martedì 25 febbraio 2020

DEFENDER 2020 - La sinistra tedesca, chiede il ritiro delle 35.000 truppe USA dalla Germania

dalla pagina https://www.lantidiplomatico.it/dettnews-video_la_linke_sinistra_tedesca_chiede_il_ritiro_delle_35000_truppe_usa_dalla_germania/82_33062/

La sinistra tedesca chiede il ritiro delle truppe statunitensi del paese europeo e la cessazione del supporto logistico che fornisce alle esercitazioni militari della NATO

La vice portavoce e parlamentare tedesca per gli affari esteri del partito di sinistra, Sevim Dagdelen, ha criticato ieri il governo per le spese aggiuntive imposte al paese tedesco per partecipare a tali manovre, battezzate "Defender 2020".
La parlamentare ha denunciato che mentre non ci sono soldi per le scuole o un'attenzione decente, ci sono soldi per il "rumore delle sciabole" contro la Russia, e descritto come "fondamentalmente scorretto e pericoloso" che Berlino fissi le sue priorità in questo tipo di misure.
“Le manovre non servono né alla pace né alla sicurezza in Europa. Ciò può essere ottenuto solo attraverso misure di dialogo e di rafforzamento della fiducia" , ha affermato.  
A questo proposito, Dagdelen ha ricordato che da basi tedesche come quella di Ramstein, la pratica delle uccisioni selettive viene condotta in Pakistan e in Afghanistan. Ha criticato che in un'altra base militare, quella di Büchel, i compiti saranno svolti per modernizzare fino a 20 bombe nucleari statunitensi.
Inoltre, ha osservato che la presenza di forze straniere in Germania costerà circa 71 milioni di euro al contribuente tedesco nel solo 2020.
Dagdelen ha criticato la presenza militare degli Stati Uniti nel territorio tedesco e chiesto il suo ritiro insistendo sul fatto che questo dispiegamento fosse incompatibile con il principio di pace.
La Germania prevede di partecipare con 3000 soldati alla suddetta manovra della NATO. Secondo i media locali, il costo di questa assistenza è stimato a 3,6 milioni di euro.
Durante le esercitazioni "Defender 2020", un totale di 37.000 soldati della NATO, di cui 20.000 dagli Stati Uniti, saranno trasferiti dalla Polonia agli Stati baltici. Tra aprile e maggio, le truppe saranno condotte vicino ai confini della Russia attraverso la Germania.

lunedì 24 febbraio 2020

Preoccupanti "Giochi di guerra" del Pentagono

dalla pagina https://www.wsws.org/en/articles/2020/02/24/nuke-f24.html 
US defense secretary launches nuclear attack against Russia in Pentagon war game
[Il segretario della difesa USA lancia un attacco nucleare contro la Russia nel gioco di guerra del Pentagono]
By Andre Damon
24 February 2020
Mentre oltre 20mila truppe USA e 20mila veicoli militari hanno iniziato ad arrivare in Europa per la massiccia esercitazione "Defender 2020" che ha come obiettivo la Russia, il Segretario della Difesa USA Mark Esper ha preso parte al "gioco di guerra" nel quartier generale del Comando Strategico USA a Omaha, Nebraska, che comprende l'uso di armi nucleari contro truppe russe.;

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Dangerous games: US NUKES Russia in ‘mini exercise’ attended by Pentagon chief
[Giochi pericolosi: gli USA "nuke" - attaccano con armi nucleari - la Russia nella "mini-esercitazione" cui ha partecipato il capo del Pentagono]

sabato 22 febbraio 2020

COMUNICATO STAMPA ANPI VICENZA

dalla pagina https://www.facebook.com/ANPI-Vicenza-526148320863666/


L’ABOLIZIONE DELLA DICHIARAZIONE ANTIFASCISTA:
UNO SFREGIO ALLA MEDAGLIA D’ORO OTTENUTA DA
VICENZA PER IL RUOLO AVUTO NELLA RESISTENZA

La decisione della Giunta Comunale di Vicenza di abolire la clausola antifascista nel regolamento COSAP rappresenta un fatto di inaudita gravità: l’ANPI chiama la città democratica e antifascista alla più ampia mobilitazione nelle modalità che saranno decise nei prossimi giorni in attesa del dibattito in Consiglio Comunale.
Quattro considerazioni:
1) l’eliminazione della clausola nega la minaccia culturale e politica del risorgente neofascismo ed è profondamente diseducativo per le giovani generazioni
2) L’evocazione della c.d. “pacificazione” è del tutto inappropriato e sottende la riabilitazione del fascismo il quale non è stato un regime autoritario benevolo, ma una
brutale dittatura che ha distrutto la libertà, perseguitato gli oppositori politici, aggredito popoli inermi, introdotto le leggi razziali e condotto il Paese alla catastrofe dell’alleanza con il nazismo genocidario e alla guerra di aggressione
3) Vicenza è medaglia d’oro per il ruolo avuto nella Resistenza: questo provvedimento è uno sfregio e un affronto ai tanti giovani che 75 anni fa sacrificarono la loro vita per donarci quella libertà di cui oggi godiamo.
4) L’abolizione della clausola rende le componenti moderate del centro-destra succubi del neofascismo: nel Comitato di Liberazione Nazionale non esistevano solo partiti di sinistra quali il PCI, il PSI e il Partito d’Azione, ma anche componenti moderate quali la DC, il PLI, la Democrazia Sociale. Oggi però la destra moderata risolve sé stessa nel neofascismo.
Danilo Andriollo (Presidente provinciale ANPI)
Luigi Poletto (Presidente della sezione ANPI della città)

martedì 18 febbraio 2020

Il futuro degli USA sempre più armato

dalla pagina https://www.change.org/p/la-campagna-per-l-uscita-dell-italia-dalla-nato-per-un-italia-neutrale/u/25766274

18 FEB 2020 — 
Manlio Dinucci
Il «Budget per il futuro dell’America», presentato dal Governo Usa, mostra quali sono le priorità dell’Amministrazione Trump nel bilancio federale per l’anno fiscale 2021 (che inizia il 1° ottobre di quest’anno). 
Anzitutto ridurre le spese sociali: ad esempio, essa taglia del 10% lo stanziamento richiesto per il Dipartimento della Sanità e dei Servizi Umanitari.
Mentre le stesse autorità sanitarie comunicano che la sola influenza ha provocato negli Usa, da ottobre a febbraio, circa 10.000 morti accertati su una popolazione di 330 milioni
Notizia taciuta dai grandi media, i quali lanciano invece l’allarme globale per i 1.770 morti a causa del coronavirus in Cina, paese con 1,4 miliardi di abitanti che è stato capace di misure eccezionali per limitare i danni dell’epidemia. 
Non può non venire il sospetto sulle reali finalità della martellante campagna mediatica, la quale semina terrore su tutto ciò che è cinese, quando, nella motivazione del Budget Usa, si legge che «l’America ha di fronte la sfida proveniente da risorgenti Stati nazionali rivali, in particolare Cina e Russia». 
La Cina viene accusata di «condurre una guerra economica con cyber armi contro gli Stati uniti e i loro alleati» e di «voler plasmare a propria somiglianza la regione Indo-Pacifica, critica per la sicurezza e gli interessi economici Usa». 
Perché «la regione sia libera dalla malefica influenza cinese», il Governo Usa finanzia con 30 milioni di dollari il «Centro di impegno globale per contrastare la propaganda e disinformazione della Cina».  
Nel quadro di «una crescente competizione strategica», il Governo Usa dichiara che «il Budget dà la priorità al finanziamento di programmi che accrescano il nostro vantaggio bellico contro la Cina, la Russia e tutti gli altri avversari».
A tal fine il presidente Trump annuncia che, «per garantire la sicurezza interna e promuovere gli interessi Usa all'estero, il mio Budget richiede 740,5 miliardi di dollari per la Difesa nazionale» (mentre ne richiede 94,5 per il Dipartimento della Sanità e dei Servizi Umanitari). 
Lo stanziamento militare comprende 69 miliardi di dollari per le operazioni belliche oltremare, oltre 19 miliardi per 10 navi da guerra e 15 miliardi per 115 caccia F-35 e altri aerei, 11 miliardi per potenziare gli armamenti terrestri.  
Per i programmi scientifici e tecnologici del Pentagono vengono richiesti 14 miliardi di dollari, destinati allo sviluppo di armi ipersoniche e a energia diretta, di sistemi spaziali e di reti 5G. 
Queste sono solo alcune voci di una lunga lista della spesa (con denaro pubblico), che comprende tutti i più avanzati sistemi d’arma, con colossali profitti per la Lockheed Martin e le altre industrie belliche. 
Al budget del Pentagono si aggiungono diverse spese di carattere militare iscritte nei bilanci di altri dipartimenti. Nell'anno fiscale 2021, il Dipartimento dell’Energia riceverà 27 miliardi di dollari per mantenere e ammodernare l’arsenale nucleare. Il Dipartimento per la sicurezza della patria ne avrà 52 anche per il proprio servizio segreto. Il Dipartimento per gli affari dei veterani riceverà 243 miliardi (il 10% in più rispetto al 2020)  per i militari a riposo. 
Tenendo conto di queste e altre voci, la spesa militare degli Stati uniti supererà , nell'anno fiscale 2021, 1.000 miliardi di dollari.
La spesa militare degli Stati uniti esercita un effetto trainante su quelle degli altri paesi, che restano però a livelli molto più bassi. Anche tenendo conto del solo budget del Pentagono, la spesa militare degli Stati uniti è 3/4 volte superiore a quella della Cina e oltre 10 volte superiore a quella della Russia. 
In tal modo «il Budget assicura il dominio militare Usa in tutti i settori bellici: aereo, terrestre, marittimo, spaziale e cyber-spaziale», dichiara la Casa Bianca, annunciando che gli Stati uniti saranno tra non molto in grado di produrre in due impianti 80 nuove testate nucleari all'anno.
«Il futuro dell’America» può significare la fine del mondo.
 
(il manifesto, 18 febbraio 2020) 

sabato 15 febbraio 2020

IL RING - 11 SETTEMBRE 2001. MAZZUCCO VS BILOSLAVO

video alla pagina https://www.youtube.com/watch?v=nl-UcTaSeRk


Massimo Mazzucco
Grazie a Massimo Mazzucco: paziente, pacato, preparato.

Per "credere" nella versione ufficiale, le possibilità sono 3:

  1. NON aver analizzato né studiato (come invece hanno fatto Mazzucco e altri - ad es. AE911Truth.org) tutti i dati, le evidenze, le testimonianze, etc. sugli eventi dell'11 settembre 2001, e quindi "credere" nella versione ufficiale, perché è più semplice (comoda) da "digerire"
  2. scegliere la versione ufficiale in cattiva fede
  3. avere un ritardo cognitivo.

venerdì 14 febbraio 2020

Weapon Watch, dall’Italia la rete globale che svela i traffici di armi

dalla pagina https://ilmanifesto.it/weapon-watch-dallitalia-la-rete-globale-che-svela-i-traffici-di-armi/

Business militare. Il progetto nasce dalla mobilitazione dei portuali dello scorso anno contro il cargo saudita Bahri Yanbu. Uno strumento transnazionale di analisi dei movimenti e dei lavoratori per definire la geografia dei produttori di armi e i percorsi



Lo scorso 20 maggio la nave Bahri Yanbu, battente bandiera saudita, è attraccata al Ponte Eritrea del porto di Genova. Il cargo trasportava un carico di armi pesanti destinate all’Arabia saudita e si sospettava che avrebbe caricato altro materiale bellico in Italia.
Dopo un presidio e uno sciopero è stato impedito alla nave di effettuare le operazioni di carico. «Porti chiusi alle armi, porti aperti ai migranti», era scritto su uno striscione. Nelle stesse ore veniva impedito alla Sea Watch 3 di sbarcare migranti a Lampedusa su pressione del ministero degli Interni.
La costituzione di «Weapon Watch – Osservatorio sulle armi nei porti europei e del Mediterraneo» nasce dal blocco di quella nave saudita e dall’esigenza di esplorare la realtà dell’economia di guerra. All’origine del blocco vi è stata la mobilitazione che ha coinvolto diversi gruppi indipendenti in Belgio, Francia, Spagna, Italia, che hanno seguito i movimenti della «nave delle armi» fino al presidio sulle banchine del porto di Genova.
I lavoratori portuali sono stati capaci di far emergere le contraddizioni a partire da alcuni princìpi che per ragioni storiche sentono propri, facendosi carico di ciò che le autorità hanno ignorato. Piccole ruote di un gigantesco ingranaggio, i portuali avrebbero dovuto favorire con il loro lavoro un’operazione per la guerra dimenticata dello Yemen, condotta dall’Arabia saudita e sostenuta dai suoi alleati nel Golfo e in Occidente in violazione delle Convenzioni di Ginevra, della Carta Onu e del Trattato sulle armi convenzionali.
A questo va aggiunta la questione della sicurezza di chi lavora in porto movimentando merci pericolose come munizioni, bombe o altri esplosivi di Classe 1, secondo l’International Maritime Dangerous Goods Code. È noto agli addetti che le Bahri entrano in porto già cariche di merci esplosive, come potrebbe constatare l’Autorità di Sistema Portuale, a cui tocca il compito del monitoraggio in tempo reale delle merci pericolose giacenti o transitanti nel porto.
Weapon Watch sta pensando di presentare un esposto per la richiesta di accesso agli atti all’Autorità di Sistema del porto di Genova, che dispone del manifesto di carico delle navi in anticipo, allo scopo di esercitare ulteriore pressione.
Ma che le navi saudite contengano merci pericolose possiamo affermarlo in base alle testimonianze oculari dei lavoratori dei porti in cui sono state imbarcate munizioni, o a partire dai documenti che le ong hanno potuto ottenere utilizzando il Freedom of Information Act, o ancora guardando la rotta di queste navi, che riguarda spesso porti nordatlantici ed europei militarizzati o da cui transitano i maggiori flussi delle forniture militari verso l’Arabia saudita e gli Emirati (una rassegna si può leggere qui).
La presenza di armi in stiva è indirettamente confermata dalle strategie di occultamento della compagnia Bahri, che da tempo ordina ai comandanti delle navi di presentarsi in porto con i portelloni interni chiusi allo scopo di impedire ai lavoratori la vista delle merci trasportate.
Anche la presenza di personale di polizia durante le soste delle Bahri entro la cinta portuale testimonia i forti interessi, venuti alla luce con l’azione dello scorso maggio a Genova. Come ha sottolineato Carlo Tombola, coordinatore scientifico di Opal (Osservatorio Permanente Armi Leggere di Brescia), autore insieme a Sergio Finardi del libro La strada delle armi e tra i fondatori di Weapon Watch, è stato il movimento stesso nato dal blocco della Bahri Yanbu a decidere di dotarsi di uno strumento di conoscenza.
L’associazione nasce dunque dalla volontà di creare uno strumento trasversale di analisi e un luogo critico in cui discutere, confrontare idee, creare dibattito e conflitto. «Il nostro progetto – spiega Tombola – è definire una geografia dei produttori di armi che trasportano questa merce attraverso i porti, che rappresentano il perno della filiera logistica militare. Dobbiamo e vogliamo osservare le armi che transitano nei porti attraverso la creazione di una rete nazionale e transnazionale, sia perché è nei porti che queste merci diventano meno nascoste, sia perché i lavoratori dei porti e i marittimi sulle navi non amano maneggiare queste merci mortifere».

martedì 11 febbraio 2020

"USA: Alleati o colonizzati?". La seconda che hai detto

dalla pagina https://www.youtube.com/watch?v=SbH2QRs1u7Q

 Giulietto Chiesa
youtube.com

La lotta contro il terrorismo internazionale? E’ finita. Le più grandi minacce per gli Stati Uniti? Russia e Cina. Una guerra mondiale? Bisogna prepararsi, perché sta arrivando e farà moltissime vittime nella popolazione civile. Tutte e tre queste drammatiche asserzioni si trovano in un recente documento del Pentagono, che lascia poco spazio all’interpretazione nel farci capire le prossime mosse della potenza americana. Ad esempio, diventa chiaro il motivo per cui politici e commentatori di mezza Europa (e Italia) si sono stracciati le vesti all’idea che l’Italia aderisse al progetto cinese della Via della Seta; e inoltre, la prospettiva di una guerra ci pone in prima linea perché, come altri Paesi europei, abbiamo installazioni nucleari sul nostro territorio e quindi diventiamo un obiettivo. Nell’analisi che Giulietto Chiesa ha proposto su Byoblu, il quadro geopolitico del momento: include Nato, Libia, Siria, cosa ci attende per il futuro? Siamo destinati a restare vaso di coccio tra i vasi di ferro?


HIT Show 2020: Inaccettabile passerella di politici per incentivare la diffusione delle armi

dalla pagina http://opalbrescia.org/inaccettabile-passerella-di-politici-per-incentivare-la-diffusione-delle-armi-gravi-responsabilita-degli-organizzatori-del-salone-fieristico/

Comunicato Stampa
La fiera delle armi di Vicenza HIT Show 2020: Inaccettabile passerella di politici per incentivare la diffusione delle armi. Gravi responsabilità degli organizzatori del salone fieristico
Brescia, martedì 11 febbraio 2020

La fiera HIT Show di Vicenza si è trasformata anche quest’anno in una passerella per diversi rappresentanti politici del centro-destra per incentivare la diffusione delle armi. La presenza per il terzo anno consecutivo del leader della Lega, Matteo Salvini, al quale gli organizzatori del salone fieristico hanno steso il tappeto di benvenuto per un “bagno di folla” e per l’immancabile discorso infarcito di selfie, e di altri rappresentanti dei partiti del centro-destra evidenzia il vero obiettivo degli organizzatori dell’evento fieristico: fare di HIT Show l’appuntamento annuale per stabilire e rafforzare contatti politici al fine di favorire le politiche di detenzione civile di armi da fuoco.
Tutto questo non solo è inaccettabile per un salone fieristico che si presenta come “la fiera italiana dedicata a caccia, tiro sportivo e passioni outdoor”, ma è altamente irresponsabile. Come ha  messo in luce l’ultimo rapporto della Polizia di Stato dal titolo “Questo non è amore”, nel 2018 la maggior parte dei femminicidi in Italia è stata commessa con “armi da fuoco” (38%): tale percentuale supera ampiamente quella con “armi da taglio” (29%), per soffocamento (20%) e con “oggetto contundente” (13%). E, come ha specificato un ampio e dettagliato rapporto del Centro di Ricerche Economiche e Sociali EURES dal titolo “Omicidi in famiglia”, nel 2018 quattro vittime su dieci in famiglia sono state uccise con armi da fuoco e nel 64,6% degli omicidi familiari l’assassino risultava in possesso di un regolare porto d’armi. Il confronto con il numero di omicidi di tipo mafioso (19 nel 2018, dati ISTAT) e per “furti o rapine” (12 nel 2018, dati ISTAT) mette in luce un’evidenza ineludibile: oggi in Italia le armi nelle mani dei legali detentori di armi uccidono più della mafia e dei rapinatori. E uccidono soprattutto le donne.
Sostenere pertanto, come ha fatto Matteo Salvini oggi a HIT Show, che “le armi ad uso sportivo e per le persone perbene non devono far paura” non costituisce solo un’evidente sottovalutazione di un problema gravissimo come gli omicidi in famiglia ed in particolare i femminicidi, ma rappresenta una pericolosa legittimazione della detenzione di armi nelle case e nelle famiglie.
Tale legittimazione trova in HIT Show la sua massima espressione in Italia. Non a caso, le voci critiche e il confronto pluralistico sui temi della detenzione di armi, della loro diffusione e pericolosità in relazione al problema della sicurezza pubblica sono costantemente assenti all’interno del programma culturale, dei convegni e dei dibattiti promossi dalla manifestazione fieristica. Non solo: negli anni scorsi a HIT Show è stato possibile all’interno di alcuni stand anche raccogliere firme per iniziative di rilevanza politica (proposte di legge per la “legittima difesa”, petizioni e campagne contro le norme europee, ecc.), organizzare eventi “culturali” con i rappresentanti di un solo partito e finanche fare propaganda elettorale.
Tutto questo configura HIT Show come un’abile operazione ideologico-culturale per promuovere la diffusione delle armi. HIT Show è infatti l’unico salone fieristico in tutti i paesi dell’Unione Europea in cui sono esposte tutte le armi cosiddette “comuni” (cioè praticamente tutte tranne quelle “da guerra”) a cui è permesso l’accesso al pubblico generico compresi i minorenni “accompagnati da un adulto”. Un’operazione che riteniamo inammissibile per una fiera merceologica.
Sono pertanto gravi le responsabilità degli organizzatori di HIT Show ed in particolare di  Italian Exhibition Group (IEG) e di Anpam (Associazione nazionale dei produttori di armi e munizioni). In questo contesto va ricordato che Italian Exhibition Group (IEG) è una società per azioni i cui principali azionisti sono alcuni Enti pubblici tra cui il Comune e della Provincia di Rimini, il Comune e della Provincia di Vicenza e la Regione Emilia Romagna. Da diversi anni chiediamo agli amministratori di questi Enti locali, ed in particolare ai sindaci di Rimini e di Vicenza, di farsi promotori presso IEG di un regolamento rigoroso di HIT Show. La mancata implementazione di questo regolamento, nonostante le richieste espresse anche in mozioni approvate nei Consigli comunali delle due città, è un’ulteriore evidenza della volontà degli organizzatori di HIT Show di utilizzare il salone fieristico come piattaforma di lancio nazionale per le politiche che favoriscono la diffusione delle armi.
Rinnoviamo pertanto la nostra richiesta alle Amministrazioni di Rimini e di Vicenza, e soprattutto ai due sindaci, Andrea Gnassi e Francesco Rucco, ad assumere al più presto e con fermezza tutte le iniziative necessarie nei confronti degli organizzatori di HIT Show, ed in particolare la dirigenza di Italian Exhibition Group (IEG), affinché venga implementato un codice di responsabilità sociale d’impresa e relativo regolamento in grado di garantire che il salone fieristico “HIT Show Outdoor Passion” sia conforme alle finalità dichiarate e cioè una manifestazione “dedicata alla caccia, al tiro sportivo e all’outdoor”, escludendo pertanto l’esposizione di armi e strumenti non conformi a questi settori (armi da difesa personale, per corpi di polizia e di sicurezza pubblica e privata, armi da guerra ad uso collezionistico, ecc.), vietando ogni tipo di attività a iniziative di rilevanza politica, proibendo l’esposizione di materiali pubblicitari per formazioni di tipo paramilitare e mercenario e vietando l’accesso agli spazi espositivi di armi a persone che non abbiano compiuto la maggiore età anche se accompagnate.
Esprimiamo il forte rammarico per l’assenza dei sindaci di Rimini e Vicenza al dibattito pubblico sul salone fieristico HIT Show al quale li avevamo invitati in occasione del convegno che abbiamo organizzato sabato scorso a Vicenza. Riteniamo molto grave che i rappresentanti di amministrazioni comunali si sottraggano al confronto pubblico su questioni di chiaro interesse nazionale come il salone fieristico HIT Show ed ancor più in considerazione del loro ruolo di rappresentanti degli enti pubblici che sono tra i maggiori azionisti della società per azioni che organizza il salone fieristico.
Manifestiamo, infine, la nostra disponibilità a proseguire l’interlocuzione con le suddette Amministrazioni e con tutte le parti interessate affinché si arrivi al più presto a definire strumenti idonei per superare l’anomalia che HIT Show rappresenta nel panorama fieristico europeo e per pervenire ad un preciso e rigoroso regolamento per gli espositori e per i visitatori che espliciti l’assunzione di responsabilità etica e sociale del salone fieristico.
Per contatti stampa:
– Piergiulio Biatta (Presidente OPAL) Email: piergiulio.biatta@gmail.com – Cellulare: 338/868.4212
– Francesco Vignarca (Rete Disarmo) – Email: segreteria@disarmo.org – Cellulare: 328/339.9267
– Giorgio Beretta: (Analista OPAL) – Email: berettagiorgio@gmail.com – Cellulare: 338/304.1742
– Segreteria di OPAL: info@opalbrescia.org

domenica 9 febbraio 2020

11 settembre 2001 - Petizione per una nuova inchiesta

dalle pagine:
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Architetti e Ingegneri per la
Verità sull’ 11 settembre

AE911truth.org - verità sull' 11 settembre
AE911Truth.org
3239 Ingegneri e Architetti
affermano - 26236 cittadini di vari Paesi concordano - che il crollo delle Torri Gemelle (WTC-1 e 2) dell’Edificio 7 (WTC-7) del World Trade Center fu il risultato di demolizioni controllate e hanno firmato la Petizione, promossa da AE911Truth.org per chiedere una nuova inchiesta indipendente sui fatti dell'11 settembre.
  
 
Secondo la versione ufficiale, l’11 settembre 2001 per la prima (e ad oggi ultima) volta nella storia dell’ingegneria civile, non 1, non 2 ma ben 3 grattacieli con strutture in acciaio e cemento sarebbero crollati – in modo simmetrico cioè su se stessi, e praticamente in caduta libera – a seguito dell’impatto di un aereo di linea e conseguente incendio (Torri Gemelle, WTC 1 e 2) e, rispettivamente, per un incendio alimentato da attrezzatura e materiali da ufficio (nel caso dell’Edificio 7, WTC 7, di 47 piani) …
La demolizione controllata, che presuppone una lunga e accurata progettazione e l’impiego di potenti esplosivi, rimane l’unica ipotesi logica e plausibile e l’unico modello in grado di spiegare gli eventi dell’11 settembre al World Trade Center, mentre i modelli proposti dalle indagini ufficiali sull’11 settembre NON corrispondono alla realtà di come sono avvenuti i crolli:
  • i modelli “ufficiali” proposti [“Pancake collapse” e “Pile driver collapse”] sono di fatto  sbagliati
  • l’unico modello che fino ad ora corrisponde alla realtà dei crolli dei 3 edifici è quello di demolizione controllata, che richiede progettazione e cariche esplosive, come l’organizzazione Architetti e Ingegneri per la Verità sull’11 settembre AE911Truth.org da anni afferma.
Un semplice ed efficace video è disponibile per illustrare le implicazioni dei vari modelli e la loro corrispondenza o meno ai dati reali: 9/11 Experiments: The Force Behind the Motion.

Il fisico David Chandler ha dimostrato (video) che l’Edificio 7 (WTC-7) è crollato in perfetta caduta libera per circa 2,5 sec (su un totale di 6,5 sec, contro i teorici 6,2 sec di una completa caduta libera); un edificio può crollare in caduta libera o quasi solo nel caso di demolizioni controllate, in cui cariche esplosive eliminano la resistenza offerta dalla struttura stessa dell’edificio (muri, architravi, colonne, …).


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Lo sapevi che una terza torre 
è caduta l’11 settembre 2001?

11 settembre: la terza torre WTC-7
Si tratta dell’Edificio 7 del World Trade Center crollato alle 5,20 del pomeriggio di quell’11 settembre … eppure non è stato colpito da un aereo, l’incendio che si era sviluppato non era sufficiente a farla crollare, è crollato su se stesso in 6,5 secondi, in caduta libera nei primi secondi, ricercatori indipendenti hanno trovato tracce evidenti di esplosivi molto potenti e ad elevata tecnologia, in uso solo in alcuni laboratori militari… 

Ma chi non cerca non può trovare… L’indagine ufficiale ha inizialmente ignorato completamente l’Edificio 7. Successivamente i ricercatori ufficiali hanno proposto dei modelli che però non corripondono al modo in cui gli edifici sono crollati e non hanno investigato l’eventuale uso di materiale esplosivo: non cercandolo non l’hanno trovato!

Anche i mezzi di comunicazione di massa ufficiali (mainstream mass media) hanno volutamente ignorato e superficialmente denigrato anche i tentativi onesti e razionali di ricerca della verità su quanto avvenuto a New York l’ 11 settembre 2001, come ad esempio il New York Times…


Quindi, secondo il NY Times, 2 aerei avrebbero fatto crollare 3 edifici: le Torri Gemelle la mattina e l’Edificio 7 nel pomeriggio…


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Grazie al Movimento Per La Verità Sull'11 Settembre e al Comitato Di Avvocati Per L'Inchiesta Sull'11 Settembre, Il Procuratore degli Stati Uniti d'America a Manhattan ha accolto la richiesta di presentare evidenze sulla demolizione del World Trade Center [Edifici 1 e 2 - Torri Gemelle - e 7] al Gran Giurì Federale.

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Numerosi studi sui dati sismici dell'11 settembre 2001 a New York confermano l'evidenza di esplosioni sia prima che durante il crollo di tutte e tre le torri del WTC, nonché di esplosioni anche prima degli impatti di velivoli contro le Torri Gemelle, in accordo con quanto dichiarato da vari testimoni (fra cui vigili del fuoco) e dimostrato da video...

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Oltre 600mila persone hanno visto l'articolo riassuntivo di AE911Truth.org [Architetti e Ingegneri per la Verità sull'11 Settembre] dal titolo "15 anni dopo: sulla fisica dei crolli dei grattacieli" pubblicato su EuroPhysics nel settembre 2016 che descrive l'insostenibilità della versione ufficiale relativa ai crolli delle Torri Gemelle (WTC 1 e 2) e dell'Editificio 7 (WTC 7) l'11 settembre 2001.

E’ importante ricordare che il fuoco non ha mai causato il crollo totale di edifici con struttura in acciaio, né prima né dopo l’11 settembre. Avremmo allora assistito ad uno stesso evento senza precedenti per ben tre volte l’11 settembre 2001? Le relazioni del NIST [Istituto Nazionale per gli Standard e la Tecnologia negli USA], che hanno tentato di sostenere quella improbabile conclusione, non riescono a persuadere un numero crescente di architetti, ingegneri e scienzati. Piuttosto, l’evidenza punta in modo preponderante alla conclusione che tutti e tre gli edifici siano stati distrutti da demolizioni controllate. Date le implicazioni di ampia portata, è eticamente imperativo che tale ipotesi diventi oggetto di una indagine veramente scientifica e imparziale da parte di autorità responsabili.
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dalla pagina http://www.ae911truth.org/news/376-news-media-events-how-911-continues-to-kill.html

How 9/11 Continues to Kill


Le polveri dalle Torri del World Trade Center implose causano ancora cancro e altre malattie dopo anni


Articolo di Craig McKee

Le menzogne possono uccidere. E poche menzogne hanno ucciso più di quelle mascherate da "verità" su ciò che avvenne l'11 settembre 2001. 
Oggi, oltre 15 anni dopo il 9/11, esporre quelle menzogne è importante e necessario come sempre. La falsa narrazione ufficiale su ciò che causò il crollo degli edifici del WTC non solo continua a reclamare vittime nella "guerra al terrore" globale, ma le false dichiarazioni sulla qualità dell'aria a Ground Zero l'11 settembre e nelle settimane e mesi che seguirono stanno ancora uccidendo centinaia di persone e ancora facendo ammalare gravemente migliaia di altre.
 
Il numero di primi soccorritori, di chi ha lavorato per rimuovere le macerie e di residenti della parte sud di Manhattan che hanno subito e subiscono conseguenze non sta diminuendo ma aumentando bruscamente. Anche quelli esposti alla polvere tossica e all'aria contaminata a Ground Zero che non si sono ancora ammalati,  non hanno modo di sapere se quel giorno arriverà prima o poi...
articolo completo in inglese

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Se hai ancora dubbi e vuoi più informazioni...
guarda:
  • video di 30 sec sul crollo di WTC-7 da vari punti di vista 
  • video del crollo del WTC-7 confrontato con [altre] demolizioni controllate
  • l’intervista a Richard Gage, fondatore di AE911Truth.org, su C-Span, il canale pubblico della politica USA: guarda il video [doppiato in italiano]
  • i video di Massimo Mazzucco (luogocomune.net/site): 11 Settembre – La nuova Pearl Harbor (l’opera più esaustiva sull’11 settembre!!!) e Il Nuovo Secolo Americano per capire come è nata l’operazione false flag 9/11 (false flag = un attacco attribuito ad altri, nel caso specifico a Osama Bin Laden da un rifugio in Afghanistan…)
  • il film di Giulietto Chiesa, Zero
  • Behind The Smoke Curtain: What Happened at the Pentagon on 9/11, and What Didn’t, and Why it Matters di Barbara Honegger ha ampiamente dimostrato [video in italiano] che quello al Pentagono fu un inside job = auto-attentato e una operazione false flag
  • altri video nella nostra lista video [alcuni, nel frattempo, sono stati rimossi]: http://presenzalongare.blogspot.it/p/video.html
leggi: 

mercoledì 5 febbraio 2020

HIT Show

HIT Show 8/2/2020? Datti una regolata!

Sit in davanti alla Fiera di Vicenza
Sabato 8 Febbraio dalle ore 10,00 alle ore 12,00



Fin dalla prima edizione è stato chiaro – a chi non aveva i paraocchi – che la fiera vicentina HIT Show costituisce un’abile operazione ideologico-culturale per incentivare la diffusione delle armi. Proprio per questo è subito diventata la passerella elettorale prediletta da diversi rappresentanti politici di una sola parte politica. HIT Show è infatti l’unico salone fieristico in tutti i paesi dell’Unione Europea in cui sono esposte tutte le armi cosiddette “comuni” (cioè praticamente tutte tranne quelle “da guerra”), insieme a prodotti alimentari e per l’outdoor: armi, marmellate, scarponi e tende, tutto fa brodo! Non solo. A HIT Show è permesso l’accesso al pubblico generico compresi i minorenni “accompagnati da un adulto”. Inoltre e – sta qui il punto – basta acquistare uno spazio espositivo per svolgere qualsiasi attività, tra cui raccogliere firme per iniziative di rilevanza politica (proposte di legge per la “legittima difesa”, petizioni e campagne contro le norme europee, ecc.), organizzare eventi “culturali” con i rappresentanti di un solo partito e senza confronto, invitare parlamentari per trovare agganci politici e finanche fare propaganda elettorale.


Un favore ai produttori di armi

Tutto questo non ha niente a che fare con un salone espositivo, ma fa comodo ai produttori di armi. Le attività legate alla caccia sono da anni in forte calo e le aziende hanno bisogno di trovare nuovi acquirenti. Hanno perciò deciso, sostenuti da alcuni schieramenti politici, di creare un nuovo mercato, quello delle armi da difesa personale: pistole, revolver, fucili a pompa e anche fucili semiautomatici, sì proprio quelli che vengono usati per fare stragi in America.
Per incentivare questo mercato occorre far leva sulla paura e sulla necessità di difendersi. La nuova legge sulla legittima difesa serve perfettamente agli scopi di produttori e rivenditori di armi: senza esporsi di persona hanno stabilito un filo diretto con i referenti politici di caratura nazionale, in grado di incentivare il mercato delle armi in cambio di voti alle elezioni.


Ma davvero le armi ci rendono più sicuri?

Oggi in Italia ci sono più omicidi con armi legalmente detenute che per “furti e rapine”. Ciò significa che se c’è un’arma in casa è molto più facile che venga utilizzata per ammazzare un familiare (molto spesso la moglie o la compagna), un parente o un vicino fastidioso, che non per fronteggiare eventuali ladri. I dati sono eloquenti. L’ISTAT riporta che nel 2018 ci sono stati “12 omicidi volontari consumati a scopo di furto o rapina” mentre, sempre nel 2018, l’Osservatorio OPAL ha registrato 50 omicidi commessi da legali detentori di armi o con armi da loro detenute: in 25 casi le vittime sono donne. In altre parole, gli omicidi compiuti con armi legalmente detenute superano ampiamente quelli commessi da malviventi per rapine. Non solo: oggi le armi legalmente detenute dagli italiani ammazzano di più della mafia (19 omicidi nel 2018).


E’ ora di darsi delle regole!

Fin dalla prima edizione di HIT Show, numerose associazioni nazionali e vicentine hanno chiesto ai promotori del salone di darsi alcune semplici regole: vietare gli stand che pubblicizzano corpi di sicurezza privati e di tipo paramilitare italiani ed esteri, proibire l'esposizione di armi destinate al “Law enforcement” (Forze dell’ordine), vietare la propaganda politica e raccolte di firme per petizioni, promuovere momenti culturali di confronto pluralistico, proibire l'accesso ai minorenni.
Finora i promotori di HIT Show hanno fatto orecchie da mercante, dimostrando così il vero volto del salone fieristico: un'operazione da mercanti in fiera per incentivare la vendita di armi e non la sicurezza dei cittadini!

Aderiscono:
MIR/IFOR Vicenza, Operazione Colomba - Corpo Civile di Pace della Comunità Papa Giovanni Xxiii", Associazione Da adesso in Poi, Fim-Cisl di Vicenza, Fiom-Cgil Vicenza, Movimento dei Focolari, CGIL di Vicenza, Salaam - ragazzi dell'olivo, Coalizione Civica Vicenza, Movimento Gocce di Giustizia, Associazione Comunità Papa Giovanni XXIII

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Comunicato Stampa del Convegno
Omicidi in famiglia, femminicidi e armi:
come prevenire l’illegittima offesa?

 A seguire Tavola Rotonda
“Fiere di armi e HIT Show di Vicenza”

Sabato 8 febbraio (ore 15.00-18.00)
c/o Missionari Saveriani, viale Trento 119, Vicenza


Brescia, mercoledì 5 febbraio 2020


L’Osservatorio permanente sulle armi leggere e le politiche di sicurezza e difesa (OPAL) di Brescia e la Rete italiana per il disarmo promuovono sabato 8 febbraio (ore 15-18.00) presso la sede dei Missionari Saveriani di viale Trento 119 a Vicenza il convegno “Omicidi in famiglia, femminicidi e armi: come prevenire l’illegittima offesa?”. La seconda parte dell’incontro sarà dedicata ad una Tavola rotonda sul salone fieristico delle armi HIT Show, la cui sesta edizione inizierà il giorno stesso a Vicenza.

Il Convegno “Omicidi in famiglia, femminicidi e armi: come prevenire l’illegittima offesa?” avrà come relatori Fabio Piacenti (Presidente di EURES Ricerche Economiche e Sociali) che interverrà sul tema “Omicidi in famiglia e femminicidi in Italia”, Giorgio Beretta (Analista dell’Osservatorio OPAL) sul problema degli “Omicidi in famiglia con armi legalmente detenute”, Gabriella Neri (Presidente dell’associazione “Ognivolta” di Viareggio) che relazionerà su come “Prevenire i delitti con armi legalmente detenute”, Francesca Sogne (Centro Antiviolenza di Vicenza – CeAV) e Sonia Bardella (Centro “Donna chiama Donna” di Vicenza) che presenteranno il problema delle “Violenze in famiglia e violenza sulle donne a Vicenza” e le attività dei rispettivi centri. Introduce e modera Lorenza Zago (Giornalista de “La voce dei Berici”).

            Il Convegno intende favorire un approfondimento e un ampio confronto su un tema di particolare attualità come gli omicidi in famiglia e i femminicidi nel contesto della violenza di genere con specifica attenzione alle questioni relative alla detenzione legale di armi da fuoco, alla prevenzione e alla tutela delle vittime e dei loro familiari.

La seconda parte sarà dedicata ad una Tavola rotonda sul tema “Fiere di armi e HIT Show di Vicenza”. L’Osservatorio OPAL di Brescia e Rete italiana disarmo, fin dalla prima edizione del salone fieristico hanno evidenziato l’anomalia di HIT Show nel contesto delle fiere espositive di armi dei paesi dell’Unione europea. HIT Show si contraddistingue, infatti, per essere l’unico salone in cui vengono esposte tutte le tipologie di armi cosiddette “comuni” (cioè tutte le armi tranne quelle catalogate “da guerra”) a cui è permesso l’accesso al pubblico compresi i minorenni “accompagnati da un adulto”, nel quale non è previsto alcun divieto iniziative di chiara rilevanza politica (raccolte di firme per iniziative di legge, per petizioni e campagne) ed eventi “culturali” con rappresentanze di una sola parte politica. Il salone fieristico si è andato così caratterizzando come un’operazione ideologico-culturale, e di recente anche politico-elettorale, a favore della diffusione delle armi in Italia.

A fronte di queste gravi anomalie, l’Osservatorio OPAL di Brescia e la Rete italiana disarmo già negli anni scorsi hanno presentato precise proposte e hanno chiesto alle amministrazioni comunali di Rimini e di Vicenza di assumere le necessarie iniziative per pervenire ad un rigoroso regolamento di HIT Show. Le proposte avanzate dalle due associazioni sono state alla base di diverse iniziative (mozioni, ordini del giorno, ecc.) presentate e votate nei Consigli Comunali di Rimini e di Vicenza e interrogazioni sono state presentate anche nei Consigli regionali del Veneto e dell’Emilia Romagna.

Il Convegno e la Tavola Rotonda sono promossi dall’Osservatorio OPAL di Brescia e dalla Rete Italiana Disarmo. Aderiscono le seguenti associazioni di Vicenza: Arci Servizio Civile, Associazione Papa Giovanni XXIII, Banca Popolare Etica, Beati i costruttori di Pace, CGIL, CISL, Cristiani per la pace, FIOM-CGIL, Movimento dei Focolari, Movimento Gocce di Giustizia, Movimento Internazionale della Riconciliazione (MIR), Movimento Nonviolento, Pax Christi, Ufficio Diocesano per la Pastorale Sociale e del Lavoro. La Voce dei Berici è media partner.

Per contatti stampa:


L’Osservatorio Permanente sulle Armi Leggere e le Politiche di Sicurezza e Difesa (OPAL) di Brescia è un’associazione di promozione sociale attiva dal 2004, promossa da diverse realtà dell’associazionismo bresciano e nazionale (Diocesi di Brescia, Collegio delle Missioni Africane dei Missionari Comboniani, Associazione per l’Ambasciata della Democrazia Locale a Zavidovici - Onlus, Camera del Lavoro Territoriale di Brescia “CDLT”, Pia Società di San Francesco Saverio per le Missioni Estere dei Missionari Saveriani, Servizio Volontario Internazionale - S.V.I.) e da singoli aderenti, per diffondere la cultura della pace ed offrire alla società civile informazioni di carattere scientifico circa la produzione e il commercio delle “armi leggere” con approfondimenti sull’attività legislativa di settore. Membro della Rete Italiana per il Disarmo, l’Osservatorio, ha promosso a Brescia diversi convegni, rassegne cinematografiche e spettacoli teatrali ed ha pubblicato sei annuari di cui l’ultimo dal titolo “Commerci di armi, proposte di pace. Ricerca, attualità e memoria per il controllo degli armamenti”, Editrice GAM, 2014 nel quale sono presenti due ampi studi sulla produzione e esportazione di armi italiane e bresciane. Tutte le informazioni sono disponibili sul sito: www.opalbrescia.org.

La Rete Italiana per il Disarmo è un organismo nazionale di coordinamento sulle tematiche della spesa militare e del controllo degli armamenti. Fondata nel 2004 è composta dalle seguenti associazioni: ACLI, Archivio Disarmo, ARCI, ARCI Servizio Civile, Associazione Obiettori Nonviolenti, Associazione Papa Giovanni XXIII, Associazione per la Pace, Assopace Palestina, Beati i costruttori di Pace, Centro Studi Difesa Civile, Conferenza degli Istituti Missionari in Italia, Coordinamento Comasco per la Pace, FIM-Cisl, FIOM-Cgil, Fondazione Culturale Responsabilità Etica, GLAM della FCEI, Gruppo Abele, Libera, Movimento Internazionale della Riconciliazione, Movimento Nonviolento, Noi siamo Chiesa, Osservatorio Permanente sulle Armi Leggere - OPAL Brescia, Pax Christi, Un ponte per.… Tutte le informazioni sono disponibili sul sito: www.disarmo.org.