da http://www.nodalmolin.it/spip.php?article1676
Nell’ “Accordo tecnico… sulle installazioni/infrastrutture in uso alle forze armate statunitensi a Vicenza” del 16 aprile 2008 i 26 ettari di Site Pluto circondati da 2700 metri di recinzione sono definiti “Current (combined) operation and intelligence center (COIC)”. Quindi un’installazione militare di spionaggio (intelligence), comando (Longare Comm Site), controllo e supporto delle unità di AFRICOM per le operazioni in tempo di pace (comprese le attività di addestramento e quindi di uso di armi in poligoni di tiro).
La struttura militare è sotto il formale
comando di un italiano che comunque, se vuole accedere a 62 stanze di
tre edifici ed ad un numero imprecisato di locali di altri 5 edifici,
deve dare un preavviso di almeno 24 ore (restricted areas).
L’utilizzo del complesso militare è “ad uso esclusivo U.S.”.
L’infrastruttura militare è finanziata dagli USA e dalla Nato. Site Pluto (Longare Comm Site), però, ha un significato preciso solo se lo si legge come un tassello del “sistema integrato di basi militari statunitensi” di Vicenza e più in generale della strategia statunitense verso il nuovo Eldorado di risorse a basso prezzo costituito dal continente africano.
Nel condurre l’analisi è però indispensabile fare un passo indietro di qualche anno, quando Francesco Cossiga, nel pieno della bufera Dal Molin, parlando al Senato il 28 febbraio 2007, definì la 173^ Brigata USA “…strumento del piano di dissuasione anche nucleare denominato ’Punta di Diamante’ “ .
In seguito queste parole allusive apparvero più chiare legandosi ad un contesto generale che possiamo riassumere nei seguenti punti:
le forze armate statunitensi hanno subito una consistente riduzione del loro budget pur attestandosi alla mostruosa cifra di 836 miliardi di dollari annui e ad un numero di soldati complessivo di 1,4 milioni;
i costi in numero di vite umane e in compensazioni per i mutilati fisici e psichici tra le file delle truppe sono aumentati in misura esponenziale fornendo nel contempo all’opinione pubblica un’inaccettabile immagine opaca delle forze armate;
si impose quindi una scelta che si può sintetizzare così: meno uomini, più tecnologia, gruppi di soldati relativamente piccoli, accuratamente addestrati e con nuove armi (tra cui i droni, aerei senza pilota di stanza a Sigonella). In questo contesto, con la riunificazione al Dal Molin, la 173^ assume un ruolo di primo piano;
la NATO la cui “ragione sociale” era quella di contrastare il Patto di Varsavia (mai specificando che quest’ultimo fu costituito sei anni dopo la NATO) dal 1992 cambiò pelle con le operazioni di embargo e poi di guerra nel territorio jugoslavo, violando così l’articolo 5 del suo statuto. Questo articolo fu stravolto nel 1999, dopo che in 78 giorni furono sganciate, partendo da basi quasi tutte italiane, 23 mila bombe in 38 mila missioni di 1100 aerei. Ora i paesi membri Nato sono autorizzati a “condurre operazioni di risposta alle crisi non previste dall’articolo 5, al di fuori del territorio dell’Alleanza”;
SETAF ha anch’essa subito una metamorfosi divenendo AFRICOM (Comando Africa); solo quest’anno ha compiuto 14 azioni principali in Africa (definite “esercitazioni militari”). Queste attività sono presentate come operazioni per “contrastare e sconfiggere le organizzazioni estremistiche violente”;
La “guerra globale al terrorismo” trova uno dei suoi bracci di azione principali nel “Comando per le operazioni speciali (Ussocom)”. Le operazioni sono pianificate e decise dalla CIA e da altre 16 organizzazioni federali operando in 75 paesi (impiegando un totale di circa 54 mila uomini). Una direttiva del 2009 autorizza “una forte espansione delle attività militari clandestine con l’invio di commandos per le operazioni speciali in paesi sia amici sia ostili del Medio Oriente, dell’Asia e del Corno d’Africa”. Si formano così “piccole unità di élite” che hanno il compito di “…guerra non convenzionale condotta da forze esterne addestrate e organizzate da Ussocom, controinssurezione per aiutare governi alleati a reprimere una ribellione, operazioni psicologiche per influenzare l’opinione pubblica straniera così che appoggi le azioni militari USA” oltretutto, data la loro segretezza, senza passare attraverso il vaglio democratico del Congresso e dell’opinione pubblica;
Le “operazioni non convenzionali” che si esplicitano tra l’altro nel “dare la caccia ai leader degli insorti, catturarli o ucciderli” trova uno dei suoi punti principali di forza nell’ “addestrare le truppe locali”.
In conclusione, “sistema integrato di basi militari statunitensi” di Vicenza trova in Site Pluto un punto fondamentale come:
centro di intelligence per operazioni speciali
probabile deposito di armi di natura particolare (forse l’edificio numero 9 classificato come restricted area e definito edificio materiali classificati?). Il sito della Fontega-Tormeno è, invece, un deposito di armi convenzionali (Ammunition Supply Point 7 - ASP7), mantenendo così la sua funzione passata (Basic Load Storage Area – BLSA), anche se apparirebbe illogico fosse stato reciso il cordone ombelicale (quale sito di “fuga ed autodistruzione”) che fisicamente lo legava con il “vecchio” Site Pluto, quando esso era deposito di armi nucleari centro di addestramento di truppe destinate alle operazioni di natura speciale. A tal proposito non può non essere rimarcato il ruolo del centro CoESPU (Centro di eccellenza per le Stability Police Units) dell’Arma dei Carabinieri che ha la sua sede nella caserma Chinotto di Vicenza e suo campo di addestramento nell’ex sito Hawk di San Rocco-Santa Tecla proprio sopra Site Pluto. Il CoESPU ha come compito istituzionale quello di addestrare ufficiali provenienti da paesi del terzo mondo “al controllo della folla… agli arresti ad alto rischio… alla protezione di obiettivi sensibili… alla sicurezza dei VIP” come recitava la pagina introduttiva del sito ufficiale fino al 2008, quando queste crude espressioni furono mutate in un più presentabile: “…un’iniziativa italiana, sostenuta dai Paesi del G8 durante il summit tenutosi a Sea Island (USA) e (che) fa parte di un più ampio progetto della Comunità Internazionale che mira ad organizzare specifici programmi di assistenza tecnica e finanziaria volti ad incrementare le capacità globali nelle operazioni di sostegno della pace, con particolare attenzione ai paesi africani “.
A solo titolo d’esempio, durante le scorse settimane sono stati addestrati nelle strutture del CoESPU (Caserma Chinotto e campo di addestramento di San Rocco-Santa Tecla) elementi libici, proprio in concomitanza con il piano del Pentagono e del Dipartimento di Stato USA che stanzia, per il momento, 6 milioni di dollari per creare una élite di 500 militari libici per operazioni in patria e nel Medio Oriente.
L’infrastruttura militare è finanziata dagli USA e dalla Nato. Site Pluto (Longare Comm Site), però, ha un significato preciso solo se lo si legge come un tassello del “sistema integrato di basi militari statunitensi” di Vicenza e più in generale della strategia statunitense verso il nuovo Eldorado di risorse a basso prezzo costituito dal continente africano.
Nel condurre l’analisi è però indispensabile fare un passo indietro di qualche anno, quando Francesco Cossiga, nel pieno della bufera Dal Molin, parlando al Senato il 28 febbraio 2007, definì la 173^ Brigata USA “…strumento del piano di dissuasione anche nucleare denominato ’Punta di Diamante’ “ .
In seguito queste parole allusive apparvero più chiare legandosi ad un contesto generale che possiamo riassumere nei seguenti punti:
le forze armate statunitensi hanno subito una consistente riduzione del loro budget pur attestandosi alla mostruosa cifra di 836 miliardi di dollari annui e ad un numero di soldati complessivo di 1,4 milioni;
i costi in numero di vite umane e in compensazioni per i mutilati fisici e psichici tra le file delle truppe sono aumentati in misura esponenziale fornendo nel contempo all’opinione pubblica un’inaccettabile immagine opaca delle forze armate;
si impose quindi una scelta che si può sintetizzare così: meno uomini, più tecnologia, gruppi di soldati relativamente piccoli, accuratamente addestrati e con nuove armi (tra cui i droni, aerei senza pilota di stanza a Sigonella). In questo contesto, con la riunificazione al Dal Molin, la 173^ assume un ruolo di primo piano;
la NATO la cui “ragione sociale” era quella di contrastare il Patto di Varsavia (mai specificando che quest’ultimo fu costituito sei anni dopo la NATO) dal 1992 cambiò pelle con le operazioni di embargo e poi di guerra nel territorio jugoslavo, violando così l’articolo 5 del suo statuto. Questo articolo fu stravolto nel 1999, dopo che in 78 giorni furono sganciate, partendo da basi quasi tutte italiane, 23 mila bombe in 38 mila missioni di 1100 aerei. Ora i paesi membri Nato sono autorizzati a “condurre operazioni di risposta alle crisi non previste dall’articolo 5, al di fuori del territorio dell’Alleanza”;
SETAF ha anch’essa subito una metamorfosi divenendo AFRICOM (Comando Africa); solo quest’anno ha compiuto 14 azioni principali in Africa (definite “esercitazioni militari”). Queste attività sono presentate come operazioni per “contrastare e sconfiggere le organizzazioni estremistiche violente”;
La “guerra globale al terrorismo” trova uno dei suoi bracci di azione principali nel “Comando per le operazioni speciali (Ussocom)”. Le operazioni sono pianificate e decise dalla CIA e da altre 16 organizzazioni federali operando in 75 paesi (impiegando un totale di circa 54 mila uomini). Una direttiva del 2009 autorizza “una forte espansione delle attività militari clandestine con l’invio di commandos per le operazioni speciali in paesi sia amici sia ostili del Medio Oriente, dell’Asia e del Corno d’Africa”. Si formano così “piccole unità di élite” che hanno il compito di “…guerra non convenzionale condotta da forze esterne addestrate e organizzate da Ussocom, controinssurezione per aiutare governi alleati a reprimere una ribellione, operazioni psicologiche per influenzare l’opinione pubblica straniera così che appoggi le azioni militari USA” oltretutto, data la loro segretezza, senza passare attraverso il vaglio democratico del Congresso e dell’opinione pubblica;
Le “operazioni non convenzionali” che si esplicitano tra l’altro nel “dare la caccia ai leader degli insorti, catturarli o ucciderli” trova uno dei suoi punti principali di forza nell’ “addestrare le truppe locali”.
In conclusione, “sistema integrato di basi militari statunitensi” di Vicenza trova in Site Pluto un punto fondamentale come:
centro di intelligence per operazioni speciali
probabile deposito di armi di natura particolare (forse l’edificio numero 9 classificato come restricted area e definito edificio materiali classificati?). Il sito della Fontega-Tormeno è, invece, un deposito di armi convenzionali (Ammunition Supply Point 7 - ASP7), mantenendo così la sua funzione passata (Basic Load Storage Area – BLSA), anche se apparirebbe illogico fosse stato reciso il cordone ombelicale (quale sito di “fuga ed autodistruzione”) che fisicamente lo legava con il “vecchio” Site Pluto, quando esso era deposito di armi nucleari centro di addestramento di truppe destinate alle operazioni di natura speciale. A tal proposito non può non essere rimarcato il ruolo del centro CoESPU (Centro di eccellenza per le Stability Police Units) dell’Arma dei Carabinieri che ha la sua sede nella caserma Chinotto di Vicenza e suo campo di addestramento nell’ex sito Hawk di San Rocco-Santa Tecla proprio sopra Site Pluto. Il CoESPU ha come compito istituzionale quello di addestrare ufficiali provenienti da paesi del terzo mondo “al controllo della folla… agli arresti ad alto rischio… alla protezione di obiettivi sensibili… alla sicurezza dei VIP” come recitava la pagina introduttiva del sito ufficiale fino al 2008, quando queste crude espressioni furono mutate in un più presentabile: “…un’iniziativa italiana, sostenuta dai Paesi del G8 durante il summit tenutosi a Sea Island (USA) e (che) fa parte di un più ampio progetto della Comunità Internazionale che mira ad organizzare specifici programmi di assistenza tecnica e finanziaria volti ad incrementare le capacità globali nelle operazioni di sostegno della pace, con particolare attenzione ai paesi africani “.
A solo titolo d’esempio, durante le scorse settimane sono stati addestrati nelle strutture del CoESPU (Caserma Chinotto e campo di addestramento di San Rocco-Santa Tecla) elementi libici, proprio in concomitanza con il piano del Pentagono e del Dipartimento di Stato USA che stanzia, per il momento, 6 milioni di dollari per creare una élite di 500 militari libici per operazioni in patria e nel Medio Oriente.