dalla pagina https://www.change.org/p/la-pace-ha-bisogno-di-te-sostieni-la-campagna-per-l-uscita-dell-italia-dalla-nato-per-un-italia-neutrale/u/14768398?tk=i8yvUPRnLhUeEwrHkN209Wqpop1pWg7iidZR-hYQhB8&utm_source=petition_update
29 dic 2015 — Manlio Dinucci
Per
la sicurezza delle persone e degli animali, si proibiscono in vari casi
i fuochi d’artificio per l’ultimo dell’anno, soprattutto i potenti
botti. La notizia viene riportata in evidenza dai media. Gli stessi
nascondono però altre notizie che, se si diffondessero, farebbero
scoppiare la bolla della realtà virtuale in cui siamo imprigionati.
Un
esempio: la National Archives and Records Administration (NARA),
l’archivio del governo USA, ha pubblicato il 22 dicembre un dossier di
800 pagine, finora top secret, con una lista di migliaia di obiettivi in
Urss, Europa Orientale e Cina che gli USA si preparavano a distruggere
con armi nucleari durante la guerra fredda.
Nel 1959, l’anno a
cui si riferisce la «target list» redatta nel 1956, gli USA avevano
oltre 12mila testate nucleari con una potenza di 20mila megaton,
equivalente a un milione e mezzo di bombe di Hiroshima, mentre l’Urss ne
possedeva circa mille e la Cina non aveva ancora armi nucleari. Essendo
superiore anche come vettori (bombardieri e missili), il Pentagono
riteneva attuabile un attacco nucleare.
Il piano prevedeva la
«distruzione sistematica» di 1100 campi d’aviazione e 1200 città. Mosca
sarebbe stata distrutta da 180 bombe termonucleari; Leningrado, da 145;
Pechino, da 23. Molte «aree popolate» sarebbero state distrutte da
«esplosioni nucleari al livello del suolo per accrescere la ricaduta
radioattiva». Tra queste Berlino Est, il cui bombardamento nucleare
avrebbe comportato «disastrose implicazioni per Berlino Ovest».
Il
piano non venne attuato perché l’Urss, che aveva effettuato il suo
primo esperimento nucleare nel 1949 quando gli USA avevano già
accumulato dal 1945 circa 230 bombe, acquisì rapidamente la capacità di
colpire gli USA.
Perché la NARA ha deciso di pubblicare oggi «la
più ampia e dettagliata lista di obiettivi nucleari che sia mai stata
declassificata»? La scelta non è casuale, dato che l’archivista capo
della NARA è nominato dal presidente degli Stati uniti. La pubblicazione
della «target list» è un chiaro monito a Russia e Cina, che vengono
avvertite in modo trasversale di quale potenza nucleare abbiano gli USA.
Essi hanno varato un piano, del costo di 1000 miliardi di
dollari, per potenziare le forze nucleari con altri 12 sottomarini da
attacco, armato ciascuno di 200 testate nucleari, e 100 nuovi
bombardieri strategici, ciascuno armato di oltre 20 testate nucleari.
E
mentre stanno per schierare in Italia e altri paesi NATO le nuove bombe
B61-12 per il first strike nucleare, gli USA sviluppano lo «scudo
antimissili» che dovrebbe «difendere» l’Europa. Il 12 dicembre è stata
attivata, nella base di Deveselu in Romania, la prima batteria
missilistica terrestre USA della «difesa» NATO, che sarà seguita da una
analoga in Polonia, composta da 24 missili Aegis, già installati a bordo
di 4 navi da guerra USA dislocate nel Mediterraneo e Mar Nero.
Mosca
ha avvertito il 25 dicembre che queste batterie, essendo in grado di
lanciare anche missili nucleari Tomahawk a medio raggio, costituiscono
una chiara violazione del Trattato Inf, che proibisce lo schieramento in
Europa di missili nucleari a medio raggio con base a terra.
La
Russia annuncia contromisure, tra cui nuovi missili intercontinentali
mobili su autoveicoli e treni in costante movimento per evitare un first
strike nucleare. E, per colpire obiettivi Isis in Siria, usa
bombardieri strategici che si addestrano così anche all’attacco
nucleare.
Non si sa quale sia oggi la «target list» nucleare
degli USA. È però certo che nella «target list» russa ci sono anche le
basi USA/NATO in Italia. I media tacciono, mentre lanciano l’allarme sui
fuochi d’artificio.
(il manifesto, 29 dicembre 2015)
Vedi le notizie anche su Pandora TV
| costruire la Pace con la nonviolenza e la giustizia sociale | convertire le basi militari USA in Italia ad uso civile | promuovere una difesa civile non armata e nonviolenta | far uscire l'Italia dalla NATO | spostare la sede ONU | sostenere AE911Truth.org |
martedì 29 dicembre 2015
venerdì 25 dicembre 2015
Non è una fiaba di Natale, ma una nuova pagina di nonviolenza scritta su un bus del Kenia
dalla pagina http://www.azionenonviolenta.it/non-e-una-fiaba-di-natale-ma-una-nuova-pagina-di-nonviolenza-scritta-su-un-bus-del-kenia/
[...]
I fatti, riportati dalla BBC e ripresi da alcune testate giornalistiche internazionali, nella loro essenzialità, sono questi: all’alba del 21 dicembre, un commando di terroristi fondamentalisti – presumibilmente appartenenti al gruppo di al Shabab con base in Somalia – attaccano armi in pugno, facendo due vittime, un autobus pieno di viaggiatori. Il loro obiettivo è uccidere i cristiani di ritorno a casa per Natale. Era già avvenuto lo scorso anno, con una strage di 28 cristiani, ma stavolta le cose vanno diversamente: i terroristi chiedono ai cristiani di scendere e intimano ai musulmani di ripartire. Questi sanno che il destino dei primi è segnato, stavolta si rifiutano di obbedire alla violenza omicida e di distinguersi da quelli. Nessuno riparte, “o tutti liberi” – dicono i musulmani – “o tutti uccisi”. Questo gesto di coraggio disarmato spiazza i terroristi, che se ne vanno. Sono salvi. Il bus può ripartire.
[...]
leggi tutto l'articolo
[...]
I fatti, riportati dalla BBC e ripresi da alcune testate giornalistiche internazionali, nella loro essenzialità, sono questi: all’alba del 21 dicembre, un commando di terroristi fondamentalisti – presumibilmente appartenenti al gruppo di al Shabab con base in Somalia – attaccano armi in pugno, facendo due vittime, un autobus pieno di viaggiatori. Il loro obiettivo è uccidere i cristiani di ritorno a casa per Natale. Era già avvenuto lo scorso anno, con una strage di 28 cristiani, ma stavolta le cose vanno diversamente: i terroristi chiedono ai cristiani di scendere e intimano ai musulmani di ripartire. Questi sanno che il destino dei primi è segnato, stavolta si rifiutano di obbedire alla violenza omicida e di distinguersi da quelli. Nessuno riparte, “o tutti liberi” – dicono i musulmani – “o tutti uccisi”. Questo gesto di coraggio disarmato spiazza i terroristi, che se ne vanno. Sono salvi. Il bus può ripartire.
[...]
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giovedì 24 dicembre 2015
A Natale 2015 fa qualcosa per un Natale 2016 migliore!
Sostieni la campagna per l'uscita dell'Italia dalla NATO per un’Italia neutrale, che costruisca con coerenza la pace operando con giustizia e favorisca "più Europa", ma dalla parte dei popoli e non di chi vuole divisione, potere, guerre e caos...
"click" |
Buon Natale!
Benzina sul cessate il fuoco
Comitato promotore della campagna #NO GUERRA #NO NATO
Italia
La Risoluzione 2254 sulla Siria, approvata all’unanimità dal Consiglio di sicurezza dell’Onu, sottolinea «lo stretto legame tra un cessate il fuoco e un parallelo processo politico». Disinnescando il conflitto, ciò favorirebbe un allentamento delle tensioni in Medio Oriente.
C’è però un problema... continua
mercoledì 23 dicembre 2015
11 settembre 2001: le esplosioni al World Trade Center (WTC) descritte da testimoni
dalla pagina http://www.ae911truth.org/news/247-news-media-events-wtc-explosions-described-by-the-people-who-were-there.html
Graeme MacQueen, professore canadese in pensione, dai racconti di oltre 500 persone, fra vigili del fuoco, medici e infermieri, ha raccolto almeno 118 testimoni qualificati che hanno confermato di aver udito una serie di esplosioni al WTC, come avevano anticipato altri articoli (in particolare quello di David Ray Griffin dal tiolo "Explosive Testimony: Revelations about the Twin Towers in the 9/11 Oral Histories") e le inchieste di Massimo Mazzucco e di Giulietto Chiesa.
Le esplosioni descritte sono compatibili solo con demolizioni controllate...
Graeme MacQueen, professore canadese in pensione, dai racconti di oltre 500 persone, fra vigili del fuoco, medici e infermieri, ha raccolto almeno 118 testimoni qualificati che hanno confermato di aver udito una serie di esplosioni al WTC, come avevano anticipato altri articoli (in particolare quello di David Ray Griffin dal tiolo "Explosive Testimony: Revelations about the Twin Towers in the 9/11 Oral Histories") e le inchieste di Massimo Mazzucco e di Giulietto Chiesa.
Le esplosioni descritte sono compatibili solo con demolizioni controllate...
martedì 15 dicembre 2015
Barbara Honegger - "Dietro la cortina di fumo"
Barbara Honegger ha lavorato all'interno dell'Amministrazione USA e poi come giornalista investigativa esperta di questioni militari, sempre a contatto con la stampa di casa al Pentagono. In occasione del 'Convegno contro la Guerra per un’Italia neutrale per un’Europa indipendente', tenutosi a Roma il 20 ottobre 2015, ha rilasciato un'intervista a Pandora TV. Pino Cabras le ha chiesto di introdurre i temi principali del suo film 'Behind The Smoke Curtain: What Happened at the Pentagon on 9/11, and What Didn't, and Why it Matters' ('Dietro la cortina di fumo, cosa accadde al Pentagono l'11/9 e cosa non accadde, e perché conta', ndt). Fra i temi affrontati, le tante esercitazioni militari che riproducevano fedelmente proprio quel che stava accadendo.
leggi anche http://presenzalongare.blogspot.it/2015/10/roma-25-ottobre-barbara-honegger.html
"Restiamo umani"
Raymond McGovern, intervento tenuto al Parlamento Europeo il 1° dicembre 2015 all'interno del IX Forum Russo-Europeo.
Raymond McGovern è stato un analista della CIA dal 1963 al 1990 ed è tra i fondatori del gruppo dei “Veterani Professionisti dell’Intelligence per il Buon Senso”.
domenica 13 dicembre 2015
USA, "Guerra al Terrore", egemonia, soldi
"US using ‘War on Terror’ to maintain hegemony"
"Gli USA usano la 'Guerra al Terrore' per conservare l'egemonia" - questa la tesi di Dennis Etler, prof. di antropologia al Collegio Cabrillo di Aptos, California.
L'operazione false-flag (attentati terroristici organizzati in modo da far cadere la colpa su altri) dell'11 settembre 2001, a lungo pianificata dai neo-con Donald Rumsfeld, Dick Cheney, Paul Wolfowitz, Jeb Bush, Richard Perle, Richard Armitage, Lewis Libby et al. ispirati dal pensiero di Leo Strauss, segna l'inizio della Guerra al Terrore nel tentativo di mantenere l'egemonia globale statunitense...
dalla pagina https://www.rt.com/shows/sophieco/195384-us-fbi-syria-isis/
"Gli USA vogliono rilanciare la paura del terrore per mantenere l'industria bellica del terrore" - questa la tesi di Sibel Edmonds, ex traduttrice per la FBI.
"No terrorist group can survive unless some govt finances it"
"Nessun gruppo terroristico può sopravvivere senza che qualche governo lo finanzi" - questa la tesi di Loretta Napoleoni, esperta di economia e terrorismo
leggi anche:
mercoledì 9 dicembre 2015
13 dicembre
Nel vivo ricordo di Francesco
domenica 13 dicembre 2015
davanti alla base USA Site Pluto
Longare dalle 10.00 alle 11.00
lunedì 7 dicembre 2015
Un altro "errore" ...
dalle pagine
https://www.rt.com/news/324940-syrian-army-coalition-strike/
http://www.presstv.ir/Detail/2015/12/07/440644/Syria-USled-coalition-Deir-al-Zor-Ayyash
http://it.sputniknews.com/mondo/20151207/1676412/Raid-Bombardamento-Terrorismo-Daesh-Isis-AlNusra.html
Dal 30 settembre, su richiesta del presidente siriano Bashar Assad, le forze aeree della Federazione Russa effettuano raid contro gli obiettivi del Daesh (ISIS) e del "Fronte Al-Nusra" in Siria.
https://www.rt.com/news/324940-syrian-army-coalition-strike/
http://www.presstv.ir/Detail/2015/12/07/440644/Syria-USled-coalition-Deir-al-Zor-Ayyash
http://it.sputniknews.com/mondo/20151207/1676412/Raid-Bombardamento-Terrorismo-Daesh-Isis-AlNusra.html
Le forze aeree della coalizione internazionale guidate dagli USA hanno colpito un deposito di armi dell'esercito siriano nella provincia orientale di Deir ez-Zor, uccidendo 3 soldati, mentre altri 13 sono rimasti feriti
La coalizione guidata dagli Stati Uniti effettua raid aerei contro le posizioni dei terroristi del Daesh (ISIS) in Siria dal settembre 2014, senza il mandato del Consiglio di Sicurezza delle Nazioni Unite [e senza risultati tangibili]...Dal 30 settembre, su richiesta del presidente siriano Bashar Assad, le forze aeree della Federazione Russa effettuano raid contro gli obiettivi del Daesh (ISIS) e del "Fronte Al-Nusra" in Siria.
- bombardare non è mai la soluzione
- ma abbattere un jet russo e bombardare l'esercito regolare siriano è proprio demenziale ... per orgoglio o calcolo NON c'è coordinamento con chi ha dimostrato di voler veramente combattere lo Stato Islamico: Siria, Iran e Russia
Fuori l'Italia dalla NATO!
giovedì 3 dicembre 2015
Fuori l'Italia dalla NATO!
NOguerraNOnato.it |
E' una organizzazione che NON favorisce la pace e nemmeno la difesa comune, ma il caos...
Altri Paesi europei NON fanno parte della NATO, come:
Oggi ci vuole più Europa, NON più NATO; più ONU e meno NATO
Oggi ci vuole una Europa politica, dei popoli, NON asservita agli interessi degli USA, dell'apparato militare-industriale e di alcuni Paesi extra-europei, ma che guardi al bene comune dell'intero pianeta e dei popoli...
martedì 1 dicembre 2015
Missile contro il gasdotto
dalla pagina https://www.change.org/p/la-pace-ha-bisogno-di-te-sostieni-la-campagna-per-l-uscita-dell-italia-dalla-nato-per-un-italia-neutrale/u/14418946?tk=Z6WRmmsNDg0_2Lqr2RicWWWp0jr7KXpUN3q4WalFzw0&utm_source=petition_update&utm_medium=email
1 dic 2015 — Manlio Dinucci
Il missile Aim-120 Amraam lanciato dall’F-16 turco (ambedue made in USA) non era diretto solo al caccia russo impegnato in Siria contro l’Isis, ma a un obiettivo ben più importante: il Turkish Stream, il progettato gasdotto che porterebbe il gas russo in Turchia e, da qui, in Grecia e altri paesi della Ue.
Il Turkish Stream è la risposta di Mosca al siluramento, da parte di Washington, del South Stream, il gasdotto che, aggirando l’Ucraina, avrebbe portato il gas russo fino a Tarvisio (Udine) e da qui nella Ue, con grandi benefici per l’Italia anche in termini di occupazione. Il progetto, varato dalla russa Gazprom e dall’italiana Eni e poi allargato alla tedesca Wintershall e alla francese Edf, era già in fase avanzata di realizzazione (la Saipem dell’Eni aveva già un contratto da 2 miliardi di euro per la costruzione del gasdotto attraverso il Mar Nero) quando, dopo aver provocato la crisi ucraina, Washington lanciava quella che il New York Times definiva «una strategia aggressiva mirante a ridurre le forniture russe di gas all’Europa». Sotto pressione Usa, la Bulgaria bloccava nel dicembre 2014 i lavori del South Stream affossando il progetto.
Contemporaneamente però, nonostante Mosca e Ankara fossero in campi opposti riguardo a Siria e Isis, la Gazprom firmava un accordo preliminare con la compagnia turca Botas per la realizzazione di un duplice gasdotto Russia-Turchia attraverso il Mar Nero.
Il 19 giugno Mosca e Atene firmavano un accordo preliminare sull’estensione del Turkish Stream (con una spesa di 2 miliardi di dollari a carico della Russia) fino alla Grecia, per farne la porta d’ingresso del nuovo gasdotto nell’Unione europea.
Il 22 luglio Obama telefonava a Erdogan, chiedendo che la Turchia si ritirasse dal progetto.
Il 16 novembre Mosca e Ankara annunciavano, invece, prossimi colloqui governativi per varare il Turkish Stream, con una portata superiore a quella del maggiore gasdotto attraverso l’Ucraina.
Otto giorni dopo, il 24 novembre, l’abbattimento del caccia russo provocava il blocco, se non la cancellazione, del progetto. Sicuramente a Washington hanno brindato al nuovo successo. La Turchia, che importa dalla Russia il 55% del gas e il 30% del petrolio, viene invece danneggiata dalle sanzioni russe e rischia di perdere il grosso business del Turkish Stream.
Chi allora in Turchia aveva interesse ad abbattere volutamente il caccia russo, sapendo quali sarebbero state le conseguenze? La frase di Erdogan «Vorremmo che non fosse successo, ma è successo, spero che una cosa del genere non accada più» implica uno scenario più complesso di quello ufficiale. In Turchia ci sono importanti comandi, basi e radar Nato sotto comando Usa: l’ordine di abbattere il caccia russo è stato dato all’interno di tale quadro.
Qual è a questo punto la situazione nella «guerra dei gasdotti»? Usa e Nato controllano il territorio ucraino da cui passano i gasdotti Russia-Ue, ma la Russia può fare oggi meno affidamento su di essi (la quantità di gas che trasportano è calata dal 90% al 40% dell’export russo di gas verso l’Europa) grazie a due corridoi alternativi.
Il Nord Stream che, a nord dell’Ucraina, porta il gas russo in Germania: la Gazprom ora lo vuole raddoppiare ma il progetto è avversato nella Ue dalla Polonia e altri governi dell’Est (legati più a Washington che a Bruxelles). Il Blue Stream, gestito alla pari da Gazprom ed Eni, che a sud passa dalla Turchia ed è per questo a rischio.
La Ue potrebbe importare molto gas a basso prezzo dall’Iran, con un gasdotto già progettato attraverso Iraq e Siria, ma il progetto è bloccato (non a caso) dalla guerra scatenata in questi paesi dalla strategia Usa/Nato.
(il manifesto, 1 dicembre 2015)
Vedi il video su PandoraTV http://www.pandoratv.it/?p=5042
Comitato promotore della campagna #NO GUERRA #NO NATO
Italia
Il missile Aim-120 Amraam lanciato dall’F-16 turco (ambedue made in USA) non era diretto solo al caccia russo impegnato in Siria contro l’Isis, ma a un obiettivo ben più importante: il Turkish Stream, il progettato gasdotto che porterebbe il gas russo in Turchia e, da qui, in Grecia e altri paesi della Ue.
Il Turkish Stream è la risposta di Mosca al siluramento, da parte di Washington, del South Stream, il gasdotto che, aggirando l’Ucraina, avrebbe portato il gas russo fino a Tarvisio (Udine) e da qui nella Ue, con grandi benefici per l’Italia anche in termini di occupazione. Il progetto, varato dalla russa Gazprom e dall’italiana Eni e poi allargato alla tedesca Wintershall e alla francese Edf, era già in fase avanzata di realizzazione (la Saipem dell’Eni aveva già un contratto da 2 miliardi di euro per la costruzione del gasdotto attraverso il Mar Nero) quando, dopo aver provocato la crisi ucraina, Washington lanciava quella che il New York Times definiva «una strategia aggressiva mirante a ridurre le forniture russe di gas all’Europa». Sotto pressione Usa, la Bulgaria bloccava nel dicembre 2014 i lavori del South Stream affossando il progetto.
Contemporaneamente però, nonostante Mosca e Ankara fossero in campi opposti riguardo a Siria e Isis, la Gazprom firmava un accordo preliminare con la compagnia turca Botas per la realizzazione di un duplice gasdotto Russia-Turchia attraverso il Mar Nero.
Il 19 giugno Mosca e Atene firmavano un accordo preliminare sull’estensione del Turkish Stream (con una spesa di 2 miliardi di dollari a carico della Russia) fino alla Grecia, per farne la porta d’ingresso del nuovo gasdotto nell’Unione europea.
Il 22 luglio Obama telefonava a Erdogan, chiedendo che la Turchia si ritirasse dal progetto.
Il 16 novembre Mosca e Ankara annunciavano, invece, prossimi colloqui governativi per varare il Turkish Stream, con una portata superiore a quella del maggiore gasdotto attraverso l’Ucraina.
Otto giorni dopo, il 24 novembre, l’abbattimento del caccia russo provocava il blocco, se non la cancellazione, del progetto. Sicuramente a Washington hanno brindato al nuovo successo. La Turchia, che importa dalla Russia il 55% del gas e il 30% del petrolio, viene invece danneggiata dalle sanzioni russe e rischia di perdere il grosso business del Turkish Stream.
Chi allora in Turchia aveva interesse ad abbattere volutamente il caccia russo, sapendo quali sarebbero state le conseguenze? La frase di Erdogan «Vorremmo che non fosse successo, ma è successo, spero che una cosa del genere non accada più» implica uno scenario più complesso di quello ufficiale. In Turchia ci sono importanti comandi, basi e radar Nato sotto comando Usa: l’ordine di abbattere il caccia russo è stato dato all’interno di tale quadro.
Qual è a questo punto la situazione nella «guerra dei gasdotti»? Usa e Nato controllano il territorio ucraino da cui passano i gasdotti Russia-Ue, ma la Russia può fare oggi meno affidamento su di essi (la quantità di gas che trasportano è calata dal 90% al 40% dell’export russo di gas verso l’Europa) grazie a due corridoi alternativi.
Il Nord Stream che, a nord dell’Ucraina, porta il gas russo in Germania: la Gazprom ora lo vuole raddoppiare ma il progetto è avversato nella Ue dalla Polonia e altri governi dell’Est (legati più a Washington che a Bruxelles). Il Blue Stream, gestito alla pari da Gazprom ed Eni, che a sud passa dalla Turchia ed è per questo a rischio.
La Ue potrebbe importare molto gas a basso prezzo dall’Iran, con un gasdotto già progettato attraverso Iraq e Siria, ma il progetto è bloccato (non a caso) dalla guerra scatenata in questi paesi dalla strategia Usa/Nato.
(il manifesto, 1 dicembre 2015)
Vedi il video su PandoraTV http://www.pandoratv.it/?p=5042
sabato 28 novembre 2015
Vigili del Fuoco, Architetti e Ingegneri sfatano i miti sull'11 settembre...
Firefighters, Architects & Engineers Expose 9/11 Myths ...
il trailer: https://youtu.be/OsoY3AIRUGA
il dvd: http://www.shop.ae911truth.org/DVD-Firefighters-Architects-Engineers-Expose-9-11-Myths-AEFFDVD1.htm
visita:
il sito di Architetti e Ingegneri per la verità sull'11 settembre: ae911truth.org
il sito dei Vigili del Fuoco per la verità sull'11 settembre: ff911truth.org
Grazie
a AE911Truth.org, 2393 Ingegneri e Architetti, la maggior parte dei
quali statunitensi, hanno dichiarato che il crollo delle Torri Gemelle e
dell'Edificio 7 del World Trade Center è stato il risultato di
demolizioni controllate
e il fisico David Chandler lo ha
dimostrato ...
ha lanciato la petizione internazionale
ReThink911.org/petition |
leggi
e firma la petizione: chiede la costituzione di una commissione di
inchiesta, autorevole e indipendente, per indagare sugli eventi dell'
11 settembre 2001
21630 persone lo hanno fatto
21630 persone lo hanno fatto
"Ri-Pensa l'11 settembre - L'evidenza potrebbe sorprenderti"
Campagna internazionale promossa dagli Architetti e Ingegneri USA di ae911truth.org
Lo sapevi che una terza torre è caduta l'11 settembre 2001?
Si tratta dell'Edificio 7 del World Trade Center crollato alle 5,20 del pomeriggio di quell'11 settembre ... eppure non è stato colpito da un aereo, l'incendio che si era sviluppato non era sufficiente a farla crollare, è crollato su se stesso in 6,5 secondi, in caduta libera nei primi secondi ...
Campagna internazionale promossa dagli Architetti e Ingegneri USA di ae911truth.org
Lo sapevi che una terza torre è caduta l'11 settembre 2001?
Si tratta dell'Edificio 7 del World Trade Center crollato alle 5,20 del pomeriggio di quell'11 settembre ... eppure non è stato colpito da un aereo, l'incendio che si era sviluppato non era sufficiente a farla crollare, è crollato su se stesso in 6,5 secondi, in caduta libera nei primi secondi ...
Se hai dubbi e vuoi più informazioni, guarda:
- video del crollo del WTC-7 confrontato con [altre] demolizioni controllate...
- l'intervista a Richard Gage, fondatore di AE911Truth.org, su C-Span, il canale pubblico della politica USA: guarda il video [doppiato in italiano]
- i video di Massimo Mazzucco: 11 Settembre - La nuova Pearl Harbor (luogocomune.net/site) l'opera più esaustiva sull'11 settembre
- il film di Giulietto Chiesa, Zero
- Barbara Honegger ha dimostrato in modo logico e dettagliato [video in inglese] che quello al Pentagono fu un "inside job" = auto-attentato
leggi anche:
- l'interessante libro di Roberto Quaglia: Il mito dell'11 settembre mito11settembre.it - la nostra pagina Il Re è nudo: 9/11 - An Inside Job False Flag Operation
martedì 24 novembre 2015
Loretta Napoleoni: «I bombardamenti? Inutili»
dalla pagina http://www.avvenire.it/Mondo/Pagine/I-bombardamenti-Inutili-.aspx
Esattamente un anno fa, in occasione dell’uscita italiana del suo Isis, lo stato del terrore, Loretta Napoleoni spiegava ad Avvenire che la «terza guerra mondiale a pezzi» evocata dal Papa «è un fatto, non una suggestione. Ora le cancellerie – osservava l’analista italiana, considerata uno dei massimi esperti di terrorismo al mondo – devono decidere: fermare l’escalation militare o peggiorare la situazione, con ripercussioni ad amplissimo raggio». Quasi al termine del 2016, si contano i morti a Parigi, nel Mali, la Libia si è balcanizzata, la Siria è un vasto campo di battaglia, lo Yemen viene regolarmente bombardato dalla coalizione saudita; Egitto, Turchia e Tunisia vengono bersagliati da attentati, il Libano è sempre meno stabile, in Israele sono riprese le violenze, e non c’è un solo Paese del Medio Oriente nel quale trascorra una giornata senza che un colpo venga sparato.
Cosa è diventato e cosa rappresenta il Daesh?
Gli sviluppi sono abbastanza drammatici. A cominciare dalla crescente espansione territoriale. Oggi possiedono più risorse che in passato. Soprattutto contano su una schiacciante supremazia di adepti a livello internazionale. Militanti per i quali la religione è solo una copertura. Una galassia che va da Boko Haram (Nigeria), Shabaab (Soma-lia), al-Qaeda nel Maghreb, solo per citarne i principali. Bisogna poi aggiungere che al di fuori del proprio territorio l’Is sta rafforzandosi in Paesi come Egitto e Libia.
Perché Daesh risulta così attraente a tanti giovani figli di immigrati che spesso non hanno mai messo piede fuori dall’Europa?
Ci troviamo davanti a un’ideologia nazionalista che usa la religione come pretesto. C’è una forte spinta antimperialista e in Europa il processo di radicalizzazione ha ottenuto un successo tale da permettere un deciso cambio di strategia.
Quale? Prima si andava a combattere in Siria. Adesso si porta lo scontro fin dentro ai nostri confini. Personalmente, credo più all’esistenza di una rete europea che si ispira all’Is.
In altre parole, non ritiene che gli attentati di Parigi siano stati pianificati dalla leadership del Califfato? Considerato il modo, e i risultati, con cui l’Is ha gestito e gestisce la guerra in loco, mi sembra strano che si affidino a terroristi improvvisati, per quanto pericolosi. L’effetto degli attentati, innescando una nuova strategia della tensione, favorisce proprio l’Is e che per questa ragione si attribuisce la paternità degli attacchi.
Se potesse dare un consiglio ai leader mondiali, cosa direbbe? Che la guerra è sbagliata e non servono questi bombardamenti. Ma il problema è che siamo nel caos. La Francia bombarda, gli Usa bombardano, la Russia pure. Ma non c’è una leadership: chi è il capo della coalizione? Non è un’operazione concertata e a me pare che la reazione, così raffazzonata, sia solo propaganda. L’unico ad avere una visione grandangolare è Putin, che naturalmente persegue i suoi interessi.
La comunità internazionale stavolta sembra seriamente interessata a tagliare i canali di finanziamento e l’approvvigionamento militare del Califfato.
Non capisco perché se ne parli ora e non un anno e mezzo fa. Ormai loro sono uno “Stato”, uno “Stato” che non ci piace, con regole che non condividiamo, ma tagliare fondi a uno “Stato” come quello è quasi impossibile. Loro non compiono transazioni internazionali, non passano attraverso le borse, si autofinanziano con un’economia di guerra. E pensare di lasciare l’Is senza petrolio è semplicemente illusorio.
Un anno fa lei sosteneva che l’unico ad aver capito era papa Francesco. Ma adesso siamo alle preoccupazioni per il Giubileo. Le minacce per Roma e il Giubileo non penso siano credibili in questa fase. Quello che manca alla politica è un discorso di pace che coinvolga il governo dello Stato islamico. Da un anno e mezzo bombardiamo, uccidiamo chissà quanti civili. Senza risultati. Sarebbe il caso di ascoltare il Papa e tentare la strada, per quanto difficile e accidentata, del dialogo.
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"pensare di lasciare l’Is senza petrolio è semplicemente illusorio": giusto.
Ma scoprire il gioco di chi finanzia terroristi, addestra terroristi, vende armi allo Stato Islamico e acquista petrolio dallo Stato Islamico...
Esattamente un anno fa, in occasione dell’uscita italiana del suo Isis, lo stato del terrore, Loretta Napoleoni spiegava ad Avvenire che la «terza guerra mondiale a pezzi» evocata dal Papa «è un fatto, non una suggestione. Ora le cancellerie – osservava l’analista italiana, considerata uno dei massimi esperti di terrorismo al mondo – devono decidere: fermare l’escalation militare o peggiorare la situazione, con ripercussioni ad amplissimo raggio». Quasi al termine del 2016, si contano i morti a Parigi, nel Mali, la Libia si è balcanizzata, la Siria è un vasto campo di battaglia, lo Yemen viene regolarmente bombardato dalla coalizione saudita; Egitto, Turchia e Tunisia vengono bersagliati da attentati, il Libano è sempre meno stabile, in Israele sono riprese le violenze, e non c’è un solo Paese del Medio Oriente nel quale trascorra una giornata senza che un colpo venga sparato.
Cosa è diventato e cosa rappresenta il Daesh?
Gli sviluppi sono abbastanza drammatici. A cominciare dalla crescente espansione territoriale. Oggi possiedono più risorse che in passato. Soprattutto contano su una schiacciante supremazia di adepti a livello internazionale. Militanti per i quali la religione è solo una copertura. Una galassia che va da Boko Haram (Nigeria), Shabaab (Soma-lia), al-Qaeda nel Maghreb, solo per citarne i principali. Bisogna poi aggiungere che al di fuori del proprio territorio l’Is sta rafforzandosi in Paesi come Egitto e Libia.
Perché Daesh risulta così attraente a tanti giovani figli di immigrati che spesso non hanno mai messo piede fuori dall’Europa?
Ci troviamo davanti a un’ideologia nazionalista che usa la religione come pretesto. C’è una forte spinta antimperialista e in Europa il processo di radicalizzazione ha ottenuto un successo tale da permettere un deciso cambio di strategia.
Quale? Prima si andava a combattere in Siria. Adesso si porta lo scontro fin dentro ai nostri confini. Personalmente, credo più all’esistenza di una rete europea che si ispira all’Is.
In altre parole, non ritiene che gli attentati di Parigi siano stati pianificati dalla leadership del Califfato? Considerato il modo, e i risultati, con cui l’Is ha gestito e gestisce la guerra in loco, mi sembra strano che si affidino a terroristi improvvisati, per quanto pericolosi. L’effetto degli attentati, innescando una nuova strategia della tensione, favorisce proprio l’Is e che per questa ragione si attribuisce la paternità degli attacchi.
Se potesse dare un consiglio ai leader mondiali, cosa direbbe? Che la guerra è sbagliata e non servono questi bombardamenti. Ma il problema è che siamo nel caos. La Francia bombarda, gli Usa bombardano, la Russia pure. Ma non c’è una leadership: chi è il capo della coalizione? Non è un’operazione concertata e a me pare che la reazione, così raffazzonata, sia solo propaganda. L’unico ad avere una visione grandangolare è Putin, che naturalmente persegue i suoi interessi.
La comunità internazionale stavolta sembra seriamente interessata a tagliare i canali di finanziamento e l’approvvigionamento militare del Califfato.
Non capisco perché se ne parli ora e non un anno e mezzo fa. Ormai loro sono uno “Stato”, uno “Stato” che non ci piace, con regole che non condividiamo, ma tagliare fondi a uno “Stato” come quello è quasi impossibile. Loro non compiono transazioni internazionali, non passano attraverso le borse, si autofinanziano con un’economia di guerra. E pensare di lasciare l’Is senza petrolio è semplicemente illusorio.
Un anno fa lei sosteneva che l’unico ad aver capito era papa Francesco. Ma adesso siamo alle preoccupazioni per il Giubileo. Le minacce per Roma e il Giubileo non penso siano credibili in questa fase. Quello che manca alla politica è un discorso di pace che coinvolga il governo dello Stato islamico. Da un anno e mezzo bombardiamo, uccidiamo chissà quanti civili. Senza risultati. Sarebbe il caso di ascoltare il Papa e tentare la strada, per quanto difficile e accidentata, del dialogo.
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"pensare di lasciare l’Is senza petrolio è semplicemente illusorio": giusto.
Ma scoprire il gioco di chi finanzia terroristi, addestra terroristi, vende armi allo Stato Islamico e acquista petrolio dallo Stato Islamico...
sabato 21 novembre 2015
Combattere la glorificazione del nazismo? 4 no, 53 astenuti...
I seguenti Paesi:
Angola, Armenia, Bangladesh, Belarus, Bolivia (Plurinational State of), Brazil, Burundi, China, Congo, Côte d’Ivoire, Cuba, Democratic People’s Republic of Korea, Equatorial Guinea, Eritrea, Ethiopia, India, Kazakhstan, Kyrgyzstan, Lao People’s Democratic Republic, Mali, Mauritania, Morocco, Myanmar, Namibia, Nicaragua, Niger, Nigeria, Pakistan, Russian Federation, South Sudan, Sri Lanka, Sudan, Syrian Arab Republic, Tajikistan, Turkmenistan, Uganda, Uzbekistan, Venezuela (Bolivarian Republic of), Viet Nam and Zimbabwe
hanno presentato la risoluzione A/C.3/70/L.59/Rev.1 all'ONU (testo integrale in inglese) datata 13 novembre 2015 per
"Combattere la glorificazione del nazismo, neo-nazismo e altre pratiche che contribuiscono a infiammare forme attuali di razzismo, discriminazione razziale, xenofobia e intolleranza ad esse collegata".
19 novembre 2015 - Risultato delle votazioni:
dalla pagina http://it.sputniknews.com/italian.ruvr.ru/news/2014_11_22/La-Russia-e-preoccupata-che-lUcraina-sostenga-la-glorificazione-del-nazismo-0512/
E noi italiani?
Angola, Armenia, Bangladesh, Belarus, Bolivia (Plurinational State of), Brazil, Burundi, China, Congo, Côte d’Ivoire, Cuba, Democratic People’s Republic of Korea, Equatorial Guinea, Eritrea, Ethiopia, India, Kazakhstan, Kyrgyzstan, Lao People’s Democratic Republic, Mali, Mauritania, Morocco, Myanmar, Namibia, Nicaragua, Niger, Nigeria, Pakistan, Russian Federation, South Sudan, Sri Lanka, Sudan, Syrian Arab Republic, Tajikistan, Turkmenistan, Uganda, Uzbekistan, Venezuela (Bolivarian Republic of), Viet Nam and Zimbabwe
hanno presentato la risoluzione A/C.3/70/L.59/Rev.1 all'ONU (testo integrale in inglese) datata 13 novembre 2015 per
"Combattere la glorificazione del nazismo, neo-nazismo e altre pratiche che contribuiscono a infiammare forme attuali di razzismo, discriminazione razziale, xenofobia e intolleranza ad esse collegata".
19 novembre 2015 - Risultato delle votazioni:
- Sì 126
- No 4 = Canada, Palau, Ukraina, USA
- Astenuti 53 = fra cui i Paesi europei
dalla pagina http://it.sputniknews.com/italian.ruvr.ru/news/2014_11_22/La-Russia-e-preoccupata-che-lUcraina-sostenga-la-glorificazione-del-nazismo-0512/
La Russia è preoccupata che l'Ucraina sostenga la glorificazione del nazismo
E noi italiani?
giovedì 19 novembre 2015
La guerra dei droni: la violenza genera altra violenza
dalla pagina http://www.theguardian.com/world/2015/nov/18/obama-drone-war-isis-recruitment-tool-air-force-whistleblowers
4 ex-operatori e tecnici di droni, Cian Westmoreland, Michael Haas, Brandon Bryant and Stephen Lewis. (Guardian photo) hanno scritto una lettera indirizzata a Obama, al segretario della difesa Ashton Carter e al capo della CIA John Brennan, denunciando che la guerra dei droni e il numero enorme di "errori" (fino al 90% secondo documenti segreti USA) nel colpire altre persone, spesso civili innocenti, al posto delle vittime designate è una delle cause dell'odio crescente verso USA e Occidente e vengono usati dallo Stato Islamico (ISIS) come argomento per recrutare combattenti.
Bryant è stato coinvolto nell'uccisione di 1600 persone... In particolare, gli fu anche ordinato di uccidere il cittadino statunitense al-Awlaki che, gli fu detto, meritava di morire in quanto traditore; ma, ora ribatte Bryant "l'articolo 3 della sezione 2 della Costituzione degli USA afferma che anche un traditore ha diritto a un giusto processo di fronte a una giuria di suoi pari"...
dalla pagina http://www.presstv.ir/Detail/2015/11/19/438267/US-Obama-drone-war-ISIL
In questa foto cittadini pakistani mostra la foto di alcune vittime di un drone USA durante una manifestazione nel febbraio 2012. Un gran numero di civili è stato ucciso da droni USA in Pakistan, Afghanistan, Yemen e altri paesi.
4 ex-operatori e tecnici di droni, Cian Westmoreland, Michael Haas, Brandon Bryant and Stephen Lewis. (Guardian photo) hanno scritto una lettera indirizzata a Obama, al segretario della difesa Ashton Carter e al capo della CIA John Brennan, denunciando che la guerra dei droni e il numero enorme di "errori" (fino al 90% secondo documenti segreti USA) nel colpire altre persone, spesso civili innocenti, al posto delle vittime designate è una delle cause dell'odio crescente verso USA e Occidente e vengono usati dallo Stato Islamico (ISIS) come argomento per recrutare combattenti.
Bryant è stato coinvolto nell'uccisione di 1600 persone... In particolare, gli fu anche ordinato di uccidere il cittadino statunitense al-Awlaki che, gli fu detto, meritava di morire in quanto traditore; ma, ora ribatte Bryant "l'articolo 3 della sezione 2 della Costituzione degli USA afferma che anche un traditore ha diritto a un giusto processo di fronte a una giuria di suoi pari"...
dalla pagina http://www.presstv.ir/Detail/2015/11/19/438267/US-Obama-drone-war-ISIL
In questa foto cittadini pakistani mostra la foto di alcune vittime di un drone USA durante una manifestazione nel febbraio 2012. Un gran numero di civili è stato ucciso da droni USA in Pakistan, Afghanistan, Yemen e altri paesi.
mercoledì 18 novembre 2015
La strategia del caos
Comitato promotore
della campagna #NO GUERRA #NO NATO
Italia
17 nov 2015 — Manlio Dinucci
Bandiere a mezz’asta nei paesi Nato per «l’11 Settembre della Francia», mentre il presidente Obama annuncia ai media: «Vi forniremo accurate informazioni su chi è responsabile». Non c’è bisogno di aspettare, è già chiaro. L’ennesima strage di innocenti è stata provocata dalla serie di bombe a frammentazione geopolitica, fatte esplodere secondo una precisa strategia.
Quella attuata da quando gli Usa, vinto il confronto con l’Urss, si sono autonominati «il solo Stato con una forza, una portata e un'influenza in ogni dimensione - politica, economica e militare - realmente globali», proponendosi di «impedire che qualsiasi potenza ostile domini una regione – l'Europa occidentale, l'Asia orientale, il territorio dell'ex Unione sovietica e l'Asia sud-occidentale – le cui risorse sarebbero sufficienti a generare una potenza globale».
A tal fine gli Usa hanno riorientato dal 1991 la propria strategia e, accordandosi con le potenze europee, quella della Nato. Da allora sono stati frammentati o demoliti con la guerra (aperta e coperta), uno dopo l’altro, gli Stati ritenuti di ostacolo al piano di dominio globale – Iraq, Jugoslavia, Afghanistan, Libia, Siria, Ucraina e altri – mentre altri ancora (tra cui l’Iran) sono nel mirino.
Queste guerre, che hanno mietuto milioni di vittime, hanno disgregato intere società, creando una enorme massa di disperati, la cui frustrazione e ribellione sfociano da un lato in reale resistenza, ma dall’altro vengono sfruttate dalla Cia e altri servizi segreti (compresi quelli francesi) per irretire combattenti in una «jihad» di fatto funzionale alla strategia Usa/Nato. Si è così formata una armata ombra, costituita da gruppi islamici (spesso concorrenti) impiegati per minare dall’interno lo Stato libico mentre la Nato lo attaccava, quindi per una analoga operazione in Siria e Iraq.
Da questa è nato l’Isis, nel quale sono confluiti «foreign fighters» tra cui agenti di servizi segreti, che ha ricevuto miliardi di dollari e moderne armi dall’Arabia saudita e da altre monarchie arabe, alleate degli Usa e in particolare della Francia.
Strategia non nuova: oltre 35 anni fa, per far cadere l’Urss nella «trappola afghana», furono reclutati tramite la Cia decine di migliaia di mujaidin da oltre 40 paesi. Tra questi il ricco saudita Osama bin Laden, giunto in Afghanistan con 4 mila uomini, lo stesso che dopo avrebbe fondato Al Qaeda divenendo «nemico numero uno» degli Usa.
Washington non è l’apprendista stregone incapace di controllare le forze messe in moto. È il centro motore di una strategia che, demolendo interi Stati, provoca una caotica reazione a catena di divisioni e conflitti da utilizzare secondo l’antico metodo del «divide et impera».
L’attacco terroristico di Parigi, eseguito da una manovalanza convinta di colpire l’odiato Occidente, è avvenuto con perfetto tempismo nel momento in cui la Russia, intervenendo militarmente, ha bloccato il piano Usa/Nato di demolire lo Stato siriano e ha annunciato contromisure militari alla crescente espansione della Nato ad Est.
L’attacco terroristico, creando in Europa un clima da stato di assedio, «giustifica» un accelerato potenziamento militare dei paesi europei della Nato, compreso l’aumento della loro spesa militare richiesto dagli Usa, e apre la strada ad altre guerre sotto comando Usa. La Francia che finora aveva condotto «contro l’Isis in Siria solo attacchi sporadici», scrive il New York Times, ha effettuato domenica notte «come rappresaglia, il più aggressivo attacco aereo contro la città siriana di Raqqa, colpendo obiettivi Isis indicati dagli Stati uniti». Tra questi, specificano funzionari Usa, «alcune cliniche e un museo».
(il manifesto, 17 novembre 2015)
Bandiere a mezz’asta nei paesi Nato per «l’11 Settembre della Francia», mentre il presidente Obama annuncia ai media: «Vi forniremo accurate informazioni su chi è responsabile». Non c’è bisogno di aspettare, è già chiaro. L’ennesima strage di innocenti è stata provocata dalla serie di bombe a frammentazione geopolitica, fatte esplodere secondo una precisa strategia.
Quella attuata da quando gli Usa, vinto il confronto con l’Urss, si sono autonominati «il solo Stato con una forza, una portata e un'influenza in ogni dimensione - politica, economica e militare - realmente globali», proponendosi di «impedire che qualsiasi potenza ostile domini una regione – l'Europa occidentale, l'Asia orientale, il territorio dell'ex Unione sovietica e l'Asia sud-occidentale – le cui risorse sarebbero sufficienti a generare una potenza globale».
A tal fine gli Usa hanno riorientato dal 1991 la propria strategia e, accordandosi con le potenze europee, quella della Nato. Da allora sono stati frammentati o demoliti con la guerra (aperta e coperta), uno dopo l’altro, gli Stati ritenuti di ostacolo al piano di dominio globale – Iraq, Jugoslavia, Afghanistan, Libia, Siria, Ucraina e altri – mentre altri ancora (tra cui l’Iran) sono nel mirino.
Queste guerre, che hanno mietuto milioni di vittime, hanno disgregato intere società, creando una enorme massa di disperati, la cui frustrazione e ribellione sfociano da un lato in reale resistenza, ma dall’altro vengono sfruttate dalla Cia e altri servizi segreti (compresi quelli francesi) per irretire combattenti in una «jihad» di fatto funzionale alla strategia Usa/Nato. Si è così formata una armata ombra, costituita da gruppi islamici (spesso concorrenti) impiegati per minare dall’interno lo Stato libico mentre la Nato lo attaccava, quindi per una analoga operazione in Siria e Iraq.
Da questa è nato l’Isis, nel quale sono confluiti «foreign fighters» tra cui agenti di servizi segreti, che ha ricevuto miliardi di dollari e moderne armi dall’Arabia saudita e da altre monarchie arabe, alleate degli Usa e in particolare della Francia.
Strategia non nuova: oltre 35 anni fa, per far cadere l’Urss nella «trappola afghana», furono reclutati tramite la Cia decine di migliaia di mujaidin da oltre 40 paesi. Tra questi il ricco saudita Osama bin Laden, giunto in Afghanistan con 4 mila uomini, lo stesso che dopo avrebbe fondato Al Qaeda divenendo «nemico numero uno» degli Usa.
Washington non è l’apprendista stregone incapace di controllare le forze messe in moto. È il centro motore di una strategia che, demolendo interi Stati, provoca una caotica reazione a catena di divisioni e conflitti da utilizzare secondo l’antico metodo del «divide et impera».
L’attacco terroristico di Parigi, eseguito da una manovalanza convinta di colpire l’odiato Occidente, è avvenuto con perfetto tempismo nel momento in cui la Russia, intervenendo militarmente, ha bloccato il piano Usa/Nato di demolire lo Stato siriano e ha annunciato contromisure militari alla crescente espansione della Nato ad Est.
L’attacco terroristico, creando in Europa un clima da stato di assedio, «giustifica» un accelerato potenziamento militare dei paesi europei della Nato, compreso l’aumento della loro spesa militare richiesto dagli Usa, e apre la strada ad altre guerre sotto comando Usa. La Francia che finora aveva condotto «contro l’Isis in Siria solo attacchi sporadici», scrive il New York Times, ha effettuato domenica notte «come rappresaglia, il più aggressivo attacco aereo contro la città siriana di Raqqa, colpendo obiettivi Isis indicati dagli Stati uniti». Tra questi, specificano funzionari Usa, «alcune cliniche e un museo».
(il manifesto, 17 novembre 2015)
martedì 17 novembre 2015
Guerra al terrorismo... "Quante palle sono state raccontate"
Riassumendo ciò che sapevamo e ora comincia a filtrare nei "media occidentali" (in particolare grazie alle parole e alle prove presentate da Putin):
Alcuni paesi del G20:
Prima di bombardare non sarebbe (stato) opportuno:
“Faccio una domanda: quale guerra è stata finita e conclusa grazie a un’altra guerra? Questa domanda dobbiamo farcela. Quale guerra ha risolto i problemi? Questo Papa (Papa Francesco, ndr), ma non è stato l’unico, si è chiesto “Chi ci guadagna con queste guerre?”.
Monsignor Nunzio Galantino, segretario generale della Conferenza Episcopale Italiana, ha espresso – dopo Gino Strada, che era in collegamento – tutte le sue perplessità su una possibile guerra contro Isis, contro gli jihadisti che negli scorsi giorni hanno attaccato la città di Parigi uccidendo 129 persone. Si è chiesto, ospitato nello studio di In mezz’ora, la trasmissione condotta da Lucia Annunziata su Rai3, a chi possa giovare la prosecuzione del conflitto: “Mi piacerebbe che quelli che stanno adesso al g20 si guardassero in faccia e si dicessero: ‘Chi di noi ha venduto le armi a questi qua? Chi le ha vendute? Chi ci ha guadagnato con queste armi?’. Queste sono domande alle quali si deve rispondere. Papa Francesco ha detto che l’unico modo per vincere la guerra è non farla”.
da In 1/2 ora del 15 novembre 2015 http://www.rai.tv/dl/replaytv/replaytv.html?day=2015-11-15&ch=3&v=591082&vd=2015-11-15&vc=3#day=2015-11-15&ch=3&v=591082&vd=2015-11-15&vc=3
Gino Strada: "Vorrei ricordare che abbiamo una Costituzione, l'articolo 11. Vorrei ricordare che esiste uno Statuto dell'ONU... Che non è che un Presidente può alzarsi una mattina e dire Io vado in guerra... Mi sembra che ci stiamo dimenticando un po' del passato. Questa guerra [...] è incominciata poco dopo l'11 settembre... Ci è stato detto che era iniziata la guerra al terrorismo e sarebbe durata cinquant'anni. Quindici sono già passati: con quali risultati?". "Quante palle sono state raccontate ai cittadini del mondo...". continua...
da Famiglia Cristiana n. 27, 5 luglio 2015
dalla pagina http://www.famigliacristiana.it/articolo/l-isis-sta-vincendo-non-e-vero.aspx
[...] Nata in Iraq (il nome del suo capo, Al Baghdadi, vuol dire appunto “di Baghdad”) nel periodo in cui gli sciiti iracheni erano bersagliati dagli attentati, cresciuta in Siria nella lotta contro il regime sciita degli Assad, la milizia [ISIS] è stata aiutata in ogni modo da Paesi come Arabia Saudita, Turchia, Kuwait, Qatar e USA.
dalle pagine:
http://www.ilmessaggero.it/PRIMOPIANO/ESTERI/g20_sanzioni_isis_russia_occidente_diviso/notizie/1683150.shtml
http://www.repubblica.it/esteri/2015/11/16/news/g20_turchia_terrorismo_putin_renzi-127458286/
http://www.presstv.ir/Detail/2015/11/16/437909/Putin-Russia-Daesh-G20-US-Saudi-Arabia-Turkey
https://www.rt.com/news/322305-isis-financed-40-countries/
I terroristi sono finanziati da 40 diversi paesi, fra cui alcuni membri del G20
G20 - Durante il summit Vladimir Putin ha detto ai giornalisti: "Ho fornito esempi basati sui nostri dati relativi al finanziamento di vari gruppi dello Stato Islamico (IS o ISIS o ISIL) da parte di cittadini privati. Questi soldi, come abbiamo potuto determinare, vengono da 40 paesi e fra questi ce ne sono alcuni che sono membri del G20.
Alcuni paesi del G20:
- finanziano lo Stato Islamico (IS o ISIS o Daesh) o al-Nusra (al-Qaeda in Siria) ...
- vendono armi allo Stato Islamico ...
- hanno addestrato / addestrano combattenti moderati (in realtà di fatto terroristi dello Stato Islamico - Daesh o di a-Nusra)...
- "credevano" di "usare" i "moderati" (che in realtà sono terroristi dell'ISIS o di al-Nusra) contro il "regime" di Assad...
- comprano il petrolio dallo Stato Islamico...
Prima di bombardare non sarebbe (stato) opportuno:
- smascherare chi fa il doppio gioco? Ad esempio Arabia Saudita, Qatar, etc. e in particolare gli USA che ha inventato la Guerra al terrorismo pianificando l'11 settembre 2001 per poter invadere Afghanistan, Iraq e se tutto fosse andato "bene" Siria e Iran?
- smetterla di vendere armi in particolare a paesi come l'Arabia Saudita e il Qatar?
- tagliare finanziamenti e approvvigionamenti all'ISIS e ad a-Qaeda, originaria creatura della CIA?
“Faccio una domanda: quale guerra è stata finita e conclusa grazie a un’altra guerra? Questa domanda dobbiamo farcela. Quale guerra ha risolto i problemi? Questo Papa (Papa Francesco, ndr), ma non è stato l’unico, si è chiesto “Chi ci guadagna con queste guerre?”.
Monsignor Nunzio Galantino, segretario generale della Conferenza Episcopale Italiana, ha espresso – dopo Gino Strada, che era in collegamento – tutte le sue perplessità su una possibile guerra contro Isis, contro gli jihadisti che negli scorsi giorni hanno attaccato la città di Parigi uccidendo 129 persone. Si è chiesto, ospitato nello studio di In mezz’ora, la trasmissione condotta da Lucia Annunziata su Rai3, a chi possa giovare la prosecuzione del conflitto: “Mi piacerebbe che quelli che stanno adesso al g20 si guardassero in faccia e si dicessero: ‘Chi di noi ha venduto le armi a questi qua? Chi le ha vendute? Chi ci ha guadagnato con queste armi?’. Queste sono domande alle quali si deve rispondere. Papa Francesco ha detto che l’unico modo per vincere la guerra è non farla”.
da In 1/2 ora del 15 novembre 2015 http://www.rai.tv/dl/replaytv/replaytv.html?day=2015-11-15&ch=3&v=591082&vd=2015-11-15&vc=3#day=2015-11-15&ch=3&v=591082&vd=2015-11-15&vc=3
Gino Strada: "Vorrei ricordare che abbiamo una Costituzione, l'articolo 11. Vorrei ricordare che esiste uno Statuto dell'ONU... Che non è che un Presidente può alzarsi una mattina e dire Io vado in guerra... Mi sembra che ci stiamo dimenticando un po' del passato. Questa guerra [...] è incominciata poco dopo l'11 settembre... Ci è stato detto che era iniziata la guerra al terrorismo e sarebbe durata cinquant'anni. Quindici sono già passati: con quali risultati?". "Quante palle sono state raccontate ai cittadini del mondo...". continua...
da Famiglia Cristiana n. 27, 5 luglio 2015
dalla pagina http://www.famigliacristiana.it/articolo/l-isis-sta-vincendo-non-e-vero.aspx
[...] Nata in Iraq (il nome del suo capo, Al Baghdadi, vuol dire appunto “di Baghdad”) nel periodo in cui gli sciiti iracheni erano bersagliati dagli attentati, cresciuta in Siria nella lotta contro il regime sciita degli Assad, la milizia [ISIS] è stata aiutata in ogni modo da Paesi come Arabia Saudita, Turchia, Kuwait, Qatar e USA.
dalle pagine:
http://www.ilmessaggero.it/PRIMOPIANO/ESTERI/g20_sanzioni_isis_russia_occidente_diviso/notizie/1683150.shtml
http://www.repubblica.it/esteri/2015/11/16/news/g20_turchia_terrorismo_putin_renzi-127458286/
http://www.presstv.ir/Detail/2015/11/16/437909/Putin-Russia-Daesh-G20-US-Saudi-Arabia-Turkey
https://www.rt.com/news/322305-isis-financed-40-countries/
I terroristi sono finanziati da 40 diversi paesi, fra cui alcuni membri del G20
G20 - Durante il summit Vladimir Putin ha detto ai giornalisti: "Ho fornito esempi basati sui nostri dati relativi al finanziamento di vari gruppi dello Stato Islamico (IS o ISIS o ISIL) da parte di cittadini privati. Questi soldi, come abbiamo potuto determinare, vengono da 40 paesi e fra questi ce ne sono alcuni che sono membri del G20.
lunedì 16 novembre 2015
Turi Vaccaro con un martello sull'antenna parabolica del MUOS...
https://www.youtube.com/watch?v=p40xXSjQnGk
11 novembre 2015. Il silenzio del bosco questa mattina è stato tagliato dal rumore battente del martello che il pacifista Turi Vaccaro ha portato con se. Ha dormito all’interno della sughereta ed alle prime luci del giorno, lo storico attivista non violento ha superato la prima recinzione esterna e poi anche la seconda della base Nrtf di Niscemi e si è arrampicato su una delle parabole del sistema MUOS ed ha cominciato a rompere le lampadine che la sera illuminano l’installazione, che calata la sera è rimasta al buio a differenza delle altre due. I primi ad accorgersene quando oramai era troppo tardi per fermarlo sono stati i militari americani che hanno avvisato le Forze di Polizia, sono giunti successivamente una autoambulanza e i vigili del fuoco che hanno montato appena sotto la parabola un grande materasso gonfiabile.
https://www.youtube.com/watch?v=xfysJO9PC8o
12 novembre 2015. Dopo un giorno e mezzo sopra l'antenna, Turi Vaccaro mantiene ancora forte lo spirito burlesco e guerriero nonostante il freddo e la fame. Dopo aver arrecato qualche danno ai cavi elettrici ed a parti della parabola, Turi anticipa la volontà di scendere, cosa che avverrà di lì a qualche ora.
https://www.youtube.com/watch?v=7lnN5bNye3U
Il pacifista Turi Vaccaro ha nuovamente violato la base e, salito sopra di una parabola, dopo averla presa a martellate ha scritto all'interno della stessa la frase "No Muos Spade in Aratri".
11 novembre 2015. Il silenzio del bosco questa mattina è stato tagliato dal rumore battente del martello che il pacifista Turi Vaccaro ha portato con se. Ha dormito all’interno della sughereta ed alle prime luci del giorno, lo storico attivista non violento ha superato la prima recinzione esterna e poi anche la seconda della base Nrtf di Niscemi e si è arrampicato su una delle parabole del sistema MUOS ed ha cominciato a rompere le lampadine che la sera illuminano l’installazione, che calata la sera è rimasta al buio a differenza delle altre due. I primi ad accorgersene quando oramai era troppo tardi per fermarlo sono stati i militari americani che hanno avvisato le Forze di Polizia, sono giunti successivamente una autoambulanza e i vigili del fuoco che hanno montato appena sotto la parabola un grande materasso gonfiabile.
https://www.youtube.com/watch?v=xfysJO9PC8o
12 novembre 2015. Dopo un giorno e mezzo sopra l'antenna, Turi Vaccaro mantiene ancora forte lo spirito burlesco e guerriero nonostante il freddo e la fame. Dopo aver arrecato qualche danno ai cavi elettrici ed a parti della parabola, Turi anticipa la volontà di scendere, cosa che avverrà di lì a qualche ora.
https://www.youtube.com/watch?v=7lnN5bNye3U
Il pacifista Turi Vaccaro ha nuovamente violato la base e, salito sopra di una parabola, dopo averla presa a martellate ha scritto all'interno della stessa la frase "No Muos Spade in Aratri".
dalla pagina http://www.radiondadurto.org/2015/11/13/arrestato-turi-vaccaro-dopo-due-giorni-di-protesta-sullantenna-del-muos/
ARRESTATO TURI VACCARO DOPO DUE GIORNI DI PROTESTA SULL’ANTENNA DEL MUOS
E’ sceso dopo due giorni di protesta sull’antenna del Muos a Niscemi il pacifista Turi Vaccaro.
Martedì 11 novembre era riuscito ad
eludere i controlli della base Usa arrampicandosi su una delle parabole
dell’impianto, ancora sotto sequestro, per decisione del gip di
Caltagirone. (Qui la cronaca)
Una protesta che è terminata ieri sera,
giovedì 12 novembre, quando Turi ha deciso di scendere. E’ stato
immediatamente arrestato e portato in commissariato. Trasferito in
carcere è accusato di danneggiamento, violazione dei sigilli e ingresso
in base militare. Questa mattina è previsto il processo per
direttissima, all’esterno del tribunale un presidio di solidali.
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