lunedì 30 maggio 2016

La guerra dei droni: uccidere col telecomando

Sabato 4 giugno ore 18.00
presso lo spazio B55
Vicenza Contrà Barche, 55 (di fronte al Teatro Astra)
 
Incontro con l'attivista di Code Pink Toby Blomè
 
E' un'occasione per conoscere da vicino cosa c'è dietro alla cosiddetta "guerra chirurgica", fatta da controllo remoto attraverso un telecomando.
Toby Blomè, attivista di Code Pink, si trova di passaggio a Vicenza, dopo aver ritirato in Germania, con una delegazione di Code Pink, il premio Wilhelmina conferito dalla Città di Bayreuth alla loro organizzazione, per tolleranza e umanità. Da sempre pacifista ed antimilitarista, ha partecipato anche, sempre con Code Pink, ad un viaggio di conoscenza in Pakistan, dove hanno incontrato le famiglie delle vittime civili degli attacchi aerei con i droni.
E' un'occasione imperdibile, prima del rientro negli Stati Uniti di Toby.

spazio B55
Code Pink
 
 

mercoledì 25 maggio 2016

STRATEGIA DEL GOLPE GLOBALE

Comitato promotore della campagna #NO GUERRA #NO NATO
Italia

25 mag 2016 — Manlio Dinucci
 

Quale colIegamento c’è tra società geograficamente, storicamente e culturalmente distanti, dal Kosovo alla Libia e alla Siria, dall’Iraq all’Afghanistan, dall’Ucraina al Brasile e al Venezuela? Quello di essere coinvolte nella strategia globale degli Stati uniti, esemplificata dalla «geografia» del Pentagono.

Il mondo intero viene diviso in «aree di responsabilità», ciascuna affidata a uno dei sei «comandi combattenti unificati» degli Stati uniti: il Comando Nord copre il Nordamerica, il Comando Sud il Sudamerica, il Comando Europeo la regione comprendente Europa e Russia, il Comando Africa il continente africano, il Comando Centrale Medioriente e Asia Centrale, il Comando Pacifico la regione Asia/Pacifico.

Ai 6 comandi geografici se ne aggiungono 3 operativi su scala globale: il Comando strategico (responsabile delle forze nucleari), il Comando per le operazioni speciali, il Comando per il trasporto.


U.S. Department of Defense
A capo del Comando Europeo c’è un generale o ammiraglio nominato dal presidente degli Stati uniti, che assume automaticamente la carica di Comandante supremo alleato in Europa. La Nato è quindi inserita nella catena di comando del Pentagono, opera cioè fondamentalmente in funzione della strategia statunitense.

Essa consiste nell’eliminare qualsiasi Stato o movimento politico/sociale  minacci gli interessi politici, economici e militari degli Stati uniti che, pur essendo ancora la maggiore potenza mondiale, stanno perdendo terreno di fronte all’emergere di nuovi soggetti statuali e sociali.

Gli strumenti di tale strategia sono molteplici: dalla guerra aperta – vedi gli attacchi aeronavali e terrestri in Iugoslavia, Afghanistan, Iraq, Libia – alle operazioni coperte condotte sia in questi che in altri paesi, ultimamente in Siria e Ucraina.

Per tali operazioni il Pentagono dispone delle forze speciali, circa 70000 specialisti che «ogni giorno operano in oltre 80 paesi su scala mondiale». Dispone inoltre di un esercito ombra di contractors (mercenari): in Afghanistan, documenta Foreign Policy, i mercenari del Pentagono sono circa 29000, ossia tre per ogni soldato Usa; in Iraq circa 8000, due per ogni soldato Usa.

Ai mercenari del Pentagono si aggiungono quelli della tentacolare Comunità di intelligence comprendente, oltre la Cia, altre 15 agenzie federali. I mercenari sono doppiamente utili: possono assassinare e torturare, senza che ciò sia attribuito agli Usa, e quando sono uccisi i loro nomi non compaiono nella lista dei caduti.

Inoltre il Pentagono e i servizi segreti dispongono dei gruppi che essi armano e addestrano, tipo quelli islamici usati per attaccare dall’interno la Libia e la Siria, e quelli neonazisti usati per il colpo di stato in Ucraina.

Altro strumento della stessa strategia sono quelle «organizzazioni non-governative» che, dotate di ingenti mezzi, vengono usate dalla Cia e dal Dipartimento di stato per azioni di destabilizzazione interna in nome della «difesa dei diritti dei cittadini».

Nello stesso quadro rientra l’azione del gruppo Bilderberg – che il magistrato Ferdinando Imposimato denuncia come «uno dei responsabili della strategia della tensione e delle stragi» in Italia – e quella della Open Society dell’«investitore e filantropo George Soros», artefice delle «rivoluzioni colorate».

Nel mirino della strategia golpista di Washington vi sono oggi il Brasile, per minare dall’interno i Brics,  e il Venezuela per minare l’Alleanza Bolivariana per le Americhe. Per destabiizzare il Venezuela – indica il Comando Sud in un documento venuto alla luce – si deve provocare «uno scenario di tensione che permetta di combinare azioni di strada con l'impiego dosato della violenza armata».

(il manifesto, 24 maggio 2016) 


Pandora TV: La Notizia di Manlio Dinucci

lunedì 23 maggio 2016

11 settembre 2001: ripensaci – ReThink911

Architetti e Ingegneri per la Verità sull’ 11 settembre

AE911truth.org - verità sull' 11 settembre
AE911Truth.org
2551 Ingegneri e Architetti affermano che il crollo delle Torri Gemelle (WTC-1 e 2) dell’Edificio 7 (WTC-7) del World Trade Center fu il risultato di demolizioni controllate
   
L’ 11 settembre 2001 per la prima (e ad oggi ultima) volta nella storia dell’ingegneria civile, non 1, non 2 ma ben 3 grattacieli con strutture in acciaio e cemento sarebbero crollati – in modo simmetrico cioé su se stessi,  e praticamente in caduta libera – a seguito dell’impatto di un aereo di linea e conseguente incendio (Torri Gemelle) e, rispettivamente, per un incendio alimentato da attrezzatura e materiali da ufficio (nel caso dell’Edificio 7, WTC-7, di 47 piani) …

La demolizione controllata, che presuppone una lunga e accurata progettazione e l’impiego di potenti esplosivi, rimane l’unica ipotesi logica e plausibile e l’unico modello in grado di spiegare gli eventi dell’11 settembre al World Trade Center, mentre i modelli proposti dalle indagini ufficiali sull’ 11 settembre NON corrispondono alla realtà di come sono avvenuti i crolli:

  • i modelli “ufficiali” proposti [“Pancake collapse” e “Pile driver collapse”] sono di fatto  sbagliati
  • l’unico modello che fino ad ora corrisponde alla realtà dei crolli dei 3 edifici è quello di demolizione controllata, che richiede progettazione e cariche esplosive, come l’organizzazione Architetti e Ingegneri per la Verità sull’11 Settembre AE911Truth.org da anni afferma.

Un semplice ed efficace video è disponibile per illustrare le implicazioni dei vari modelli e la loro corrispondenza o meno ai dati reali: 9/11 Experiments: The Force Behind the Motion.

Il fisico David Chandler ha dimostrato (video) che l’Edificio 7 (WTC-7) è crollato in perfetta caduta libera per circa 2,5 sec (su un totale di 6,5 sec, contro i teorici 6,2 sec di una completa caduta libera); un edificio può crollare in caduta libera o quasi solo nel caso di demolizioni controllate, in cui cariche esplosive eliminano la resistenza offerta dalla struttura stessa dell’edificio (muri, architravi, colonne, …).


Ri-Pensa l’11 settembre
L’evidenza potrebbe sorprenderti
 
ReThink911.orgReThink911è la campagna internazionale promossa dagli Architetti e Ingegneri USA di ae911truth.org   

La petizione: proposta da “ReThink911” chiede la costituzione di una commissione di inchiesta, autorevole e indipendente, per indagare sugli eventi dell’ 11 settembre 2001. Finora è stata sottoscritta da 22164 persone.

Lo sapevi che una terza torre è caduta l’11 settembre 2001?

11 settembre: la terza torre WTC-7
Si tratta dell’Edificio 7 del World Trade Center crollato alle 5,20 del pomeriggio di quell’11 settembre … eppure non è stato colpito da un aereo, l’incendio che si era sviluppato non era sufficiente a farla crollare, è crollato su se stesso in 6,5 secondi, in caduta libera nei primi secondi, ricercatori indipendenti hanno trovato tracce evidenti di esplosivi molto potenti e ad elevata tecnologia, in uso solo in alcuni laboratori militari…

Ma chi non cerca non può trovare… L’indagine ufficiale ha inizialmente ignorato completamente l’Edificio 7. Successivamente i ricercatori ufficiali hanno proposto dei modelli che però non corripondono al modo in cui gli edifici sono crollati e non hanno investigato l’eventuale uso di materiale esplosivo: non cercandolo non l’hanno trovato!

Anche i mezzi di comunicazione di massa ufficiali (mainstream mass media) hanno volutamente ignorato e superficialmente denigrato anche i tentativi onesti e razionali di ricerca della verità su quanto avvenuto a New York l’ 11 settembre 2001, come ad esempio il New York Times…


Quindi, secondo il NY Times, 2 aerei avrebbero fatto crollare 3 edifici: le Torri Gemelle la mattina e l’Edificio 7 nel pomeriggio…

Se hai ancora dubbi e vuoi più informazioni...
guarda:

  • video di 30 sec sul crollo di WTC-7 da vari punti di vista 
  • video del crollo del WTC-7 confrontato con [altre] demolizioni controllate
  • l’intervista a Richard Gage, fondatore di AE911Truth.org, su C-Span, il canale pubblico della politica USA: guarda il video [doppiato in italiano]
  • i video di Massimo Mazzucco (luogocomune.net/site): 11 Settembre – La nuova Pearl Harbor (l’opera più esaustiva sull’11 settembre!!!) e Il Nuovo Secolo Americano per capire come è nata l’operazione false flag 9/11 (false flag = un attacco attribuito ad altri, nel caso specifico a Osama Bin Laden da un rifugio in Afghanistan…)
  • il film di Giulietto Chiesa, Zero
  • Behind The Smoke Curtain: What Happened at the Pentagon on 9/11, and What Didn’t, and Why it Matters di Barbara Honegger ha ampiamente dimostrato [video in italiano] che quello al Pentagono fu un inside job = auto-attentato e una operazione false flag
  • altri video nella nostra lista video http://presenzalongare.blogspot.it/p/video.html

leggi: 

venerdì 20 maggio 2016

28/5: Presidio alla base NATO d Solbiate Olona VA

dalla pagina http://forumnoguerra.blogspot.it/

Sabato 28 maggio dalle 15:00

La struttura di Solbiate Olona ospita dal 2001 il quartier generale dei corpi NATO di dispiegamento rapido NRDC-ITA [NATO Rapid Deployable Corps - Italy]. E’ uno dei nove Comandi NATO di reazione rapida, e conta su 400 militari.

L’Italia fornisce il 70% del personale, il rimanente è costituito da militari provenienti da altre nazioni. Il Comando è preparato per interventi in aree di crisi in base a quanto stabilito dal Consiglio Nord Atlantico ed è già stato impegnato in Afghanistan nel 2003 nella missione Isaf sotto comando USA.

Il Comando sta per diventare quartier generale interforze, con la partecipazione di personale anche della Marina e dell’Aeronautica.
Si può affermare quindi senza tema di smentita che la struttura di Solbiate ha assunto una notevole importanza in ambito NATO e certamente può rientrare tra gli obiettivi di attentati militari o terroristici.

Attualmente in Italia si spendono in armamenti oltre 80 milioni di euro al giorno che devono diventare 100 nei prossimi due anni. Le spese nella “Difesa” (che tale non è più) aumentano a scapito di pensioni, sanità, istruzione, trasporti, lavoro, bonifiche e messa in sicurezza del territorio. Lo stato sociale è smantellato a favore dello stato armato. Per non dire dell’inquinamento, provocato soprattutto dalle esercitazioni, e del rischio di contaminazione radioattiva. 

Con il presidio del 28 Maggio davanti alla caserma NATO di Solbiate Olona intendiamo ribadire l’importanza della mobilitazione sul territorio come momento insostituibile di coinvolgimento delle persone e di sensibilizzazione rispetto a temi fondamentali come il disarmo e lo status di Paese neutrale, per difendere la nostra sicurezza, i nostri soldi, la nostra salute.
 
Rilanciamo la mobilitazione popolare su poche essenziali parole d’ordine:
  • uscire dalla NATO
  • chiudere le basi, fuori la NATO dall’Italia
  • smantellare gli armamenti, primi fra tutti quelli atomici
Hanno aderito:
Comitato Nessun M346 a Israele
Movimento No F35
USB Novara
Punto Pace di Pax Christi Tradate
Commissione Giustizia e Pace dei Missionari Comboniani
ADL Varese
Kinesis Tradate
Comitato Acqua Bene Comune della Provincia di Varese
(in aggiornamento...)

Giappone: protesta davanti base USA per l’uccisione di una ragazza

Dalle pagine:
http://www.asahi.com/ajw/articles/AJ201605200015.html
http://it.sputniknews.com/mondo/20160520/2719387/giappone-usa-proteste.html

US Kadena Air Base, Chatan, Prefettura di Okinawa
"Finché qui ci sarà una base, questo si ripeterà ancora e ancora", ha riferito uno dei manifestanti.
[...] 
Questo non è il primo caso in cui un militare americano o un funzionario della base di Okinawa compiono un reato. Uno dei casi più clamorosi è stato lo stupro di una ragazza da parte di due soldati della marina militare. I due militari provenivano da una base militare in Texas e si trovavano ad Okinawa per una missione di breve durata. La sera prima del loro rientro negli USA hanno abusato della ragazza. Il fatto ha avuto ampia risonanza sull'opinione pubblica e ha innescato proteste di massa.


Il primo ministro giapponese, Shinzo Abe, si confronterà con Barack Obama sui crimini commessi da personale militare USA dopo che un lavoratore della base aerea USA ha ammesso l'omicidio di una donna di Okinawa. 
[...]
 
sull'argomento "basi militari USA all'estero" leggi (se sai l'inglese)
 
David VIne, Base Nation: How U.S. Military Bases Abroad Harm America and the World  [Come le Basi Militari USA all'estero danneggiano gli USA e il Mondo]

martedì 17 maggio 2016

MISSILI USA IN ROMANIA E POLONIA: L'EUROPA SUL FRONTE NUCLEARE

dalla pagina https://www.change.org/p/la-pace-ha-bisogno-di-te-sostieni-la-campagna-per-l-uscita-dell-italia-dalla-nato-per-un-italia-neutrale/u/16612307?tk=7ANBCS9etj8iECrOeSLv0NfEX3VFOzOw9zrL8VUsUHg

Comitato promotore della campagna #NO GUERRA #NO NATO
Italia
17 mag 2016 — Manlio Dinucci

Taglio del nastro alla base aerea di Deveselu in Romania, dove il segretario generale della Nato Stoltenberg ha inaugurato la «Aegis Ashore», installazione terrestre del sistema missilistico Aegis degli Stati Uniti
Stoltenberg ha ringraziato gli Stati uniti perché con tale installazione essi accrescono notevolmente la capacità di «difendere gli alleati europei contro missili balistici dall’esterno dell’area Euro-Atlantica». Ha annunciato quindi l’inizio dei lavori per realizzare in Polonia un’altra «Aegis Ashore», analoga a quella entrata in funzione in Romania. Anch’essa dotata di missili intercettori SM-3 e lanciatori verticali MK 41 della Lockheed Martin.

Le due installazioni terrestri si aggiungono a quattro navi Aegis (anch’esse con missili SM-3 e lanciatori verticali) che -- dislocate dalla U.S. Navy nella base spagnola di Rota -- incrociano nel Mediterraneo, Mar Nero e Mar Baltico, collegate a un potente radar in Turchia e a un centro di comando in Germania.

Il segretario generale della Nato, mentre da un lato afferma che «il nostro programma di difesa missilistica rappresenta un investimento a lungo termine contro una minaccia a lungo termine», dall’alto assicura che «questo sito in Romania, come quello in Polonia, non è diretto contro la Russia».

La funzione del cosiddetto «scudo» anti-missili è in realtà offensiva. Se gli Usa riuscissero a realizzare un sistema affidabile in grado di intercettare i missili balistici, potrebbero tenere la Russia sotto la minaccia di un first strike nucleare, fidando sulla capacità dello «scudo» di neutralizzare gli effetti della rappresaglia.

In realtà ciò non è possibile allo stadio attuale, perché la Russia e anche la Cina possono adottare diverse contromisure, che rendono impossibile intercettare tutte le testate nucleari.

A che serve allora il sistema Aegis schierato in Europa, che gli Usa stanno potenziando? Ce lo spiega la stessa Lockheed Martin. Illustrando le caratteristiche tecniche del sistema di lancio verticale Mk 41 – quello installato sulle navi lanciamissili Aegis e ora anche nella base di Deveselu – sottolinea che esso è in grado di lanciare «missili per tutte le missioni: anti-aeree, anti-nave, anti-sottomarino e di attacco contro obiettivi terrestri». Ogni tubo di lancio è adattabile a qualsiasi missile, sia quelli intercettori, sia quelli per l’attacco nucleare.

Nessuno può quindi sapere quali missili vi siano realmente nei lanciatori verticali della base di Deveselu e in quelli a bordo delle navi che incrociano ai limiti delle acque territoriali russe. Non potendo controllare, Mosca dà per scontato che vi siano anche missili da attacco nucleare.

L’Europa ritorna così a un clima da guerra fredda, a tutto vantaggio degli Stati uniti che possono in tal modo accrescere la loro influenza sugli alleati europei.

Nell’incontro con i governanti di Svezia, Danimarca, Finlandia, Islanda e Norvegia, il 13 maggio a Washington, il presidente Obama ha denunciato «la crescente presenza e postura militare aggressiva della Russia nella regione baltico/nordica», riaffermando l’impegno degli Stati uniti per la «difesa collettiva dell’Europa».

Nello stesso incontro, Obama ha evidenziato il consenso europeo a mantenere le sanzioni contro la Russia, lodando in particolare Danimarca, Finlandia e Svezia che, «come membri della Ue, sostengono fortemente il Ttip, trattato che riaffermo di voler concludere prima della fine dell’anno». Nei lanciatori verticali della Lockheed c’è anche il missile Ttip.

(il manifesto, 15 maggio 2016)

sabato 14 maggio 2016

La propaganda anti-russa di Obama: “Atteggiamento militare aggressivo di Mosca”

Obama

dalla pagina http://www.ilfattoquotidiano.it/2016/05/13/obama-contro-la-russia-atteggiamento-militare-aggressivo-di-mosca-sul-baltico/2727151/

Obama contro la Russia: “Atteggiamento militare aggressivo di Mosca sul Baltico”
Noi siamo uniti nella nostra inquietudine sulla presenza e la postura militare aggressiva della Russia nella regione baltico/nordica”. [...]

Per il ministero degli Esteri [russo] con lo scudo missilistico [Shield] “si altera l’equilibrio strategico” in Europa e, inoltre, si “viola” – per colpa degli Usa – il trattato sugli armamenti nucleari di medio raggio (INF). “Va detto apertamente, senza giri di parole diplomatici”, ha tuonato la portavoce del ministero. Che ha sottolineato come ora Mosca “si riserva il diritto” di reagire come meglio crede.

dalla pagina http://www.askanews.it/nuova-europa/obama-cresce-aggressivita-militare-russia-nel-nord-europa_711810614.htm
 
Obama: cresce "aggressività militare" Russia nel Nord-Europa

Il presidente degli Stati Uniti torna a parlare di Russia e lo fa avvertendo che Mosca sta aumentando la sua potenza militare intorno ai confini dei Paesi del nord Europa. "Siamo uniti nelle nostre preoccupazioni sulla crescente presenza militare aggressiva della Russia e sulle sue posizioni balistiche nella regione baltica e del Nord europeo", ha detto Obama nel suo incontro alla Casa Bianca con i leader dei Paesi del Nord Europa.


dalla pagina http://www.ilgiornale.it/news/mondo/obama-militarizza-leuropa-truppe-nato-contro-russia-1240664.html

Obama militarizza l'Europa: truppe Nato contro la Russia

La prova di forza tra gli Stati Uniti e Russia rischia una escalation senza precedenti. Il piano del Pentagono: truppe, tank e veicoli corazzati lungo il confine est della Nato. Saranno schierate in maniera permanente

Il Pentagono ha, infatti, pronto un piano per schierare in maniera permanente truppe, tank e veicoli corazzati lungo il confine est della Nato per prevenire ogni tipo di aggressione da parte della Russia. Secondo il WallStreet Journal, che oggi ha anticipato il contenuto del documento, si tratterebbe di un dispiegamento di forze armate come non si vedeva dalla fine della Guerra Fredda. La Casa Bianca ha già approvato le linee generali del piano che dovrebbe partire nel febbraio 2017 stanziando 3,4 miliardi di dollari.

I fatti


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Accusando la Russia di «destabilizzare l’ordine della sicurezza europea», la NATO sotto comando USA ha riaperto il fronte orientale, trascinandoci in una nuova guerra fredda, per certi versi più pericolosa della precedente, voluta soprattutto da Washington per spezzare i rapporti Russia-UE dannosi per gli interessi statunitensi.
Mentre gli USA quadruplicano i finanziamenti per accrescere le loro forze militari in Europa, viene deciso di rafforzare la presenza militare «avanzata» della NATO nell’Europa orientale. 
La NATO – dopo aver inglobato tutti i paesi dell’ex Patto di Varsavia, tre della ex Jugoslavia e tre della ex Urss – prosegue la sua espansione a Est, preparando l’ingresso di Georgia e Ucraina (questa di fatto già nella Nato), spostando basi e forze, anche nucleari, sempre più a ridosso della Russia.
 
Presenza militare USA nel mondo 


Gli USA operano o controllano fra 700 e 800 basi militari nel mondo; le basi militari USA sono in 63 paesi stranieri. [Secondo gli USA a Vicenza c'è una base militare, ma fra basi e centri logistici noi possiamo contare sette siti].

Militari USA sono presenti in 156 paesi stranieri (nel mondo si contano 190 stati la cui sovranità è indiscussa e 16 la cui sovranità è discussa): circa 160mila soldati USA in servizio al di fuori dei propri territori, più altri circa 90mila distribuiti in varie operazioni.


Paesi NATO


Presenza militare della Russia in altri paesi 

La Russia ha basi e installazioni militari in 10-11 paesi stranieri, in particolare nei territori delle ex repubbliche sovietiche: Armenia, Tajikistan, Abkhazia e South Ossetia regioni georgiane contese, Crimea ex-regione ucraina, Belarus, Kazakhstan, Transnistria regione moldova contesa, più una base navale in Siria e una base logistica in Vietnam.
Il personale alle dipendenze russe nelle varie basi è stimato in circa 45mila persone.


Chi dimostra un "Atteggiamento militare aggressivo"?

[ LA RUSSIA VUOLE LA GUERRA ]
  guardate quanto vicino [i Russi] hanno messo il loro Paese
 
alle nostre basi militari [NATO]

mercoledì 11 maggio 2016

Israele ed Emiri nella NATO

dalla pagina https://www.change.org/p/la-pace-ha-bisogno-di-te-sostieni-la-campagna-per-l-uscita-dell-italia-dalla-nato-per-un-italia-neutrale/u/16537613?tk=-3Tqmpm0DZnTrrzJlnlRksdfFK9kZYWdOR5napjvRkM

Comitato promotore della campagna #NO GUERRA #NO NATO
Italia
11 mag 2016 — Manlio Dinucci

Il giorno stesso (4 maggio) in cui si è insediato alla NATO il nuovo Comandante Supremo Alleato in Europa – il generale USA Curtis Scaparrotti, nominato come i suoi 17 predecessori dal Presidente degli Stati Uniti – il Consiglio Nord Atlantico ha annunciato che al quartier generale della NATO a Bruxelles verrà istituita una Missione ufficiale israeliana, capeggiata dall’ambasciatore di Israele presso la UE.
Israele viene così integrato ancora di più nella NATO, alla quale è già strettamente collegato tramite il «Programma di cooperazione individuale». Ratificato dalla NATO il 2 dicembre 2008, tre settimane prima dell’operazione israeliana «Piombo fuso» a Gaza, esso comprende tra l’altro la collaborazione tra i servizi di intelligence e la connessione delle forze israeliane, comprese quelle nucleari, al sistema elettronico NATO.
Alla Missione ufficiale israeliana presso la Nato si affiancheranno quelle del regno di Giordania e degli emirati del Qatar e del Kuwait, «partner molto attivi» che verranno integrati ancor più nella NATO per meriti acquisiti.
La Giordania ospita basi segrete della CIA nelle quali – documentano il New York Times e Der Spiegel – sono stati addestrati militanti islamici di Al Qaeda e dell’ISIS per la guerra coperta in Siria e Iraq.
Il Qatar ha partecipato alla guerra NATO contro la Libia, infiltrando nel 2011 circa 5mila commandos sul suo territorio (come dichiarato a The Guardian dallo stesso capo di stato maggiore qatariano), quindi a quella contro la Siria: lo ammette in una intervista al Financial Times l’ex primo ministro qatariano, Hamad bin Jassim Al Thani, che parla di operazioni qatariane e saudite di «interferenza» in Siria, con il consenso degli Stati Uniti.
Il Kuwait, tramite l’«Accordo sul transito», permette alla NATO di creare il suo primo scalo aeroportuale nel Golfo, non solo per l’invio di forze e materiali militari in Afghanistan, ma anche per la «cooperazione pratica della NATO col Kuwait e altri partner, come l’Arabia Saudita». Partner sostenuti dagli USA nella guerra che fa strage di civili nello Yemen. Vi partecipa, con una quindicina di cacciabombardieri, anche il Kuwait.
Al Kuwait l’Italia fornisce ora 28 caccia Eurofighter Typhoon di nuova generazione, costruiti dal consorzio di cui fa parte Finmeccanica insieme a industrie di Gran Bretagna, Germania e Spagna. Un contratto da 8 miliardi di euro, il più grande mai firmato da Finmeccanica, nelle cui casse entra circa la metà. È stato firmato il 5 aprile in Kuwait dal ministro della difesa, Khaled al-Sabah, e dall’amministratore delegato di Finmeccanica, Mauro Moretti.
Madrina dell’evento la ministra Roberta Pinotti, efficiente piazzista di armi (vedi la vendita a Israele di 30 caccia M-346 da addestramento avanzato). Gli Eurofighter Typhoon, che il Kuwait userà per fare stragi nello Yemen e altrove, possono essere armati anche di bombe nucleari: quelle in possesso dell’Arabia Saudita (vedi il manifesto del 23 febbraio). All’addestramento degli equipaggi provvede l’Aeronautica italiana, rafforzando «il fondamentale ruolo di stabilizzazione regionale svolto dal Kuwait». 
Un successo della ministra Pinotti che, una settimana dopo aver venduto i cacciabombardieri al Kuwait, è stata insignita dall'Unione Cattolica Stampa Italiana con il Premio «Napoli Città di Pace 2016». Alla cerimonia, il cardinale Crescenzio Sepe ha definito quello della Pinotti «impegno al servizio della politica come forma più alta d’amore, che mette sempre al centro la tutela e la dignità della vita umana», proponendo perciò «il cambio di denominazione del Dicastero della Difesa in quello della Pace». Che ne pensa Papa Francesco?
 

(il manifesto, 10 maggio 2016)

lunedì 9 maggio 2016

NO alle bombe nucleari in Italia

Comitato promotore della campagna #NO GUERRA #NO NATO
Italia
22 apr 2016 — Per la sicurezza, la sovranità, la legalità

Sono in fase di sviluppo negli Stati Uniti le bombe nucleari B61-12, destinate a sostituire le attuali B61 installate dagli Usa in Italia, Germania, Belgio, Olanda e Turchia.

La B61-12 non è una semplice versione ammodernata della B61, ma una nuova arma nucleare. Ogni singola bomba ha una testata con quattro opzioni di potenza selezionabili: può così svolgere la funzione di più bombe. La potenza media della B61-12 equivale circa a quella di quattro bombe di Hiroshima. 
A differenza della B61 sganciata in verticale sull’obiettivo, la B61-12 viene lanciata a distanza e guidata sull’obiettivo tramite una speciale sezione di coda. 
Sono in corso test per dotare la B61-12 della capacità di penetrare nel terreno prima di esplodere, distruggendo i bunker dei centri di comando e altre strutture sotterranee in un attacco nucleare di sorpresa. 
Queste sono le nuove bombe nucleari Usa destinate anche all’Italia. Foto satellitari – pubblicate dalla Federazione degli scienziati americani (Fas) – mostrano che a tale scopo sono già state effettuate modifiche nelle basi di Aviano e Ghedi-Torre. 
Secondo le ultime stime della Fas, gli Usa mantengono oggi 70 bombe nucleari B61 in Italia (50 ad Aviano e 20 a Ghedi), 50 in Turchia, 20 rispettivamente in Germania, Belgio e Olanda, per un totale di 180. Nessuno sa però con esattezza quante effettivamente siano le B-61, destinate ad essere sostituite dalle B61-12. 
Una cosa comunque è certa: le B61-12, che gli Usa si preparano a installare in Italia, sono armi che abbassano la soglia nucleare, ossia rendono più probabile il lancio di un attacco nucleare dal nostro paese e lo espongono quindi a una rappresaglia nucleare.
L’Italia – che fa parte del Gruppo di pianificazione nucleare della Nato – mette a disposizione non solo il suo territorio per l’installazione di armi nucleari, ma anche piloti che vengono addestrati all’attacco nucleare con cacciabombardieri italiani sotto comando Usa.
L’Italia viola in tal modo il Trattato di non-proliferazione delle armi nucleari, firmato nel 1969 e ratificato nel 1975, che all’Art. 2 stabilisce: «Ciascuno degli Stati militarmente non nucleari, che sia Parte del Trattato, si impegna a non ricevere da chicchessia armi nucleari o altri congegni nucleari esplosivi, né il controllo su tali armi e congegni esplosivi, direttamente o indirettamente». 
L’Italia deve smettere di violare il Trattato di non-proliferazione e, attenendosi a quanto esso stabilisce, deve chiedere agli Usa di rimuovere immediatamente qualsiasi arma nucleare dal territorio italiano e rinunciare a installarvi le nuove bombe B61-12 e altre armi nucleari. Liberare il nostro territorio nazionale dalle armi nucleari, che non servono alla nostra sicurezza ma ci espongono a rischi crescenti, è il modo concreto attraverso cui possiamo contribuire a disinnescare l’escalation nucleare e a realizzare la completa eliminazione delle armi nucleari che minacciano la sopravvivenza dell’umanità.

Comitato No Guerra No Nato

venerdì 6 maggio 2016

Protesta contro il Vertice NATO, Varsavia 8-9 luglio 2016!

dalla pagina https://www.msz.gov.pl/

4 dicembre 2015

Presentazione del logo del vertice NATO 2016 di Varsavia

Il Ministro degli Affari Esteri Witold Waszczykowski e il Segretario Generale della NATO Jens Stoltenberg hanno inaugurato il 2 dicembre nel Quartiere Generale dell’ Alleanza Nordatlantica a Bruxelles il logo del Vertice della NATO che si terrà dal’ 8 al 9 luglio 2016 a Varsavia.


dalla pagina http://www.marx21.it/index.php/internazionale/pace-e-guerra/26763-protesta-contro-il-vertice-nato-varsavia-2016

di Consiglio Mondiale della Pace (WPC)

Traduzione per Resistenze.org a cura del Centro di Cultura e Documentazione Popolare

Costruire ed espandere la campagna del World Peace Council: Sì alla pace! No alla NATO!

 
Il vertice NATO 2016 si svolgerà a Varsavia, Polonia, tra l'8 e il 9 luglio. Emerge come la NATO si impegni nel suo "maggiore rafforzamento collettivo" degli ultimi due decenni. Il Consiglio Mondiale della Pace chiede mobilitazioni in tutti i paesi del mondo, in concomitanza con il Vertice di Varsavia e di costruire la campagna mondiale già in corso contro la NATO: Sì alla pace! No alla NATO!


dalla pagina http://www.noguerranonato.it/comitato/

Comitato No NATO

La data di nascita del Comitato No Nato può essere fatta risalire all’11 ottobre del 2014 quando la rete pacifista No War ha organizzato in collaborazione con varie altre realtà ed associazioni, presso la Casa delle Donne di Roma un convegno sulla NATO, molto partecipato e ricco di interventi, tra cui quelli dei relatori, Manlio Dinucci, Antonio Mazzeo, e l’Avv. Claudio Giangiacomo, quelli di Giulietto Chiesa, Patrick Boylan, Mauro Cristaldi e – in collegamento video – quelli del premio Nobel per la Pace Mairead McGuire e dell’ex portavoce della Commissione Esteri del Parlamento irlandese Aengus O’Snoidaigh. In seguito al convegno è stato deciso tra i presenti la formazione di un Comitato nazionale per lanciare l’idea di uscita dell’Italia dalla NATO per attuare una politica di dialogo e di pace, e non di guerre e riarmo (anche atomico) come è successo specialmente negli ultimi 25 anni.
Il Comitato ha lanciato anche un’appello pubblico per l’uscita del paese dalla NATO, il cui testo ha già cominciato a circolare ed è stato sottoscritto anche da personalità della cultura, pacifiste e religiose.
L’iniziativa del Comitato si sposa con l’iniziativa istituzionale recentemente promossa da tre senatori del gruppo misto (senatrice De Pin , senatori Pepe e Campanella) che hanno presentato un Disegno di Legge in cui si chiede l’uscita dell’Italia dalla NATO, possibilità prevista all’interno dell’articolo 13 dello stesso Patto Atlantico.
Le due iniziative parallele saranno presentate in una pubblica conferenza stampa in Senato, la cui data è programmata per la metà del mese di aprile.


mercoledì 4 maggio 2016

TTIP, la «NATO Economica»

3 mag 2016 — Manlio Dinucci

Cittadini, enti locali, parlamenti, governi, interi Stati esautorati dalle scelte economiche, messe nelle mani di organismi controllati da multinazionali e gruppi finanziari, violando i diritti dei lavoratori, la tutela dell’ambiente e la sicurezza alimentare, demolendo servizi pubblici e beni comuni: per tali ragioni, espresse dalla Campagna Stop Ttip promotrice della manifestazione del 7 maggio a Roma, va respinto il «Partenariato transatlantico su commercio e investimenti» (Ttip), negoziato segretamente tra Usa e Ue.
A tali ragioni se ne aggiungono altre, di cui poco o niente si parla: quelle di carattere geopolitico e geostrategico, che rivelano un progetto molto più ampio e minaccioso.
L’ambasciatore Usa presso la Ue, Anthony Gardner, insiste che «vi sono essenziali ragioni geostrategiche per concludere l’accordo».
Quali siano lo dice lo U.S. National Intelligence Council: esso prevede che «in seguito al declino dell’Occidente e l’ascesa dell’Asia, entro il 2030 gli Stati in via di sviluppo sorpasseranno quelli sviluppati».
Per questo Hillary Clinton definisce il partenariato Usa-Ue «maggiore scopo strategico della nostra alleanza transatlantica», prospettando una «Nato economica» che integri quella politica e militare.
Il progetto di Washington è chiaro: portare la Nato a un livello superiore, creando un blocco politico, economico e militare Usa-Ue, sempre sotto comando statunitense, che – con Israele, monarchie del Golfo e altri – si contrapponga all’area eurasiatica in ascesa, basata sulla cooperazione tra Russia e Cina, ai Brics, all’Iran e a qualunque altro paese si sottragga al dominio dell’Occidente.
Il primo passo per realizzare tale progetto è stato quello di creare una frattura tra Unione europea e Russia.
Nel luglio 2013 si aprono a Washington i negoziati per il Ttip, che stentano a procedere per contrasti di interesse tra gli Usa e le maggiori potenze europee, alle quali la Russia offre vantaggiosi accordi commerciali.
Sei mesi dopo, nel gennaio/febbraio 2014, il putsch di piazza Maidan sotto regia Usa/Nato innesca la reazione a catena (attacchi ai russi di Ucraina, distacco della Crimea e sua adesione alla Russia, sanzioni e controsanzioni), ricreando in Europa un clima da guerra fredda.
Contemporaneamente, i paesi della Ue vengono messi sotto pressione dai flussi migratori provocati dalle guerre Usa/Nato (Libia, Siria), cui essi hanno partecipato, e da attacchi terroristici firmati dall’Isis (creatura delle stesse guerre).
In questa Europa divisa da «muri di contenimento» dei flussi migratori, in cui si diffonde la psicosi da stato di assedio, gli Usa lanciano la più grande operazione militare dalla fine della guerra fredda, schierando a ridosso della Russia cacciabombardieri e navi da guerra a capacità nucleare.
La Nato sotto comando Usa, di cui fanno parte 22 dei 28 paesi Ue, intensifica le esercitazioni militari (oltre 300 nel 2015) soprattutto sul fronte orientale.
Lancia allo stesso tempo, con unità aeree e forze speciali, operazioni militari in Libia, Siria e altri paesi del fronte meridionale, connesso con quello orientale.
Tutto ciò favorisce il progetto di Washington di creare un blocco politico, economico e militare Usa-Ue. Progetto che ha l’incondizionato consenso dell’Italia, oltre dei paesi dell’Est legati più agli Usa che alla Ue.
Le maggiori potenze, in particolare Francia e Germania, stanno ancora contrattando. Intanto però si stanno integrando sempre più nella Nato.
Il Parlamento francese ha adottato il 7 aprile un Protocollo che autorizza l’installazione sul proprio territorio di comandi e basi Nato, installazione che la Francia aveva rifiutato nel 1966.
La Germania – riporta der Spiegel – è disponibile a inviare truppe in Lituania per rafforzare lo schieramento Nato nei paesi baltici a ridosso della Russia.
La Germania – riporta sempre der Spiegel – si prepara anche a installare una base aerea in Turchia, dove già operano Tornado tedeschi ufficialmente in funzione anti-Isis, rafforzando lo schieramento Nato in quest’area di primaria importanza strategica.
La crescente integrazione di Francia e Germania nella Nato, sotto comando Usa, indica che sulle divergenze di interessi (in particolare sulle costose sanzioni alla Russia) stanno prevalendo le «ragioni geostrategiche» del Ttip.

(il manifesto, 3 maggio 2016) 

La notizia di Manlio Dinucci – Ttip, la «Nato economica»  su Pandora TV

COMUNICAZIONE: LE ADESIONI ALLA PETIZIONE PER L'USCITA DELL'ITALIA DALLA NATO HANNO SUPERATO LE 20 MILA. INVITIAMO I FIRMATARI A SOSTENERE SEMPRE PIU' LA CAMPAGNA CON INIZIATIVE LOCALI