosa si tratti, poi ce la ritroviamo nei nostri cervelli.
E questo è esattamente quello che ho voluto fare nel mio nuovo libro, Il fondamentalismo hollywoodista. Ho identificato undici tecniche principali di manipolazione, che tipicamente troviamo in molti film di Hollywood. Nel mio libro assegno ad ognuna di esse un nome e ne spiego il funzionamento e le finalità. La seconda parte del libro consiste in una rassegna di film e serie televisive americane che io ho analizzato – questo spiega perché mi ci siano voluti 4 anni per scrivere questo libro, uno non è che ha voglia di guardarsi film americani tutti i giorni – e per ognuno dei quali elenco le tecniche di manipolazione che in esso sono state utilizzate. Imparare a conoscere i trucchi e le leve psicologiche che vengono utilizzate per influenzare la nostra mente è il primo passo per difenderci dalle intrusioni nella nostra testa e per riappropriarci di noi stessi. In questo senso il mio è anche un libro di autodifesa, ma non è leggendo il mio libro soltanto, ahimé, che terremo la nostra mente al riparo dagli artifici degli apprendisti stregoni dell’hollywoodismo. Troppo potente la loro potenza di fuoco, che va sistematicamente a colpire i nostri inconsci. Tuttavia, bisogna pur iniziare da qualche parte se vogliamo avviare una guerra di indipendenza della nostra mente. Una guerra puramente mentale, beninteso, dato che di guerra esclusivamente mentale si tratta.
I gerarchi dell’hollywoodismo vogliono possedere e controllare la tua mente, così come quella di tutti gli altri, ed il possesso si manifesta ogniqualvolta tu pensi nei termini da loro prefissati. E loro la tua mente già la posseggono, almeno in parte , anche se tu credi di no. Magari ogni tanto ti piace citare Matrix, nei tuoi discorsi controcorrente, oppure film come V come vendetta…. ma in questo caso ho una brutta notizia per te, amico mio, anche Matrix, anche V come vendetta ti sono stati iniettati in testa dagli stregoni dell’hollywoodismo, sono allegorie che hanno messo in circolazione loro, non è farina del tuo sacco. E loro lo hanno fatto per te. Per aiutarti ad esprimere meglio il tuo dissenso. Ed esprimendo il tuo dissenso negli esatti termini che essi hanno disposto per te, tu dimostri di fare interamente parte del loro regno immateriale, e così facendo lo rendi più stabile. Non ci credi? Pensaci meglio. Magari aiutandoti con la lettura de Il fondamentalismo hollywoodista. Non ci facciamo troppe illusioni. Continuerai anche in seguito a citare Matrix, così come dopotutto ho appena fatto anch’io – chi è senza influsso dall’hollywoodismo scagli la prima pietra – ma per lo meno lo farai con un più elevato senso di consapevolezza di cosa sia accaduto nella tua mente. La prima tappa di un cambiamento è la comprensione, non ci sono altre vie. Dobbiamo capire perché pensiamo nel modo in cui pensiamo, e quali parti di questo processo siano state progettate a tavolino. Solo così, forse, potremo cessare di essere i fondamentalisti hollywoodisti che a nostra insaputa siamo, limitandoci ad un più dignitoso ruolo di hollywoodisti moderati consapevoli.
Il libro contiene anche una breve cronaca di un mio viaggio in Iran, qualche anno fa, ad una conferenza sull’hollywoodismo, dove per la prima volta ho udito di questo termine, questo vocabolo immaginifico che mi ha ispirato in questa ricerca. Su tale mio viaggio in Iran ho raccontato estensivamente in un mio precedente video, che se vi interessa vi invito a cercare.
Per il momento Il fondamentalismo hollywoodista è pubblicato soltanto su Amazon, quindi in libreria non lo trovate. Se qualche editore serio vuole portarlo in libreria, si accomodi pure. Nel frattempo, chiunque sia interessato se lo può procurare su Amazon.it con un paio di click ed in men che non si dica verrà recapitato a casa vostra. Un ultimo consiglio che vi do in quanto genovese: se volete risparmiare le spese di spedizione, ordinate anche qualche altro libro, non necessariamente mio. A partire da 29 euro di spesa godrete infatti della spedizione gratuita. Un’ultima raccomandazione: dato che Il fondamentalismo hollywoodista non esiste in libreria e nessun editore lo promuove, se l’argomento vi appassiona e non volete vederlo morire nel nulla, fate voi stessi qualcosa per farlo conoscere. Se avete un sito o un blog parlate di questo libro ai vostri lettori, condividete questo video, sul blog e sui social network. Ci sono e ci saranno anche miei altri video nei quali dirà altre cose sui contenuti de Il fondamentalismo hollywoodista. Li trovate su Pandora TV e su Youtube. Fate del vostro meglio per far girare queste informazioni ed a questo modo avrete dato il vostro contributo alla lotta di liberazione delle nostre menti dal caleidoscopio di sogni, miti, illusioni e fantasie che gli apprendisti stregoni dell’hollywoodismo ci hanno intrufolato in testa. Infine un grazie sentito a Pandora TV, unica voce televisiva fuori dal coro in Italia oggi, senza la quale queste mie parole non sarebbero mai giunte a voi. Tutto questo detto, a tutti i migliori auguri di una felice dehollywoodismizzazione da Roberto Quaglia.
Roberto Quaglia
Marzo 2017
continua
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