giovedì 31 ottobre 2019

Video: "Risolvere il mistero dell'edificio 7"


video
Questo video del 2011 dichiara che 1500 ingegneri e architetti erano convinti che l'Edificio 7 del World Trade Center sia crollato, nel pomeriggio dell'11 settembre 2001, in seguito a una demolizione controllata. E una demolizione controllata non si improvvisa in poche ore... 
Oggi gli ingegneri e architetti che ne sono convinti e chiedono una nuova indagine sono oltre 3000

A loro si sono aggiunti - e continuano ad aggiungersi gradualmente - cittadini di vari Paesi, parenti delle vittime, vigili del fuoco, piloti, scienziati... 

Qui a destra- scorrendo in giù - trovi libri, video, dvd relativi all'11 settembre 2001.



martedì 29 ottobre 2019

IL CALIFFO: FILM CIA TRA FICTION E REALTA'

dalla pagina https://www.change.org/p/la-campagna-per-l-uscita-dell-italia-dalla-nato-per-un-italia-neutrale/u/25269762

video https://youtu.be/U30o2dTMWXU

29 OTT 2019 — 

DIETRO LA MASCHERA ANTI-ISIS, VIDEO DI SCOTTANTE ATTUALITA', PUBBLICATO SU PANDORA TV IL 1° FEBBRAIO 2016:  MOSTRA LE PROVE DI COME GLI USA E LA NATO HANNO SOSTENUTO E ARMATO L'ISIS.
Manlio Dinucci
«È stato come guardare un film», ha detto il presidente Trump  dopo aver assistito alla eliminazione di Abu Bakr al Baghdadi, il Califfo capo dell’Isis, trasmessa nella Situation Room della Casa Bianca. Qui, nel 2011, il presidente Obama assisteva alla eliminazione dell’allora nemico numero uno,  Osama Bin Laden, capo di Al Qaeda. 
Stessa sceneggiatura: 
  • i servizi segreti Usa avevano da tempo localizzato il nemico; 
    questi non viene catturato ma eliminato: Bin Laden è ucciso, al Baghdadi si suicida o è «suicidato»; 
    il corpo sparisce: quello di Bin Laden è sepolto in mare, i resti al Baghdadi disintegrato dalla cintura esplosiva sono anch’essi dispersi in mare. 
Stessa casa produttrice del film: la Comunità di intelligence, formata da 17 organizzazioni federali. Oltre alla Cia (Agenzia centrale di intelligence) vi è la Dia (Agenzia di intelligence della Difesa), ma ogni settore delle Forze armate, così come il Dipartimento di stato e quello della Sicurezza della patria, ha un proprio servizio segreto. 
Per le azioni militari la Comunità di intelligence usa il Comando delle forze speciali, dispiegate in almeno 75 paesi, la cui  missione ufficiale comprende, oltre alla «azione diretta per eliminare o catturare nemici», la «guerra non-convenzionale condotta da forze esterne, addestrate e organizzate dal Comando». 
È esattamente quella che viene avviata in Siria nel 2011, lo stesso anno in cui la guerra Usa/Nato demolisce la Libia. Lo dimostrano documentate prove, già pubblicate sul manifesto. 
Ad esempio, nel marzo 2013  il New York Times pubblica una dettagliata inchiesta sulla rete Cia attraverso cui arrivano in Turchia e Giordania, con il finanziamento di Arabia Saudita e altre monarchie del Golfo, fiumi di armi per i militanti islamici addestrati dal Comando delle forze speciali Usa prima di essere infiltrati in Siria. 
Nel maggio 2013, un mese dopo aver fondato l’Isis, al Baghdadi incontra in Siria una delegazione del Senato degli Stati uniti capeggiata da John McCain, come risulta da documentazione fotografica. 
Nel maggio 2015 viene desecretato da Judicial Watch un documento del Pentagono, datato 12 agosto 2012, in cui si afferma che c’è «la possibilità di stabilire un principato salafita nella Siria orientale, e questo è esattamente ciò che vogliono i paesi occidentali, gli stati del Golfo e la Turchia che sostengono l’opposizione». 
Nel luglio 2016 viene desecretata da Wikileaks una mail del 2012 in cui la segretaria di stato Hillary Clinton scrive che, data la relazione Iran-Siria, «il rovesciamento di Assad costituirebbe un immenso beneficio per Israele, facendo diminuire il suo timore di perdere il monopolio nucleare». 
Ciò spiega perché, nonostante gli Usa e i loro alleati lancino nel 2014 la campagna militare contro l’Isis, le forze dell’Isis possono avanzare indisturbate in spazi aperti con lunghe colonne di automezzi armati. 
L’intervento militare russo nel 2015, a sostegno delle forze di Damasco, rovescia le sorti del conflitto. Scopo strategico di Mosca è impedire la demolizione dello Stato siriano, che provocherebbe un caos tipo quello libico, sfruttabile da Usa e Nato per attaccare l’Iran e accerchiare la Russia.  
Gli Stati uniti, spiazzati, continuano a giocare la carta della frammentazione della Siria, sostenendo gli indipendentisti curdi, per poi abbandonarli per non perdere la Turchia, avamposto Nato nella regione. 
Su questo sfondo si capisce perché al Baghdadi, come Bin Laden (già alleato Usa contro la Russia nella guerra afghana), non poteva essere catturato per essere pubblicamente processato, ma doveva fisicamente sparire per far sparire le prove del suo reale ruolo nella strategia Usa. 
Per questo a Trump è piaciuto tanto il film a lieto fine.
(il manifesto, 29 ottobre 2019) 

sabato 26 ottobre 2019

29/10: "Donne, Diritti Umani e Processi di Pace"


Questo incontro di Vicenza è inserito nel progetto “Donne Diritti Umani e Processi di Pace” che sostiene l’attuazione del Terzo Piano d’Azione Nazionale dell’Italia su “Donne Pace Sicurezza” (2016-2019) nei suoi aspetti più innovativi e originali, che riguardano il ruolo delle donne e della società civile nella promozione della pace e dei diritti umani nelle aree di conflitto e post conflitto, per la piena espressione del potenziale trasformativo della Risoluzione 1325 “Donne Pace Sicurezza” del Consiglio di Sicurezza dell’ONU.
A tal fine, il progetto si articola in una pluralità di attività: formazione, informazione e comunicazione attraverso iniziative ed eventi che si svolgono in diverse aree del territorio nazionale, con il coinvolgimento di partner attivi a livello locale per la promozione dei diritti umani e della pace.
Il progetto è sostenuto dalle principali organizzazioni impegnate in attività di protezione e peacebuilding in aree di conflitto.
Il progetto è promosso dal Centro di Ateneo per i Diritti Umani “Antonio Papisca” dell’Università di Padova e dal Centro Studi Difesa Civile, con il sostegno del Ministero degli Affari Esteri e della Cooperazione Internazionale.

Nota Bene: per motivi organizzativi si prega cortesemente di comunicare il proprio interesse e la partecipazione


Informazioni e Comunicazioni a: casaperlapace@gmail.com / tel. 0444 327395

martedì 15 ottobre 2019

Il sistema di difesa italo-francese è già in Turchia

dalle pagine:


Il sostegno Nato a Erdogan. Una unità Samp-T comprende un veicolo di comando e controllo e sei veicoli lanciatori armati ciascuno di otto missili. Situati a ridosso della Siria, essi possono abbattere qualsiasi velivolo all’interno dello spazio aereo siriano.



Germania, Francia, Italia e altri paesi, che in veste di membri della Ue condannano la Turchia per l’attacco in Siria, sono insieme alla Turchia membri della Nato, la quale, mentre era già in corso l’attacco, ha ribadito il suo sostegno ad Ankara. Lo ha fatto ufficialmente il segretario generale della Nato Jean Stoltenberg, incontrando l’11 ottobre in Turchia il presidente Erdogan e il ministro degli esteri Çavusoglu.
«LA TURCHIA È IN PRIMA LINEA in questa regione molto volatile, nessun altro Alleato ha subito più attacchi terroristici della Turchia, nessun altro è più esposto alla violenza e alla turbolenza proveniente dal Medioriente», ha esordito Stoltenberg, riconoscendo che la Turchia ha «legittime preoccupazioni per la propria sicurezza». Dopo averle diplomaticamente consigliato di «agire con moderazione», Stoltenberg ha sottolineato che la Turchia è «un forte Alleato Nato, importante per la nostra difesa collettiva», e che la Nato è «fortemente impegnata a difendere la sua sicurezza».
A tal fine – ha specificato – la Nato ha accresciuto la sua presenza aerea e navale in Turchia e vi ha investito oltre 5 miliardi di dollari in basi e infrastrutture militari. Oltre a queste, vi ha dislocato un importante comando (non ricordato da Stoltenberg): il LandCom, responsabile del coordinamento di tutte le forze terrestri dell’Alleanza. Stoltenberg ha evidenziato l’importanza dei «sistemi di difesa missilistica» dispiegati dalla Nato per «proteggere il confine meridionale della Turchia», forniti a rotazione dagli Alleati. A tale proposito il ministro degli esteri Çavusoglu ha ringraziato in particolare l’Italia. È dal giugno 2016 che l’Italia ha dispiegato nella provincia turca sudorientale di Kahramanmaras il «sistema di difesa aerea» Samp-T, coprodotto con la Francia.
UNA UNITÀ SAMP-T comprende un veicolo di comando e controllo e sei veicoli lanciatori armati ciascuno di otto missili.

Situati a ridosso della Siria, essi possono abbattere qualsiasi velivolo all’interno dello spazio aereo siriano. La loro funzione, quindi, è tutt’altro che difensiva. Lo scorso luglio la Camera e il Senato, in base a quanto deciso dalle commissioni estere congiunte, hanno deliberato di estendere fino al 31 dicembre la presenza dell’unità missilistica italiana in Turchia.
Stoltenberg ha inoltre informato che sono in corso colloqui tra Italia e Francia, coproduttrici del sistema missilistico Samp-T, e la Turchia che lo vuole acquistare.
A questo punto, in base al decreto annunciato dal ministro degli Esteri Di Maio di bloccare l’export di armamenti verso la Turchia, l’Italia dovrebbe ritirare immediatamente il sistema missilistico Samp-T dal territorio turco e impegnarsi a non venderlo alla Turchia. Continua così il tragico teatrino della politica, mentre in Siria continua a scorrere sangue. Coloro che oggi inorridiscono di fronte alle nuove stragi e chiedono di bloccare l’export di armi alla Turchia, sono gli stessi che voltavano la testa dall’altra parte quando lo stesso New York Times pubblicava una dettagliata inchiesta sulla rete Cia attraverso cui arrivavano in Turchia, anche dalla Croazia, fiumi di armi per la guerra coperta in Siria (il manifesto, 27 marzo 2013). Dopo aver demolito la Federazione Jugoslava e la Libia, la Nato tentava la stessa operazione in Siria. La forza d’urto era costituita da una raccogliticcia armata di gruppi islamici (fino a poco prima bollati da Washington come terroristi) provenienti da Afghanistan, Bosnia, Cecenia, Libia e altri paesi.
ESSI AFFLUIVANO nelle province turche di Adana e Hatai, confinante con la Siria, dove la Cia aveva aperto centri di formazione militare. Il comando delle operazioni era a bordo di navi Nato nel porto di Alessandretta. Tutto questo viene cancellato e la Turchia viene presentata dal segretario generale della Nato come l’Alleato «più esposto alla violenza e alla turbolenza proveniente dal Medioriente».

venerdì 11 ottobre 2019

“Primavera di pace” Sconcerto e dolore

dalla pagina http://www.paxchristi.it/?p=15921


Comunicato stampa Pax Christi Italia

Ancora guerra. E la guerra porta sempre con sé morte, distruzione, paura, fuga, terrore.
Ci sono ancora tante, troppe guerre in corso. E mentre il conflitto in Siria è lontano dal terminare, adesso la Turchia ha iniziato i bombardamenti contro i Curdi. Ancora vittime, soprattutto civili. E, come ci raccontano alcuni testimoni locali, si rischia un altro massacro.
Un’azione di guerra che si chiama, in modo beffardo e ‘diabolico’: “Primavera di pace”.
Chiediamo – noi di Pax Christi insieme a tante altre persone che vogliono la pace – al governo italiano, alla UE ed all’ONU di fare tutto il possibile per fermare subito questa nuova tragedia, nuova sconfitta dell’umanità, adoperandosi con urgenza in tutti i modi possibili.
Insieme al dolore per le vittime, non possiamo tacere poi sulle nostre responsabilità: l’Italia ha venduto in questi ultimi 4 anni 890 milioni di € in armamenti alla Turchia. Questa è complicità! Si blocchino subito le forniture di armi alla Turchia, anche nel rispetto della legge 185/90.
Inoltre la Turchia, come l’Italia, fa parte della Nato, sotto guida USA, che tante responsabilità ha nel caos attuale in Medioriente.
Noi continueremo pervicacemente a chiedere il disarmo, ad invocare la cessazione del conflitto con la preghiera, e a lavorare per scelte concrete di pace.
E, come spesso abbiamo detto in momenti tragici come questo, di bombardamenti, di morti e distruzione: rifiutiamo la guerra, gridiamo la speranza.
Firenze, 10 ottobre 2019
Pax  Christi  Italia
Contatti:
Segreteria Nazionale di Pax Christi: 055/2020375 –  info@paxchristi.it – www.paxchristi.it
Coordinatore Nazionale di Pax Christi: d. Renato Sacco 348/3035658 renatosacco1@gmail.com

mercoledì 9 ottobre 2019

Per il Parlamento europeo "L'Urss con il patto Ribbentrop Molotov ha dato il via alla seconda guerra mondiale"

dalle pagine:

Per il Parlamento europeo "L'Urss con il patto Ribbentrop-Molotov ha dato il via alla seconda guerra mondiale" [vedi la Risoluzione del Parlamento europeo alla pagina http://www.europarl.europa.eu/doceo/document/TA-9-2019-0021_IT.html].

A questa idiozia si può rispondere con questi 5 minuti del Prof. Alessandro Barbero [video]


La "Risoluzione del Parlamento europeo del 19 settembre 2019 sull'importanza della memoria europea per il futuro dell'Europa" NON può cancellare la verità storica!

C’erano gli F-35 nell’agenda segreta di Pompeo a Roma

dalla pagina https://ilmanifesto.it/nellagenda-segreta-di-pompeo-a-roma-cerano-gli-f-35/

Il segretario di Stato ha chiesto di poter installare in Italia altre basi militari e l’arrivo delle nuove bombe nucleari B61-12




Il caccia stealth F-35 si rende invisibile non solo ai radar ma anche alla politica: nei comunicati degli incontri del segretario di stato Usa Mike Pompeo a Roma non ce n’è traccia. Il Corriere della Sera rivela però che Pompeo ha richiesto all’Italia di pagare gli arretrati sui caccia acquistati e di sbloccare l’ordine per un ulteriore acquisto, ricevendo da Conte l’assicurazione che «saremo fedeli ai patti».
L’ITALIA HA ACQUISTATO finora 14 caccia F-35 dalla statunitense Lockheed Martin, 13 dei quali, già consegnati, sono «completamente finanziati». Lo ha precisato al Senato il 3 giugno l’allora ministro della Difesa Elisabetta Trenta (M5S), annunciando altri acquisti che porteranno il totale a 28 caccia entro il 2022.
L’Italia si è impegnata ad acquistarne 90, con una spesa prevista in circa 14 miliardi di euro.
A tale spesa si aggiunge quella del continuo aggiornamento del software (l’insieme dei programmi operativi) del caccia su cui la Lockheed Martin mantiene l’esclusiva: solo per quello dei velivoli finora acquistati l’Italia deve già spendere circa mezzo miliardo di euro.
L’Italia non è solo acquirente ma fabbricante dell’F-35, quale partner di secondo livello. La Leonardo (già Finmeccanica) – la maggiore industria militare italiana, di cui il Ministero dell’economia e delle finanze è il principale azionista con una quota di circa il 30% – gestisce la linea di assemblaggio e collaudo degli F-35 nello stabilimento Faco di Cameri (Piemonte), da cui escono i caccia destinati all’Italia e all’Olanda.
LA LEONARDO PRODUCE anche le ali complete per aerei assemblati negli Usa, utilizzando materiali prodotti negli stabilimenti di Foggia (Puglia), Nola (Campania) e Venegono (Lombardia). Il governo Usa ha selezionato lo stabilimento di Cameri come centro regionale europeo per la manutenzione e l’aggiornamento della fusoliera. L’occupazione alla Faco è di circa un migliaio, di cui molti precari, appena un sesto di quella preventivata.
Le spese per la realizzazione dello stabilimento e l’acquisto dei caccia sono di gran lunga superiori all’importo dei contratti stipulati da aziende italiane per la produzione dell’F-35.
E non va dimenticato il fatto che, mentre i guadagni vanno quasi interamente nelle casse di aziende private, le spese escono dalle casse pubbliche, facendo lievitare la spesa militare italiana che ha già raggiunto i 70 milioni di euro al giorno.
IL SEGRETARIO DI STATO Mike Pompeo, negli incontri col presidente Mattarella e il premier Conte, ha sottolineato la necessità per l’Italia e altri alleati europei, di «aumentare i loro investimenti nella difesa collettiva della Nato».
Sicuramente, negli incontri riservati, tale richiesta è stata fatta da Pompeo con toni non diplomatici ma perentori. Sicuramente, mentre il Dipartimento di stato loda l’Italia perché «ospita oltre 30 mila militari e dipendenti del Pentagono in cinque basi maggiori e oltre 50 sub-installazioni», Mike Pompeo ha chiesto, negli incontri riservati, di poter installare in Italia altre basi militari (magari in cambio di qualche alleggerimento dei dazi Usa sul parmigiano italiano).
Sicuramente, nell’agenda segreta di Pompeo, rientrava anche la messa a punto per il prossimo arrivo in Italia delle nuove bombe nucleari Usa B61-12, che sostituiranno le attuali B-61.
UNA NUOVA ARMA nucleare progettata in particolare per i cacciabombardieri F-35A, sei dei quali, appartenenti all’Aeronautica italiana, hanno ricevuto in ottobre l’attestato Nato di piena capacità operativa.
Mike Pompeo a Roma non si è occupato solo di cose materiali, come l’F-35 e il parmigiano. In un simposio in Vaticano ha tenuto il 1° ottobre una ’orazione’ su «Dignità Umana e Fede nelle Società Libere»: ha affermano – citiamo l’Osservatore romano – che «gli Stati uniti sono arrivati un po’ dopo San Pietro, ma da sempre hanno protetto la libertà religiosa» e, con essa, la «dignità umana»; ha accusato Cina, Cuba, Iran e Siria di reprimere tali libertà. Parole pronunciate, con sullo sfondo una grande croce, da un sant’uomo che, al momento di divenire capo della Cia, dichiarava al Congresso che avrebbe considerato «la reintroduzione del waterboarding e di altre misure di interrogatorio potenziato», ossia della tortura.


lunedì 7 ottobre 2019

11 settembre 2001: Lettera aperta al presidente Mattarella

Ripubblichiamo la seguente lettera aperta con ulteriori adesioni

Se vuoi sottoscrivere questa lettera di Bruno Bonato, scrivigli: brunobonato23@gmail.com
e aggiungeremo il tuo nome.

Lettera aperta al Presidente della Repubblica Italiana On. Sergio Mattarella

Egregio Sig. Presidente,

Nell’anniversario dell’11 settembre 2001 ci sentiamo in dovere di metterla al corrente di alcune delle numerose novità emerse nei diciotto anni trascorsi da quel tragico evento.

In base alle dichiarazioni ufficiali, l’11 settembre 2001 per la prima volta - e ad oggi ultima - nella storia dell’ingegneria civile, non uno, non due ma ben tre grattacieli con strutture in acciaio e cemento sarebbero crollati, tutti e tre in modo simmetrico, cioè su se stessi e in caduta libera nei primi secondi del crollo (cioè senza alcuna resistenza da parte degli elementi strutturali sottostanti):
a) a seguito dell’impatto dei due aerei di linea e conseguente incendio, per quanto riguarda le Torri Gemelle, edifici WTC 1 e 2,
b) per un incendio causato da detriti delle Torri Gemelle e alimentato da attrezzatura e materiali da ufficio, per quanto riguarda l’edificio WTC 7, di 47 piani, crollato su se stesso nel pomeriggio dell’11 settembre in meno di sei secondi.

Grazie al Movimento Per La Verità Sull'11 Settembre e al Comitato Di Avvocati Per L'Inchiesta Sull'11 Settembre, il Procuratore degli Stati Uniti d'America a Manhattan ha accolto la richiesta di presentare al Gran Giurì Federale le evidenze scientifiche riguardanti la demolizione controllata – quindi con impiego di esplosivi - del World Trade Center, cioè degli edifici WTC 1 e 2 – le Torri Gemelle – ed edificio WTC 7.

Analisi accurate sui dati sismici dell'11 settembre 2001 a New York confermano l'evidenza di esplosioni, sia prima che durante il crollo di tutte e tre le torri del WTC, e in particolare di esplosioni anche prima degli impatti di velivoli contro le Torri Gemelle, in accordo con quanto dichiarato da vari testimoni, fra cui vigili del fuoco di New York.

Il 24 luglio scorso, i Commissari dei vigili del fuoco del distretto di Franklin Square e Munson di New York hanno approvato una risoluzione che:
1. afferma "l'esistenza di evidenze schiaccianti di esplosivi pre-posizionati [...] che causarono la distruzione dei tre edifici del World Trade Center" [le Torri Gemelle, WTC 1 e 2, e l'edificio WTC 7]
2. ufficialmente supporta la richiesta di una nuova indagine sugli eventi dell'11 Settembre.

Ad oggi, oltre 3130 ingegneri e architetti di AE911Truth.org. affermano - e oltre 22800 cittadini di vari Paesi concordano - che il crollo delle Torri Gemelle (WTC-1 e 2) dell’Edificio 7 (WTC-7) del World Trade Center fu il risultato di demolizioni controllate. La demolizione controllata, che presuppone una lunga e accurata progettazione e l’impiego di potenti esplosivi, rimane purtroppo l’unica ipotesi logica e plausibile e l’unico modello in grado di spiegare gli eventi dell’11 settembre al World Trade Center, mentre i modelli proposti dalle indagini ufficiali sull’11 settembre non corrispondono alla realtà di come sono avvenuti i crolli.
Pertanto, assieme agli ingegneri e architetti di AE911Truth.org e a decine di migliaia di persone che ne condividono le analisi, chiediamo da anni una nuova inchiesta sugli eventi dell’11 settembre.

In fede,
Bruno Bonato, Vicenza, brunobonato23@gmail.com

Sottoscrivono la lettera: 

Bruno Stefani,
Angelo Antonio Fierro, 
Piero Lanaro,
Vittorio Pallotti, 
Giorgio Ellero, 
Cristina Banzato, 
Filippo Bianchetti, 
Annarita Cenacchi, 
Elio Pagani,
Nadia Mantese, 
Maurizio Mazzetto, 
Massimo Mabilia


venerdì 4 ottobre 2019

RICHIESTA AL CONGRESSO USA DI RIAPRIRE L'INCHIESTA SULL'11 SETTEMBRE 2001

dalla pagina https://www.ae911truth.org/get-involved/bobby-mcilvaine-act

Nel 18mo anniversario dell'11 settembre 2001, il Commissario Christopher Gioia del Distretto Franklin Square e Munson dei Vigili del Fuoco ha annunciato il lancio della campagna "Giustizia per gli eroi dell'11 settembre" durante una conferenza stampa presso il National Press Club. 
Il sig. Gioia era assieme a Bob e Helen McIlvaine, il cui figlio Bobby fu ucciso al World Trade Center, a David Meiswinkle del Lawyers’ Committee for 9/11 Inquiry [Comitato di avvocati per l'inchiesta sull'11 settembre] e all'architetto Richard Gage of AE911Truth, [Architetti e ingegneri per la verità sull'11 settembre]. 


giovedì 3 ottobre 2019

"La spiegazione ufficiale dell'11 settembre è falsa"

dalla pagina http://presenzalongare.altervista.org/911.html 

L'11 settembre 2001 sono stati commessi dei crimini.
Il primo passo per risolvere qualunque caso criminale, compreso il "caso 9/11", dovrebbe  consistere nel determinare COSA sia successo e COME sia successo. Una volta chiarito COSA e COME, ci si potrà chiedere CHI abbia commesso quei crimini e PERCHÉ (movente, motivazioni, intenzionalità).

Eppure a poche ore dall'inizio degli attacchi del 9/11, ci è stato detto CHI - "i 19 terroristi mandati da bin Laden dal suo rifugio in Afghanistan"COME - "gli aerei dirottati", e PERCHÉ - "i terroristi odiano noi e la nostra democrazia - libertà - cultura"...
[cf. Strategia segreta del Terrore di Manlio Dinucci]

Molte persone - fra cui familiari delle vittime, militari, ex-agenti CIA, ex-dipendenti FBI, NSA, etc., piloti, politici, vigili del fuoco, giornalisti di media indipendenti, architetti e ingegneri, ricercatori e scienziati... - hanno denunciato e denunciano lacune, imprecisioni, errori e menzogne nelle spiegazioni ufficiali fornite dal Governo USA e dal rapporto ufficiale della commissione di inchiesta.
Alcune persone, chi in buona fede e chi per altri motivi, saltano subito al CHI e al PERCHÉ, facendo il gioco del cosiddetto debuncker: colui che in buona fede o per interesse cerca di smontare ogni ragionamento e ipotesi che sia contraria al racconto ufficiale.

Qui ci concentriamo solo su alcuni aspetti che riguardano COSA è successo e COME è successo, e come corollario COSA NON è successo o COME NON è successo.

dalla pagina Commissione d'indagine sugli attentati dell'11 settembre 2001  
Rapporto ufficiale

Il voluminoso rapporto finale [redatto dalla commissione ufficiale di indagine] si basò sulle molte testimonianze raccolte. La conclusione principale fu che i fallimenti della Central Intelligence Agency (CIA) e del Federal Bureau of Investigation (FBI) permisero il verificarsi degli attacchi che queste agenzie avrebbero forse potuto evitare, agendo in maniera migliore e più aggressiva.
Dopo la pubblicazione del rapporto finale, la Commissione terminò i lavori il 21 agosto 2004.

dalla pagina [video 9/11 The Toronto Hearings, 5h15m] https://www.youtube.com/watch?v=kpiVv8tQdmY

Nel settembre 2011, esperti e scienziati da tutto il mondo si incontrarono a Toronto, Canada, per presentare prove, conosciute e nuove, che mettono in discussione la storia ufficiale sull'11 settembre. Queste prove furono presentate da un gruppo di  esperti nell'arco di quattro giorni.
Attraverso le loro analisi e indagini scientifiche, sperano che si possa attivare una nuova indagine sugli attacchi dell'11 settembre 2001.

[...]


Rapporto di Toronto
da The 9/11 Toronto Report, 2013, Indice

Il Rapporto di Toronto (oltre 450 pp. e 18 Capitoli) ha preso in esame:
- anomalie nel rapporto ufficiale della commissione sul 9/11
- le relazioni tecniche del NIST sul WTC [World Trade Center], dichiarandole false
- il coinvlgimento della CIA
- il ri-esame di insider trading precedente l'11 settembre
- testimonianze di esplosioni nelle Torri Gemelle
- la confutazione dell'analisi del NIST sul WTC 7 (Edificio 7)
- l'evidenza di temperature estreme al WTC
- la scoperta di materiale esplosivo nelle polveri al WTC
- evidenze e testimonianza di esplosivi usati al Pentagono

da The 9/11 Toronto Report, 2013, quarta di copertina

Le opinioni dei membri della giuria delle Udienze di Toronto e le relazioni degli esperti presentate in questo volume costituiscono una chiara e inequivocabile attestazione che la spiegazione ufficiale dell'11 settembre è falsa e che l'unico modo per ripristinare verità e responsabilità è abbattere il muro di segretezza e menzogne che è stato eretto dal governo USA sugli eventi dell'11 settembre.

A questo punto, COSA (e COSA NON) è successo e COME (e COME NON) sia successo è un po' più chiaro... 

continua alla pagina http://presenzalongare.altervista.org/911.html 

martedì 1 ottobre 2019

2 ottobre: giornata internazionale della nonviolenza

dalla pagina https://it.wikipedia.org/wiki/Giornata_internazionale_della_nonviolenza

Immagine del Mahatma Gandhi
La giornata internazionale della nonviolenza viene commemorata il 2 ottobre, data di nascita del Mahatma Gandhi. È stata promossa dall'Assemblea generale delle Nazioni Unite[1] il 15 giugno 2007 e celebrata per la prima volta il 2 ottobre 2007.
La risoluzione dell'Assemblea generale chiede a tutti i membri delle Nazioni Unite di commemorare il 2 ottobre in maniera adeguata così da "divulgare il messaggio della nonviolenza, anche attraverso l'informazione e la consapevolezza pubblica."[2]
La risoluzione riafferma "la rilevanza universale del principio della nonviolenza" ed "il desiderio di assicurare una cultura di pace, tolleranza, comprensione e nonviolenza".
Presentando la risoluzione all'Assemblea generale per conto dei 140 co-sostenitori, il ministro degli Esteri indiano, Anand Sharma, ha dichiarato che l'ampio sostegno da più parti alla risoluzione riflette il rispetto universale per il Mahatma Gandhi e la rilevanza attuale della sua filosofia. Citando le ultime parole del leader, ha dichiarato: «La nonviolenza è la più grande forza a disposizione del genere umano. È più potente della più potente arma di distruzione che il genere umano possa concepire».