La struttura militare è sotto il formale
comando di un italiano che comunque, se vuole accedere a 62 stanze di
tre edifici ed ad un numero imprecisato di locali di altri 5 edifici,
deve dare un preavviso di almeno 24 ore (restricted areas).
L’utilizzo del complesso militare è “ad uso esclusivo U.S.”.
L’infrastruttura militare è finanziata dagli USA e dalla Nato.
Site Pluto (Longare Comm Site), però, ha un significato preciso solo se
lo si legge come un tassello del “sistema integrato di basi militari
statunitensi” di Vicenza e più in generale della strategia statunitense
verso il nuovo Eldorado di risorse a basso prezzo costituito dal
continente africano.
Nel condurre l’analisi è però indispensabile fare un passo indietro
di qualche anno, quando Francesco Cossiga, nel pieno della bufera Dal
Molin, parlando al Senato il 28 febbraio 2007, definì la 173^ Brigata
USA “…strumento del piano di dissuasione anche nucleare denominato
’Punta di Diamante’ “ .
In seguito queste parole allusive apparvero più chiare legandosi ad
un contesto generale che possiamo riassumere nei seguenti punti:
le
forze armate statunitensi hanno subito una consistente riduzione del
loro budget pur attestandosi alla mostruosa cifra di 836 miliardi di
dollari annui e ad un numero di soldati complessivo di 1,4 milioni;
i
costi in numero di vite umane e in compensazioni per i mutilati fisici e
psichici tra le file delle truppe sono aumentati in misura esponenziale
fornendo nel contempo all’opinione pubblica un’inaccettabile immagine
opaca delle forze armate;
si
impose quindi una scelta che si può sintetizzare così: meno uomini, più
tecnologia, gruppi di soldati relativamente piccoli, accuratamente
addestrati e con nuove armi (tra cui i droni, aerei senza pilota di
stanza a Sigonella).
In questo contesto, con la riunificazione al Dal Molin, la 173^ assume
un ruolo di primo piano;
la
NATO la cui “ragione sociale” era quella di contrastare il Patto di
Varsavia (mai specificando che quest’ultimo fu costituito sei anni dopo
la NATO) dal 1992 cambiò pelle con le operazioni di embargo e poi di
guerra nel territorio jugoslavo, violando così l’articolo 5 del suo
statuto. Questo articolo fu stravolto nel 1999, dopo che in 78 giorni
furono sganciate, partendo da basi quasi tutte italiane, 23 mila bombe
in 38 mila missioni di 1100 aerei. Ora i paesi membri Nato sono
autorizzati a “condurre operazioni di risposta alle crisi non previste
dall’articolo 5, al di fuori del territorio dell’Alleanza”;
SETAF
ha anch’essa subito una metamorfosi divenendo AFRICOM (Comando Africa);
solo quest’anno ha compiuto 14 azioni principali in Africa (definite
“esercitazioni militari”). Queste attività sono presentate come
operazioni per “contrastare e sconfiggere le organizzazioni
estremistiche violente”;
La
“guerra globale al terrorismo” trova uno dei suoi bracci di azione
principali nel “Comando per le operazioni speciali (Ussocom)”. Le
operazioni sono pianificate e decise dalla CIA e da altre 16
organizzazioni federali operando in 75 paesi (impiegando un totale di
circa 54 mila uomini). Una direttiva del 2009 autorizza “una forte
espansione delle attività militari clandestine con l’invio di commandos
per le operazioni speciali in paesi sia amici sia ostili del Medio
Oriente, dell’Asia e del Corno d’Africa”. Si formano così “piccole
unità di élite” che hanno il compito di “…guerra non convenzionale
condotta da forze esterne addestrate e organizzate da Ussocom,
controinssurezione per aiutare governi alleati a reprimere una
ribellione, operazioni psicologiche per influenzare l’opinione pubblica
straniera così che appoggi le azioni militari USA” oltretutto, data la
loro segretezza, senza passare attraverso il vaglio democratico del
Congresso e dell’opinione pubblica;
Le
“operazioni non convenzionali” che si esplicitano tra l’altro nel “dare
la caccia ai leader degli insorti, catturarli o ucciderli” trova uno
dei suoi punti principali di forza nell’ “addestrare le truppe locali”.
In conclusione, “sistema integrato di basi militari statunitensi” di Vicenza trova in Site Pluto un punto fondamentale come:
centro di intelligence per operazioni speciali
probabile
deposito di armi di natura particolare (forse l’edificio numero 9
classificato come restricted area e definito edificio materiali
classificati?). Il sito della Fontega-Tormeno è, invece, un deposito di
armi convenzionali (Ammunition Supply Point 7 - ASP7), mantenendo così
la sua funzione passata (Basic Load Storage Area – BLSA), anche se
apparirebbe illogico fosse stato reciso il cordone ombelicale (quale
sito di “fuga ed autodistruzione”) che fisicamente lo legava con il
“vecchio” Site Pluto, quando esso era deposito di armi nucleari centro
di addestramento di truppe destinate alle operazioni di natura speciale.
A tal proposito non può non essere rimarcato il ruolo del centro CoESPU
(Centro di eccellenza per le Stability Police Units) dell’Arma dei
Carabinieri che ha la sua sede nella caserma Chinotto di Vicenza e suo
campo di addestramento nell’ex sito Hawk di San Rocco-Santa Tecla
proprio sopra Site Pluto. Il CoESPU ha come compito istituzionale quello
di addestrare ufficiali provenienti da paesi del terzo mondo “al
controllo della folla… agli arresti ad alto rischio… alla protezione di
obiettivi sensibili… alla sicurezza dei VIP” come recitava la pagina
introduttiva del sito ufficiale fino al 2008, quando queste crude
espressioni furono mutate in un più presentabile: “…un’iniziativa
italiana, sostenuta dai Paesi del G8 durante il summit tenutosi a Sea
Island (USA) e (che) fa parte di un più ampio progetto della Comunità
Internazionale che mira ad organizzare specifici programmi di assistenza
tecnica e finanziaria volti ad incrementare le capacità globali nelle
operazioni di sostegno della pace, con particolare attenzione ai paesi
africani “.
A solo titolo d’esempio, durante le scorse settimane sono stati
addestrati nelle strutture del CoESPU (Caserma Chinotto e campo di
addestramento di San Rocco-Santa Tecla) elementi libici, proprio in
concomitanza con il piano del Pentagono e del Dipartimento di Stato USA
che stanzia, per il momento, 6 milioni di dollari per creare una élite
di 500 militari libici per operazioni in patria e nel Medio Oriente.