domenica 1 dicembre 2019

Con gli F35 il governo va a «caccia»

dalla pagina https://ilmanifesto.it/con-gli-f35-il-governo-va-a-caccia/

Un'Italia che frana ovunque, che non trova risorse per le scuole che crollano, che fatica a trovare fondi per la sanità pubblica, sulle armi non si tira indietro dallo spendere almeno 14 miliardi





Volete una prova dei «valori cristiani» occidentali dei quali i leader europei e quelli italiani si riempono la bocca? Papa Francesco, non ha ancora fatto in tempo a rientrare dai luoghi dell’Olocausto nucleare, Hiroshima e Nagasaki, dove ha accusato apertamente di immoralità e criminalità il possesso e l’uso di armi atomiche e di ipocrisia i «Paesi europei che parlano di pace ma vivono di armi», che il governo di svolta, il Conte 2, per bocca del ministro della difesa Guerini annuncia, con l’avvio della «fase 2», l’acquisto dei cacciabombardieri F-35. Nonostante sia un’arma che prevede il first strike, il primo colpo d’offesa (un “colpo” all’articolo 11 della Costituzione), e che può montare atomiche – ce ne abbiamo ben 70 a Ghedi e ad Aviano, a proposito di ambientalismo. Via dunque alla «fase 2», al modico costo di circa 130 milioni di euro per ciascun cacciabombardiere, per un totale di circa 14 miliardi di euro (più spese incalcolabili per aggiornamento software e gestione) relativo ai circa 90 caccia che il governo italiano ha deciso di acquistare.
È un’Italia che, sotto gli occhi di tutti, frana ovunque, che manca di infrastrutture, che necessita di investimenti massicci nel riordino del territorio, nella salvaguardia e bonifica ambientale (l’Ilva e non solo) che valgono lavoro per generazioni; un’Italia che non trova risorse per le scuole che crollano, che in estate brucia e non ha gli idrovolanti per spegnere gli incendi, che fatica a trovare fondi per la sanità pubblica…
Ma sulle armi, che portano distruzione, morte e devastazioni umane e ambientali – anche di ritorno, a cominciare dalla disperazione dei profughi -, non si tira indietro dallo spendere almeno 14 miliardi (se dicono «ma spalmati negli anni», vuol dire per condizionare le scelte anche in futuro); mentre è evidente che la spesa militare sottrae fondi alle altre risorse a disposizione. Da tenere presente il fatto che per il bilancio alla difesa l’Italia, pur in difficoltà a raggiungere subito il 2% del Pil come da richiesta pressante di Trump, si precipita però a corrispondere in tempi brevi ai desideri della Casa bianca trovando, oltre ai già impegnati 25 miliardi euro all’anno, ben altri 7 miliardi di euro: così invece di 70 milioni di euro in media al giorno per le spese militari, adesso ne spenderemo 86 di milioni in media al giorno. Fedele alle richieste atlantiche arrivate con il segretario di Stato Usa Mike Pompeo in vacanza romana nemmeno due mesi fa; e con il suggello dalle parole con cui Trump ha salutato a metà ottobre il presidente Mattarella in visita a Washington: «L’Italia è un partner chiave e irrinunciabile del programma F-35». Per il manifesto che dal 30 maggio 2002, da quasi 17 anni, denuncia questa assurdità, non è una sorpresa ma una amara conferma.
Perché c’era un volta la mozione del deputato Pd Scanu, con la quale il governo italiano sospendeva ogni avvio del programma di acquisto degli F35 sulla base di una reale valutazione sull’utilità, sui costi, sui guasti macroscopici del sistema d’armi in oggetto. Tutto questo non solo non c’è mai stato, ma sulla scia dell’ossequio atlantico a Cameri si è installata una fabbrica che produce, a costi di investimento elevatissimi, parti decisive degli ultimi modelli F35: in sostanza, vive di commesse per un sistema d’arma da guerra nucleare: qualcosa di perfino più nocivo degli altiforni dell’Ilva. Il M5S sempre contrario a parole agli F35, approva e tace; LeU protesta e fa sapere che protesterà; ad applaudire convinta il Conte 2 che va «a caccia» c’è la Lega filo-Trump di Salvini. Mai la pace è stata così debole.
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dalla pagina https://ilmanifesto.it/dal-governo-di-svolta-al-cacciabombardiere-a-decollo-bipartisan/

Dal governo di «svolta» al cacciabombardiere a decollo bipartisan
Il jet militare di nuova generazione. La Lega applaude alla scelta del Conte 2. In perfetta linea atlantica con Donald Trump, l’Italia conferma quindi l’impegno ad acquistarne 90, con una spesa prevista di circa 14 miliardi di euro
Lorenzo Guerini (Pd), ministro della Difesa del governo Conte II, ha comunicato alle commissioni parlamentari il passaggio alla fase 2 del programma di acquisto degli F-35 della statunitense Lockheed Martin.
Passaggio preparato dal governo Conte I: il vicepremier Salvini (Lega) sottolineava lo scorso marzo che «ogni ipotesi di rallentamento o ravvedimento del programma di acquisto degli F-35 sarebbe un danno per l’economia italiana»; il sottosegretario agli Esteri Di Stefano (M5S) richiedeva una «revisione profonda degli accordi» ma aggiungeva che, «se abbiamo delle commesse da pagare, certamente non passeremo alla storia per aver tradito un accordo fatto con aziende private: c’è un’intera filiera che va rispettata». Lo scorso maggio il governo Conte I autorizzava «la realizzazione e la consegna di 28 caccia F-35 entro il 2022 (i velivoli sinora consegnati sono 13), i cui contratti sono stati completamente finanziati», ovviamente con denaro pubblico.
Lo scorso ottobre, nei colloqui riservati col governo Conte II a Roma, il segretario di Stato Usa Mike Pompeo richiedeva all’Italia di sbloccare l’ordine per un ulteriore acquisto. Subito il ministro della Difesa Guerini lo assicurava, in una intervista al Corriere della Sera, che «l’Italia è un paese affidabile e credibile rispetto agli impegni internazionali: contribuire al programma F-35 è un segno tangibile della nostra affidabilità». Pochi giorni dopo, nella conferenza stampa a Washington col presidente Mattarella, Trump annunciava esultante: «L’Italia ha appena acquistato 90 nuovissimi F-35. Il programma va molto bene».
L’Italia conferma quindi l’impegno ad acquistarne 90, con una spesa prevista in circa 14 miliardi di euro. Ad essa si aggiunge quella inquantificabile per il continuo aggiornamento del software del caccia. L’Italia non è solo acquirente ma fabbricante dell’F-35, quale partner di secondo livello. La Leonardo – la maggiore industria militare italiana, di cui il Ministero dell’economia e delle finanze è il principale azionista con circa il 30% – è fortemente integrata nel complesso militare-industriale Usa. È stata per questo scelta per gestire lo stabilimento Faco di Cameri (Piemonte), da cui escono i caccia destinati all’Italia e all’Olanda. La Leonardo produce anche le ali complete per aerei assemblati negli Usa, utilizzando materiali prodotti negli stabilimenti di Foggia (Puglia), Nola (Campania) e Venegono (Lombardia). L’occupazione alla Faco è di circa un migliaio, di cui molti precari, appena un sesto di quella preventivata. Le spese per la realizzazione dello stabilimento Faco e l’acquisto dei caccia sono superiori all’importo dei contratti stipulati da aziende italiane per la produzione dell’F-35. Dal punto di vista economico, contrariamente a quanto sostiene il governo, la partecipazione al programma dell’F-35 è fallimentare per le casse pubbliche.
Il ministro Guerini ha avviato la fase 2 del programma sugli F-35 «senza una valutazione di merito e in assenza di un’informativa, in contrasto con le indicazioni del Parlamento», denuncia il deputato di LeU Palazzotto, chiedendo che il ministro spieghi «su che basi ha autonomamente assunto questa decisione». Nella sua «spiegazione» il ministro non dirà mai la vera ragione per cui ha assunto tale decisione, non autonomamente ma su mandato dell’establishment italiano. La partecipazione al programma dell’F-35 rinsalda l’ancoraggio politico e strategico dell’Italia agli Stati uniti, integrando ancor più il complesso militare industriale italiano nel gigantesco complesso militare-industriale Usa. La decisione di partecipare al programma è quindi una scelta politica, fatta su base bipartisan. Lo conferma il fatto che la Lega, avversaria del Pd, plaude al ministro Pd: «Prendiamo atto con soddisfazione che sugli F-35 il ministro Guerini ha annunciato l’avvio della fase 2», dichiarano unanimi i parlamentari leghisti. Le maggiori forze politiche, in contrasto l’una con l’altra, si ricompattano al seguito degli Stati uniti, «l’alleato privilegiato» che tra poco schiererà in Italia, insieme agli F-35, le nuove bombe nucleari B61-12 progettate in particolare per questi caccia di quinta generazione.