giovedì 12 marzo 2020

Militari e virus – Defender Europe 20

dalla pagina https://www.azionenonviolenta.it/militari-e-virus-defender-europe-20/
Da alcuni giorni girano notizie, rilanciate anche da quotidiani, sull’esercitazione militare USA/NATO “Defender Europe 20”, che hanno suscitato allarmismo, sensazionalismo e in qualche caso anche “complottismo”. Per capire davvero di cosa si tratta, abbiamo chiesto a Francesco Vignarca, coordinatore di Rete Disarmo, una nota tecnica, che può essere la base per consapevoli reazioni. “Conoscere per deliberare” è la base di qualsiasi azione nonviolenta, e anche di un buon giornalismo, che è la ricerca della verità. Ringraziamo Rete Italiana per il Disarmo per il lavoro di analisi che svolge, e che condividiamo facendone parte. Il Movimento Nonviolento, anche in condizioni difficili, vuole continuare la propria ragion d’essere: strumento di opposizione integrale alla guerra e alla sua preparazione.

Esercitazione militare “Defender Europe 20”. Note e chiarimenti

a cura di Francesco Vignarca, coordinatore Rete Disarmo
Di cosa si tratta?
È il dispiegamento di una forza da combattimento pienamente operativa (“combat-credible” secondo la definizione del Pentagono) delle dimensioni di una divisione dagli Stati Uniti all’Europa. Gli effettivi e i mezzi coinvolti sono già partiti o partiranno da quattro differenti Stati USA (ma con effettivi provenienti da oltre una ventina di basi) per arrivare in sette diversi Stati Europei (Estonia, Lettonia, Lituania, Polonia, Germania, Paesi Bassi e Belgio). Si tratta del maggiore dispiegamento di forze armate statunitensi in territorio europeo dell’ultimo quarto di secolo e ha come obiettivo principale dichiarato quello di “Dimostrare la capacità dei militari statunitensi di schierare rapidamente una grande forza per sostenere la NATO e rispondere a qualsiasi crisi”. Un impegno che richiederà il supporto di decine di migliaia di effettivi militari e civili in più nazioni.
Come si svolgerà e con quali effettivi e mezzi?
Nella prima fase circa 20.000 effettivi (12.250 in servizio attivo, 7.000 provenienti dalle Guardie Nazionali di 12 Stati USA, 750 provenienti dalla riserva) verranno trasferiti via nave nei Paesi europei già nominati, con oltre 20.000 elementi di equipaggiamento trasportati insieme a loro.
Dopo il trasferimento trans-oceanico i membri dei servizi militari statunitensi si spargeranno quindi in tutta la regione per stabilire basi consolidate intermedie con forze multinazionali e partecipare ai vari esercizi annuali già previsti (almeno 6), che quindi sono considerati al di fuori di “Defender Europe 20” che però avrà l’obiettivo di collegarli in uno scenario di esercitazione condivisa con un comando coordinato della missione, sostegno reciproco e ambiente comune di inter-comunicazione.
In questa fase vengono anche dispiegati sul territorio raggiunto (con trasferimenti complessivi per 4.000 km) anche 13.000 elementi di equipaggiamento già presenti in strutture pre-posizionate dell’Esercito statunitense (oltre 10.000 in due siti in Germania, poco meno di 2000 in un sito in Polonia). Tra i principali sistemi d’arma dispiegati ci saranno: Mitragliatrici Browning M2, Mortai M120, carri armati e blindati M1 Abrams, M109 Paladin, M113 e mezzi da trasporto Himars.
Che altri obiettivi militari potrebbe avere?
Oltre a quanto chiaramente dichiarato come primo obiettivo (cioè la capacità di dispiegamento rapido sul continente per far fronte a qualsiasi crisi o richiesta di aiuto NATO) è probabile che un così massiccio dispiegamento serva anche a testare le capacità di inter-comunicazione con nuove tecnologie mobili e wifi di una forza armata così rilevante. C’è poi anche l’elemento della logistica e dei trasferimenti di natura (o a servizio) militare in Europa, che negli ultimi anni è stata utilizzata come elemento per spingere la stessa Unione Europea ad investire alcuni miliardi di euro sulle infrastrutture continentali (strade, porti, ferrovie) proprio in ottica di trasporto truppe e mezzi. Una esercitazione di questo tipo e di questa portata ovviamente costituisce un banco di prova molto forte a riguardo (anche in termini di “forzatura” verso nuove spese in tal senso).
Quando è stata decisa?
Negli ultimi giorni, con la diffusione giornalistica della notizia di questa Esercitazione, sono state avanzate ipotesi di una contemporaneità “sospetta” tra Defender Europe 20 ed il diffondersi in vari Paesi europei del contagio da Covid-19. In realtà un dispiegamento di questa portata necessita di mesi di preparazione ed è almeno un anno (quindi da primavera 2019) che è in previsione e lo si sta programmando. Come detto in precedenza non può essere assimilato alle usuali e regolari esercitazioni (anche congiunte) in ambito NATO portate avanti dallo US Army Europe ma ciò non toglie che pur se straordinaria si tratti comunque di una Esercitazione pianificata.
Che collegamento ha con coronavirus e si potrebbe rinviare?
Come già esplicitato in precedenza è davvero poco credibile e bizzarramente avventato pensare che si sia organizzato “Defender Europe 20” appositamente per sfruttare in qualche modo e per qualche non dichiarato obiettivo il diffondersi del contagio da coronavirus. Detto questo è comunque preoccupante che i vertici militari statunitensi non abbiano considerato l’impatto devastante – per loro stessi e per le popolazioni degli Stati europei coinvolti – di un così grande numero di personale proveniente dagli USA che si sposterà per migliaia di chilometri sul suolo dell’Europa. Il tutto assume contorni ancora più gravi se si pensa alla evidente sottovalutazione dell’epidemia che il Presidente Trump e la sua Amministrazione stanno dimostrando e al fatto che nelle ultime ore sono riportati casi di esposizione possibile al contagio di alcuni ufficiali maggiori coinvolti nell’Esercitazione.
Secondo la posizione ufficiale dello US Army Europe: “si sta monitorando da vicino COVID-19 (Coronavirus) e sta lavorando diligentemente con i funzionari delle nazioni ospitanti mentre continua l’esecuzione di Defender Europe 20 e delle esercitazioni collegate. (…) Al momento non vi sono soldati statunitensi, familiari o impiegati civili infetti [cf. però https://www.military.com/daily-news/2020/03/06/23-us-soldiers-quarantined-after-possible-coronavirus-infection-norway.html] e il virus non ha influito sull’esecuzione di Defender Europe 20”. Va sottolineato come al momento sia operativo un blocco fino al 6 maggio 2020 di tutti i “Permanent Change of Station” dall’Italia.
Alcuni hanno scritto che questa Esercitazione sarebbe una scusa o modalità per “invadere” l’Europa e tenerla sotto controllo, cosa c’è di vero?
Ritenere che un’operazione pianificata da così tanto tempo e coordinata con gli Stati europei ospitanti sia un’evidente e diretto tentativo di “controllo” sul campo, appare una posizione debole. Soprattutto perché nei piani tutti gli effettivi dispiegati verranno poi fatti rientrare nelle loro basi negli Stati Uniti. Inoltre l’esercizio di egemonia USA sull’Europa (sia quella UE che anche per quanto riguarda altri Paesi nella fascia più orientale) viene già esercitato in grande misura sia attraverso pressioni dirette e bilaterali che soprattutto attraverso la NATO. Non c’è quindi bisogno di una Esercitazione (pur imponente e rilevante) per arrivarci; come detto, inoltre, molti degli equipaggiamenti che verranno dispiegati si trovano già sul territorio europeo dimostrando che è soprattutto grazie alle installazioni militari già presenti e alle basi (sia propriamente USA sia congiunte e NATO) che il controllo e l’egemonia statunitense si è esplicata dalla fine della seconda guerra mondiale in poi. Va inoltre ricordato il programma di “nuclear sharing” con il posizionamento di testate nucleari della classe B-61 in quattro paesi europei, tre dei quali coinvolti in Defender Europe 20 (cioè Belgio, Paesi Bassi e Germania… il quarto paese con testate USA è invece ovviamente l’Italia). È su questo punto (e sulle richieste indotte, come ad esempio quelle per gli investimenti in infrastrutture militari o l’assenso a programmi di ammodernamento delle testate B-61) che dovrebbero concentarsi attenzione e critiche, al di là di una valutazione negativa (che comunque è sensata e opportuna) di un singolo evento od esercitazione (senza dimenticare quelle ordinarie che continuano ad essere svolte).
Quali obiettivi ed impatti di natura geo-strategica avrà?
Certamente oltre che obiettivi di natura più tecnica (strettamente militari, logistici, di addestramento alle comunicazioni e al perfezionamento delle linee di comando congiunte) sullo sfondo di questa esercitazione rimane l’obiettivo geo-strategico di dimostrare alla Russia la capacità statunitense e della NATO di agire con forza sul teatro europeo in caso di escalation o addirittura di confronto armato. Ma anche questa non appare essere una novità (come detto le esercitazioni sono continue, anche da parte di Mosca). Forse l’unico elemento di relativa rottura con il recente passato risiede nella scala più rilevante e per certi versi inedita del dispiegamento, che rimette l’Europa all’interno dell’attenzione militare statunitense dopo che le dottrine dell’epoca Obama avevano chiaramente individuato il Pacifico come area di maggiore interesse politico e militare.
Vanno poi ancora una volta citati gli obiettivi “conseguenti” in parte già tratteggiati, soprattutto una certa pressione sui Governi europei per un aumento degli impegni di spesa militare diretti ed indiretti.
Fino a qui la nota tecnica.
Ora alcune brevi considerazioni conseguenti, di tipo politico, del Movimento Nonviolento
Che valutazioni e considerazioni si possono fare?
Le note soprattutto tecniche precedenti servono ad inquadrare “Defender Europe 20” nella giusta prospettiva ed appoggiandosi ad elementi certi e chiari. Da qui possono nascere ovviamente diverse valutazioni complessive che dipendono anche dalla prospettiva con cui si guarda questa esercitazione (ma che non può prescindere dai dati di realtà). Per quanto riguarda chi si adopera per il disarmo e la riduzione delle spese militari, i punti da ribadire sono soprattutto questi:
  1. possibile deterioramento delle relazioni internazionali (diplomatiche e non) causato da massicce esercitazioni che possono essere percepite come minaccia o inizio di escalation (in particolare con i negoziati per il rinnovo dei trattati START in stallo);
  2. impatto negativo sulle dinamiche produttive e di vita civili nei Paesi europei coinvolti (un dispiegamento del genere non può in alcun modo passare inosservato sotto tutti i punti di vista);
  3. spreco di enormi risorse sia finanziarie che di energie e capacità per pianificare ed eseguire questo gigantesco “gioco di guerra”; ancora una volta la richiesta di spostamento di risorse dalle spese militari a investimenti civili dovrebbe essere punto basilare dei movimenti sociali e per la pace (in particolare in vista della drammatica crisi che si sta vivendo con la diffusione del Covid-19);
  4. imposizione di una egemonia politica e militare sui governi europei che più difficilmente potranno scegliere politiche (anche militari) alternative al volere statunitense sia a riguardo delle proprie scelte nazionali (interessi, minacce, approvvigionamento di sistemi d’arma) che a livello NATO e soprattutto europeo (ipotesi di convergenza militare UE con risparmi e minori effettivi, progetti di razionalizzino dell’industria militare, risorse da destinarsi a obiettivi importanti per la difesa della vita delle persone – lavoro, salute, welfare, cambiamenti climatici – impiegate invece per la logistica militare);
  5. data l’emergenza sanitaria estesa in tutta Europa, ed ora anche negli Stati Uniti, sarebbe necessario valutare in sede NATO e UE la sospensione dell’esercitazione militare (o quanto meno la necessità di prendere tutti quei provvedimenti precauzionali che si sono presi in ogni ambito civile): sono state rinviate fiere internazionali, chiuse Scuole e Musei, sospesi voli, competizioni sportive e spettacoli: anche un’esercitazione militare può aspettare tempi migliori, o essere annullata.